Per Singapore una bolla come quella dell’Islanda?

 In meno di una generazione, l’Islanda si è trasformata da isola con una economia basata sulla pesca tradizionale a una economia basata sul turismo, sulla finanza e sulle banche. Purtroppo, il boom economico dell’Islanda era un’illusione basata su una spericolata gestione del credito e del risparmio, una bolla che ha portato a una crisi finanziaria terribile nel 2008.

 

Esportazioni in calo con dato sorprendente

 

Sono passati cinque anni e soffiano di nuovo le previsioni, più o  meno realistiche, di bolle che possono scoppiare in Paesi forse ingenuamente considerati in situazione di boom economico. Il Sud-Est asiatico, in alcuni Paesi, rischia di somigliare alla piccola isola del Nord Atlantico. L’isola nazione di Singapore è attualmente uno degli esempi più eclatanti di queste possibili bolle post 2009, e mostra dei parallelismi con la bolla islandese che fanno credere che il suo boom economico possa finirà in modo simile.

La stabilità economica di Singapore e la sua vitalità si hanno in un periodo in cui la maggior parte delle economie occidentali stanno facendo i conti con la crescita debole, gli alti tassi di disoccupazione e la povertà.

Il mercato finanziario, l’economia reale e quella immobiliare stanno crescendo molto a Singapore e molti professionisti della finanza di tutto il mond vanno a lavorare lì per rifugiarsi dai settori finanziari duramente colpiti nei loro Paesi di origine.

Il tasso di disoccupazione di Singapore è dell’1,8%. I ricchi a Singapore stanno crescendo rapidamente grazie bolle speculative del Paese, che sta contribuendo ad alimentare un boom di consumi di lusso.

Il ruolo strategico di Singapore dipende anche dalla sua posizione nel sud est asiatico,  conosciuto come Asean (Association delle nazioni del sud est asiatico). Sembra che Singapore stia beneficiando di questa bolla agendo come centro finanziario dell’Asean.

Nei mercati emergenti la bolla ha cominciato a crescere nel 2009, quando la Cina ha lanciato un piano di stimolo per incrementare la sua economia di 586 miliardi dollari dopo che la crisi finanziaria globale ha minacciato la crescita economica del Paese.

Gli afflussi di denaro, combinati con le politiche delle banche centrali che consentono l’apprezzamento della valuta a temperare l’inflazione, hanno contribuito ad un aumento di circa il 22% del valore del dollaro di Singapore nei confronti del dollaro da quando è iniziata la crisi finanziaria.

Icebank vince ricorso contro Olanda e Inghilterra

 Tutto ha inizio nel 2009 quando l’Islanda subì il crack finanziario. Banche al collasso e l’Isola che rifiuta di restituire i soldi ai 350mila correntisti olandesi e inglesi che avevano affidato i loro risparmi ad Icesave, la banca on line figlia di Landesbanki, colpevole di aver sottratto ben 4,5 miliardi di euro dai depositi dei correntisti stranieri, grazie all’applicazione di tassi d’interessi molto alti.

 La ripartenza dall’Islanda

Subito un lungo contraddittorio che portò le banche inglesi ed olandesi a decidere di rimborsare loro stesse i correntisti derubati, per poi andare a battere cassa direttamente a Reykjavik. Ci hanno provato, soprattutto dopo che l’Islanda ha iniziato e portato avanti con successo il percorso di riassetto bancario e finanziario, per poi trovarsi, però, con molto meno di quanto avessero già sborsato (i correntisti furono rimborsati al 100%).

► Il caso dell’Islanda è emblematico?

Icebank, infatti, appellandosi al diritto comunitario, decise di rimborsare solo 20mila per ogni correntista come previsto dagli accordi Ue. Ovviamente Olanda e Gran Bretagna non hanno accettato questa decisione e hanno fatto ricorso alla Corte per il libero commercio, riuscendo, per la seconda volta, a ottenere un nulla di fatto.

La corte, infatti, ha dato ragione all’Islanda che, quindi, ha saldato il suo debito e può tornare tranquillamente a crescere come previsto dopo il risanamento. Per quest’anno l’isola artica dovrebbe crescere del 2,9%.

 

Il caso dell’Islanda è emblematico?

 Chi investe in opzioni binarie deve sempre tener presente le interpretazioni che gli analisti forniscono della situazione di alcuni paesi. Sotto la lente d’ingrandimento, dopo il discorso del presidente dell’Ecuador Correa in un convegno a Milano, ci sono i casi dell’Ecuador, chiaramente, dell’Argentina e dell’Islanda.

Abbiamo visto la scelta dell’Ecuador di non pagare i debitori e poi di ricomprare i bond non giudicati irregolari. Abbiamo anche considerato il percorso molto diverso dell’Argentina che, preoccupata soprattutto di costruire il consenso elettorale, si è lanciata verso una spesa pubblica ormai fuori controllo.

L’Islanda, a livello “interpretativo” somiglia molto all’Ecuador e in qualche modo s’allontana dal caso argentino. Ecco qualche elemento utile ai fini interpretativi.

L’Islanda, per prima cosa, è considerata all’avanguardia dal punto di vista della democrazia elettronica dopo la scelta del nuovo governo di farsi aiutare dai cittadini a riscrivere la costituzione. Gli analisti dicono che è stata agevolata dal fatto che non ci sono poi così tanti abitanti nel paese ma ai fini interpretativi è marginale.

Quello che c’è da considerare è che in primo luogo la crisi dell’Islanda è riconducibile al fallimento delle banche del paese e, in secondo luogo, bisogna ricordare che i responsabili della crisi sono finiti sotto processo. Il virtuosismo islandese, dunque, è fuori discussione.

La ripartenza dall’Islanda

 Un noto film italiano si augurava di non ricominciare sempre tutto da capo ma di salvare almeno tre cose. Se volessimo operare un ragionamento simile sulla condizione europea, potremmo essere certi che non tutto è perduto, soprattutto se si considera la rivoluzione in atto in Islanda.

In questo paese ci sono i famosi tre elementi per ripartire nello sviluppo: tecnologia, referendum e iniziativa popolare. Sono queste le parole d’ordine del popolo islandese che alla fine del mese scorso ha approvato la prima web costituzione della storia.

Un consiglio direttivo di 25 cittadini estranei alla politica è stato nominato con l’incarico di consultare la popolazione sul nuovo testo costituzionale, considerati i principi fondamentali del testo definiti dal Consiglio direttivo. Questo organo ha sfruttato la tecnologia e soprattutto i social network come Twitter, Facebook e Youtube per entrare in contatto con la popolazione. 

La partecipazione all’evento è stata straordinaria e un referendum alla fine di ottobre ha interrogato i cittadini sulla conformità della bozza della web costituzione. L’ultima parola spetta sempre al governo ma si esclude la possibilità di un rovesciamento di fronte repentino.

I titoli di stato islandesi si rafforzano considerato anche il fatto che la nuova costituzione rafforza gli strumenti del referendum e delle leggi d’iniziativa popolare. L’Islanda si configura dunque come un terreno d’investimento privilegiato.