I Paesi emergenti avranno nuove risorse per i grandi progetti di infrastrutture

 È prevista una riunione dei leader delle cinque principali economie emergenti, i cosiddetti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) in Brasile per ideare un nuovo assetto finanziario post-crisi, di maggiore intesa con il mondo multipolare, che ha come fulcro la creazione di una banca da 100 miliardi di dollari da contrapporre alle istituzioni internazionali, come Banca mondiale e Fmi, controllate dall’Occidente.

L’impatto della crisi dei Paesi emergenti sull’economia globale

 Le economie dei Paesi più sviluppati sono meno resistenti alle scosse dei mercati emergenti di quanto non fossero nel 1990, quando le crisi in Thailandia e in Russia hanno scosso gli investitori senza innescare una recessione globale.

Questi dati si riferiscono a uno studio con un report di 81 pagine pubblicato il 5 marzo dagli economisti di Morgan Stanley. Si stima un crollo in stile 1990 della domanda dei mercati emergenti che creerebbe una resistenza media dell’1,4% per i quattro trimestri sulla crescita degli Stati Uniti, mentre l’area dell’euro e il Giappone probabilmente saranno in recessione.

 

Crisi paesi emergenti, il ruolo delle Banche Centrali

 

I motivi della maggiore vulnerabilità includono il fatto che i mercati in via di sviluppo, e in particolare la Cina, hanno ora un impatto più forte sulla economia del mondo per gli approvvigionamento e il commercio. Le economie emergenti rappresentano circa la metà del prodotto interno lordo globale rispetto al 37% del 1997-1998.

Le economie sviluppate sono anche più esposte alle loro controparti più piccole per le esportazioni, le entrate societarie e bancarie e ciè significa che sono più deboli di oltre due decenni fa.

La Federal Reserve e la Banca del Giappone probabilmente risponderebbero con l’allentamento della politica monetaria, abbassando i prezzi delle materie prime e di conseguenza dei rendimenti obbligazionari. Ciò aiuta a rilanciare la crescita , anche se la ripresa sarebbe debole.

Lo studio si basa su uno scenario in cui le importazioni dai mercati emergenti sono in caduta del 15% per due trimestri, le condizioni finanziarie si deteriorano come negli anni 1990 e i prezzi delle materie prime declinano con il costo del petrolio a circa 80 dollari al barile.

I mercati azionari europei sarebbero i più penalizzati visto che le aziende hanno derivato dal 65% all’80% della loro crescita del fatturato proveniente dai mercati emergenti negli ultimi anni.

Le turbolenze nei mercati emergenti influenzano il petrolio

 La crescita dei mercati emergenti è stato uno dei motivi principali per i guadagni delle materie prime negli ultimi anni. La crescita economica della Cina però rallenta e problemi hanno colpito le valute delle nazioni in via di sviluppo. L’oro e il petrolio sono quindi pronti ad andare per la propria strada.

Le preoccupazioni circa i rischi di contagio per le turbolenze nei mercati emergenti di questi giorni non ha scosso particolarmente il commercio di materie prime. Ma se le preoccupazioni per i mercati in via di sviluppo peggiorano, gli analisti si aspettano che sia il petrolio a soffrirne e l’oro a beneficiarne.

 

La Cina potrebbe rallentare e creare disagio

 

I mercati emergenti hanno beneficiato di forti afflussi di investimenti con la politica monetaria degli Stati Uniti e di altri mercati sviluppati che è rimasta accomodante.

Il rallentamento economico in Cina e le aspettative di aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti come anche il fatto che la Federal Reserve assottiglia il suo programma di acquisto di bond, conduce gli investitori lontano dai mercati emergenti. E, naturalmente, un rallentamento nei mercati emergenti ha causato preoccupazione per la domanda di materie prime.

I dati provenienti dalla Cina hanno mostrato una contrazione del settore manifatturiero del Paese nel mese di gennaio. La conseguenza di questa situazione è stato il ritiro dalle valute dai mercati emergenti. Questi mercati emergenti dipendono dalla crescita della Cina e per questo sono stati influenzati. Le valute dall’Argentina alla Turchia, dal Sud Africa alla Russia sono stati sotto i riflettori ultimamente per le preoccupazioni di svalutazione delle valute.

Questi Paesi dovranno alzare i tassi di interesse per proteggere le loro valute con le banche centrali in Turchia e Sud Africa che lo hanno già fatto questa settimana.

La combinazione di aumento dei tassi e dei dati cinesi rallenterà la parte più rapida della crescita dell’economia mondiale e quindi la domanda di materie prime tra cui il petrolio. La crescita economica nei mercati emergenti ha contribuito alla forza della domanda di petrolio, e dei prezzi, negli ultimi anni, quindi ha senso supporre che i problemi in questi mercati possano mettere sotto pressione il greggio.

L’ inarrestabile ascesa dei Paesi emergenti

 Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente pubblicato, sulle pagine del Financial Times, un dettagliato rapporto sulle condizioni economiche dei Paesi cosiddetti emergenti, la cui situazione generale, però, li rivela oggi come realtà in potente e inarrestabile ascesa