Emendamenti sul lavoro al ddl Stabilità

 Dopo aver fatto un esame generico in dieci punti sugli emendamenti al ddl Stabilità vediamo ora quali sono gli emendamenti che riguardano più da vicino il mondo del lavoro, che è stato uno dei nodi più discussi sia del decreto salva Italia che di questa nuova manovra.

Un emendamento molto importante è quello che riguarda il TFR (Trattamento di Fine Rapporto), per il quale è stato previsto uno stop alle trattenute del 2,5% nella busta paga dei dipendenti pubblici. In questo modo il provvedimento del governo richiesto dalla sentenza della Corte di Cassazione diventa una parte integrante del ddl Stabilità.

I dipendenti della pubblica amministrazione potranno essere soddisfatti anche per un altro emendamento che li riguarda da vicino: il ddl prevede una proroga dei contratti in scadenza dei dipendenti delle PA e, per i precari che hanno almeno tre anni di servizio saranno riservati il 40% dei posti nei concorsi pubblici.

Come poi abbiamo già visto in precedenza, è stato dato il via libera al provvedimento per le ricongiunzioni pensionistiche che saranno gratuite e non più onerose.

Per saperne di più sugli emendamenti del ddl Stabilità per le pensioni:

Pensioni di anzianità: le novità dal 2013

Ricongiunzione gratuita: chi può farla?

Chi paga per il ricongiungimento pensionistico?

Nessuna stabilizzazione di massa per i precari delle P.A.

 Dalle ultime analisi i precari della Pubblica Amministrazione sono 260.000 (130.000 precari nella scuola, 115.000 nella sanità e enti locali e 15.000 nelle amministrazioni centrali) tutti con contratti ascrivibili alla categorie flessibili, per i quali non è possibile pensare ad una stabilizzazione di massa.

Non c’è alcuna possibilità di una risoluzione immediata della situazione, che dovrà essere affrontata con gradualità, onde evitare di andare contro il dettato costituzionale e, soprattutto, evitare di chiudere l’accesso ai giovani alle pubbliche amministrazioni.

In prospettiva dobbiamo pensare a una migliore allocazione del personale e a migliore produttività dell’amministrazione pubblica.

Tra le varie soluzione che sono allo studio del ministero è la possibilità, per il personale in eccedenza sulla base della spending review, di andare in pensione con le vecchie regole, solo nel caso, però, in cui abbiano i requisiti minimi richiesti entro il 2014.

E’ uno strumento di gestione delle eccedenze. Abbiamo avuto per decenni riorganizzazioni nel privato a carico del pubblico. Ci sono state masse di dipendenti che sono passate a carico della spesa pubblica con le riorganizzazioni industriali. Che lo Stato per riorganizzare sé stesso possa procedere alla gestione delle eccedenze anche mandando in pensione persone con requisiti diversi non lo trovo scandaloso.

Nuove norme sui pagamenti alle aziende

 Molte aziende che lavorano con la pubblica amministrazione o con imprese molto più grandi si trovano in difficoltà con i pagamenti visto che ottengono in modo molto diluito e spesso in ritardo, il pagamento per prestazioni e servizi erogati.

Ora, questa consuetudine che deprime l’iniziativa soprattutto delle piccole imprese, è stata arginata con il Decreto Legislativo n. 192/2012, inserito nella Gazzetta Ufficiale del 15 novembre, che legifera proprio sui pagamenti nelle transazioni commerciali.

Tutti i nuovi contratti di compravendita di merci e servizi che partiranno dal primo gennaio 2013, dovranno rispettare la nuova normativa.

Termini di pagamento. Il pagamento di merci e servizi deve essere effettuato entro 30 giorni se il contratto non prevede alcun termini, entro 60 giorni se le parti si sono accordate per questo lasso di tempo. Per i rapporti tra imprese e PA, il termini massimo applicabile per i pagamenti è automaticamente di 60 giorni.

Se i tempi non sono rispettati intervengono i cosiddetti interessi moratori da corrispondere secondo il tasso legate di riferimento aumentato di 8 punti percentuali. Gli interessi per il ritardato pagamento vanno calcolati su base giornaliera. Le imprese, tra loro, possono concordare anche interessi diversi.

Al creditore, in più, spetta anche un importo forfettario di 4o euro per il risarcimento del danno e il rimborso dei costi sostenuti per il recupero dei crediti.