La ripresa nel consumo di energia

 Molti analisi lo chiamano consumo critico, rivolta della spesa. In pratica quando si verifica che il prezzo di un prodotto o di un servizio è troppo elevato, i consumatori dovrebbero smettere di farne uso. Soltanto con un calo della domanda, infatti, si può sperare in un calo del prezzo.

Chiaramente non è un percorso lineare quello che abbiamo indicato, ma ci serve per introdurre una notizia molto interessante riferita al nostro paese.

Per le tasse crolla la domanda di energia

I consumi elettrici in Italia sono in aumento e questo potrebbe voler dire che la ripresa economica e produttiva è più vicina. Nell’ultimo mese, i consumi elettrici sono addirittura aumentati dell’1,5 per cento. Dai dati a portata di mano si evince che la domanda di energia non è mai stata a questi livelli, così alta, da 20 venti mesi.

Scatta dal 1° aprile la diminuzione delle bollette

La richiesta potrebbe essere legata ad un nuovo slancio dell’attività industriale. Il rapporto mensile della Terna, la società che gestisce la trasmissione elettrica in Italia, dà conferma della sensazione. Il recupero, a questo punto, potrebbe durare a lungo.

Tutto il report, però, è da prendere con le pinze visto che il paragone con il 2012 non lascia scampo all’ottimismo visto che la domanda di energia a luglio 2013, rispetto all’anno precedente, è in calo del 3,6 per cento.

Piazza Affari crede nella ripresa economica

 I movimenti di Piazza Affari dimostrano che il mercato, soprattutto quello italiano, crede nella ripresa economica che coinvolgerà il Vecchio Continente e in primo luogo il nostro paese. A determinare l’andamento positivo dei maggiori indici tricolore, è stato l’ultimo incontro tra Palazzo Chigi e Bankitalia.

L’austerity spagnola sembra avere ragione

Sembra che dopo questo particolare meeting il differenziale si sia portato ai livelli minimi, sfiorando i 250 punti base. Il sunto dell’incontro, infatti, è che siamo arrivati ad un punto di svolta, il Belpaese sta risalendo la china anche se alcuni indicatori sembrano dire il contrario.

Nonostante il generalizzato ottimismo che spinge verso l’alto anche le borse del nostro paese, la produzione industriale sembra essere in fase calante. L’andamento dell’economia del secondo trimestre, tra l’altro, è negativo. In generale, sulle altre borse, si osserva il calo dello yen che ha determinato il rimbalzo della borsa e un avvio di Wall Street un po’ sottotono.

In ripresa le richieste di mutui per la casa

Quello che si raccontano il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, è che lo spread è credibile anche agli occhi degli investitori stranieri tanto che scendono lo spread e anche il rendimento dei titoli di stato.

Eppure, il PIL italiano, nel secondo trimestre, è in calo dello 0,2 per cento e si registra il ventiduesimo calo congiunturale consecutivo dell’indice della produzione industriale. La ripresa c’è ma il come portarla avanti è ancora da definire.

Per Letta, Visco e Saccomanni la ripresa è vicina

 Gli ultimi dati registrati dall’ Indice Pmi a livello europeo, nel mese di luglio 2013, fanno rilevare una leggera ripresa della produzione manifatturiera e dei valori del terziario. L’ economia dell’ Eurozona appare dunque in debole ascesa nella seconda parte dell’ anno.

Per Visco l’instabilità politica frena la ripresa

 Il governatore della Banca d’ Italia Ignazio Visco è intervenuto in una conferenza stampa, insieme al Ministro dell’ Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni, in occasione degli incontri che si stanno tenendo in questi giorni a Mosca per il G20, il cui obiettivo è quello di contrastare l’ evasione fiscale su vasta scala e di migliorare l’ attuale situazione del mercato del lavoro

15esimo calo del fatturato per l’industria italiana

 Non si vede ancora via d’ uscita dalla perdurante crisi economica per l’ intero settore dell’ industria italiana. L’ Istituto nazionale di statistica, l’ Istat, ha infatti recentemente diffuso i dati e le rilevazioni ufficiali relativi al mese di marzo 2013 e i risultati sono stati per lo più negativi.

E’ rimasto fortemente negativo, ad esempio, l’ ammontare totale del fatturato industriale per il mese di marzo, che ha subito un calo dello 0,9% rispetto al mese di febbraio e ha addirittura perso un importante 7,6% rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente.

Crolla la produzione industriale italiana

Per l’ industria italiana, infatti, questo rappresenta, mese dopo mese, il 15esimo calo consecutivo: in poche parole, con una perdita del 10,9% sul dato grezzo, si tratta del peggiore risultato conseguito a partire dal 2009.

> A marzo negativo l’export italiano

Un unico, quasi effimero, spiraglio di luce, arriva dalle quote relative agli ordinativi industriali, che, dopo quattro mesi in negativo, a marzo hanno fatto registrare un incremento dell’ 1,6%, dato che nasce dalla somma degli ordini interni – + 0,2% – con quelli esteri – +3,6%.

Riferendo il dato degli ordinativi agli ultimi tre mesi del 2013, invece, le cifre relative alla media si volgono ancora ai numeri negativi, con un calo del 3,2%.

Nella produzione, infine, l’ unico dato positivo è pervenuto dai prodotti e dai preparati farmaceutici di base, con un incremento dell’ 1,0%. Il peggior risultato dalla siderurgia: -17%.

Per la BCE i tassi rimarranno bassi fin quando necessario

 Arrivano oggi dalla Banca Centrale Europea ulteriori conferme sul proseguimento della politica di tagli al costo del denaro e di riduzione dei tassi di interesse attuata nell’ ultimo periodo.

> La Bce taglia il costo del denaro allo 0,5%

Nell’ ultimo bollettino mensile emesso dall’ Istituto, infatti, i vertici della Bce hanno confermato che il costo del denaro rimarrà basso fino a quando sarà necessario, in modo da contribuire le prospettive di ripresa che potranno verificarsi nel resto dell’ anno.

Draghi pronto a nuovi tagli

Tutto il primo periodo del 2013, invece, è stato caratterizzato da un generale clima di sfiducia nei confronti dei mercati, sfiducia che tuttavia è stata momentaneamente “interrotta” dal recente successo dei Titoli di Stato italiani e spagnoli, che ha avuto conseguenze anche sull’ andamento dei mercati periferici dell’ Eurozona.

Una possibile ripresa sarà forse possibile solo verso fine anno, ma secondo la Banca Centrale si rendono particolarmente necessarie quelle riforme strutturali che mirino ad un definitivo risanamento dei conti e, se necessario, alla ricapitalizzazione delle banche.

E’ inoltre necessario proseguire sulla strada di una sempre maggiore unione economica, monetaria e, si spera presto, anche bancaria.

Anche se bisogna dire, per dovere di cronaca, che l’ ottimismo della Bce si scontra ancora al momento con le stime al ribasso di molti economisti del settore privato.

Le proposte di Confesercenti per il rilancio dell’economia

 Confesercenti ha commentato questa mattina la Risoluzione di maggioranza sul Def votata nelle ore precedenti da Camera e Senato, avanzando alcune proposte per il generale rilancio dell’ economia italiana.

L’ economia italiana, infatti, soffre da molto tempo di problemi di produttività e competitività delle PMI, affossate, oltre che dalla perdurante crisi, anche dall’ aumento della pressione fiscale, dal calo del potere d’ acquisto e da una serie di problemi strutturali e infrastrutturali.

> L’allarme di Confesercenti sui consumi

Per Confesercenti il nodo della questione risiede nella ripresa del mercato interno, che dovrebbe essere incentivato attraverso delle azioni mirate che vadano a intervenire in particolare su pressione fiscale e mercato del lavoro.

Sondaggio Confesercenti su crisi

Per questo motivo Confesercenti ha elaborato una serie di 4 proposte per promuovere il rilancio dell’ economia del Paese. Le proposte prevedono quindi di:

  1. abolire definitivamente l’ aumento dell’ aliquota dell’ IVA previsto per il mese di luglio 2013;
  2. riportare il valore dell’ aliquota dell’ IVA al 20% in modo tale da non deprimere ulteriormente i consumi ma di incentivarli;
  3. ridurre al più presto la pressione fiscale su famiglie e imprese, incentivando politiche di taglio delle spese pubbliche attraverso ulteriori interventi di spending review;
  4. ridurre il costo del lavoro in modo da incentivare l’ occupazione e incrementare i livelli di produttività.

Pil ancora in calo, debole ripresa solo nel 2014

 E’ sempre l’ Istat a fornire i dati più aggiornati relativi alla situazione economica italiana e alla produttività generale del Paese. L’ Istituto ha, infatti, recentemente pubblicato  il report dal titolo «Le prospettive per l’economia italiana nel 2013-2014» che lancia uno sguardo abbastanza lungo sui prossimi mesi che attendono gli Italiani.

> Le stime Ocse sull’economia italiana

Al centro dei dati e dei bilanci dell’ Istat, ovviamente, in primo luogo, la questione del PIL, del prodotto interno lordo e delle sue evoluzioni nel corso del terzo trimestre 2013. Nei prossimi mesi, dunque, afferma l’ Istituto, l’economia italiana sarà caratterizzata ancora da una flessione pari all’ 1,4%, dovuta all’ estrema negatività della domanda interna che i valori, pur debolmente positivi della domanda estera, non riescono a compensare.

Proseguirà, quindi, quella caduta congiunturale del PIL iniziata a marzo del 2011.

Le prime, timide, possibilità di ripresa dell’ economia italiana, invece, potrebbero verificarsi solo a partire dal 2014, quando alcuni fattori potrebbero determinare nel Paese  una crescita dello 0,7%.

Un piano crescita da 10 miliardi

Confrontando, dunque, i dati diffusi in questi giorni dall’ Istat con quelli pubblicati nello scorso dicembre, si nota quindi un peggioramento delle prospettive economiche italiane, dovuto in generale al nuovo assetto del commercio mondiale, alla contrazione dei consumi effettivi e alla revisione della contabilità nazionale.

La ripartenza pronta dei tedeschi

 In Germania tornano a credere nella crescita e questo lo possiamo vedere dall’indice Zew che ha raggiunto un traguardo molto interessante in un momento in cui l’Europa, invece, è in fase di previsioni: al ripresa ci sarà e quando? Mario Draghi ha rimandato tutto al 2014, per esempio, portando avanti l’idea della debolezza dell’economia.

► Il rallentamento della Germania è finito

L’economia tedesca, invece, secondo la Bundesbank, ha già reagito alla contrazione del PIL e della produzione, registrata alla fine del 2012, adesso però, la ripresa di questa nazione dovrà essere supportata dalla stabilizzazione dell’Eurozona in generale.

Si riparte dalla fiducia delle imprese tedesche

Il bello è che la fiducia nell’economia tedesca è stata superiore al previsto: a dicembre l’indice Zew era fermo al 31,5 e ci si aspettava che a gennaio raggiungesse almeno la soglia del 35, invece si è assestato con grande sorpresa di tutti al 48,2 per cento. La buona notizia da carpire è che si tratta del terzo rialzo consecutivo, ma la volatilità dell’indice, dicono alcuni analisti, deve far calmierare un po’ l’entusiasmo.

 In Germania tornano a credere nella crescita

A questo punto, comunque, si può dire che la recessione è stata evitata e il report della Bundesbank non fa che confermare quanto già “annunciato” dagli investitori e dai consumatori. E’ probabile che nei prossimi mesi ci sia un’ulteriore iniezione di fiducia partendo dall’export.

In Germania tornano a credere nella crescita

 Gli investitori devono credere che l’investimento fatto in un determinato paese, sia davvero profittevole per tornare a metterci un po’ di denaro su. Per misurare le fiducia degli investitori, solitamente, si usa l’indice Zew che in queste ore sta portando scompiglio e soddisfazione nei mercati di tutta Europa.

Il calendario economico del 19 febbraio

L’Indice Zew sulla fiducia degli investitori, misura in Germania, risulta in crescita  e questo dipende dagli ottimi risultati ottenuti dal colosso dell’economia europea, in campo occupazionale. La fiducia è cresciuta fino al livello di 48,2 punti che superano di parecchio le attese di 35 punti da raggiungere in tre anni.

I tedeschi, adesso, raggiunto il record di occupati, sono disposti a dimenticare in poco tempo i dati dell’Eurostat sull’UE e anche le parole di Draghi che ha rinviato la ripresa alla fine del 2013.

 Il rallentamento della Germania è finito

L’entusiasmo tedesco segue l’onda lunga dei risultati interessanti registrati a Wall Street dove ad esempio, per la prima volta, le azioni di Google hanno raggiunto gli 800 dollari. A condizionare le oscillazioni degli indici in Europa, comunque, c’è l’attesa per il risultato delle urne italiane. Ci sono paesi, come per l’appunto la Germania, che si sono sbilanciati molto chiedendo agli elettori italiani, ad esempio, di non ri-votare Silvio Berlusconi.

I mercati, in questo momento molto nervosi, stanno cercando un appiglio.