Come si vendono le sigarette elettroniche

 Le sigarette elettroniche sono state uno dei più promettenti business degli ultimi dieci anni. Inventate in Cina nel 2003, paese in cui, paradossalmente, sono state successivamente vietate, sono approdate in occidente come un’isola felice che ha reso altrettanto soddisfatti venditori e consumatori. In breve tempo sono riuscite ad intaccare il monopolio detenuto sui tabacchi dalle istituzioni nazionali. 

E-Cig, il Tar sospende la maxi tassa

 Le aziende del comparto delle sigarette elettroniche possono tirare un sospiro di sollievo. Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha infatti accolto il ricorso fatto dai produttori delle e-cig dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (DM 16.11.2013 ) a novembre dello scorso anno del decreto ministeriale che imponeva un’imposta del 58.5% e l’obbligo per i produttori di adempire a tutte le pratiche amministrative previste per i produttori della bionde.

Soddisfatti i produttori delle sigarette elettroniche, ma c’è ancora da attendere la decisione della Corte Costituzionale che dirà se il decreto è da cancellare, modificare o lasciare invariato.

Una brusca frenata per il settore delle sigarette elettroniche

 Il settore delle sigarette elettroniche fino a qualche mese fa era uno dei business più promettenti dell’ultimo periodo. Nel giro dell’ultimo anno, infatti, da luglio 2012 ad agosto 2013, il settore delle sigarette elettroniche ha prodotto quasi 6800 posti di lavoro, grazie all’apertura di altri 1700 negozi, per un totale di circa 4500 unità.

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 L’aliquota Iva passerà dall’attuale 21% al 22% al massimo entro il gennaio del 2014, anche se il Governo auspica un ulteriore rinvio, che sarà possibile solo se troverà almeno un miliardo di euro per coprire il minor gettito fiscale.

Lo ha già fatto per evitare l’aumento previsto per giugno 2013, aumentando gli acconti che le persone fisiche, le persone giuridiche e le società devono al fisco per Irpef, Irap e Ires. L’aumento degli acconti fiscali, però, ha generato solo una parte delle risorse necessarie, che sono state trovate anche grazie all’aumento delle tasse sulle sigarette elettroniche e aumentando l’imposta di bollo.

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Tasse più alte del 50% sulle sigarette elettroniche

Quello che si apprestava ad essere il boom economico del momento è stato drasticamente ridimensionato dalla decisione del governo di aumentare le tasse sulle sigarette elettroniche, che diventano pari al 58.3% del prezzo di vendita.

Non è una novità: il fisco italiano ha sempre sfruttato ‘il vizietto’ degli italiani per recuperare quanto necessario, e dopo che le e-cig avevano scampato l’aumento delle tasse per il finanziamento del debito della pubblica amministrazione, non poteva essere altrimenti.

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Aumenta anche l’imposta di bollo

Anche se l’aumento dell’imposta di bollo era stato già deciso da un precedente provvedimento, una parte del gettito sarà utilizzato per la copertura dell’Iva. L’imposta di bollo passa dai vecchi importi fissati a 1,81 euro e 14,62 euro rispettivamente a 2 e 16 euro, che dovranno essere pagati, ad esempio, per le fatture che contengono importi non assoggettati ad Iva e gli estratti conti o altri documenti di accreditamento o addebitamento per somme superiori a 77,47 euro.

700 milioni di euro in meno a causa delle sigarette elettroniche

 Sono circa 700 i milioni di euro che nel 2013 mancheranno all’ erario italiano, cioè ai Monopoli di Stato, dal gettito delle accise sul tabacco. Da quando, infatti, il mercato del fumo è stato letteralmente invaso dalle cosiddette  e-cig, le sigarette elettroniche, il gettito delle imposte sulle sigarette tradizionali ha subito un tracollo verticale.

E la situazione italiana non dà speranza di segni di miglioramento, perché le vendite delle e-cig raddoppiano di anno in anno.

Una nuova tassa sulle sigarette elettroniche?

E’ per questo motivo che, mentre il fatturato del settore elettronico aumenta e ogni giorno nascono nuovi punti vendita sul territorio, lo Stato ragiona incessantemente su come far fronte alle perdite subite.

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Così l’ unica soluzione possibile sembra proprio quella di introdurre una nuova tassazione anche sulle sigarette elettroniche, un tentativo che, tuttavia, è stato disatteso già almeno tre volte. Si era pensato, infatti, di introdurre un balzello già nel Decreto Sviluppo e nella legge di Stabilità del 2012 e, quest’ anno, nel recente decreto sui debiti della Pubblica Amministrazione.

Ma niente da fare. Sulla spinosa questione grava inesorabile un problema di definizione del prodotto stesso, che, se succedaneo del tabacco – come non è – dovrebbe essere regolarmente soggetto all’ accisa, se invece dispositivo medico, dovrebbe essere venduto in farmacia.

Ma i tecnici del Ministero della Salute ancora non hanno trovato una soluzione.

Una nuova tassa sulle sigarette elettroniche?

 E’ stato recentemente presentato dai relatori del decreto sui debiti della Pubblica Amministrazione un emendamento che vorrebbe l’ introduzione di una tassa al fine di recuperare ulteriori risorse: quella sulle sigarette elettroniche.

Il testo dell’ emendamento, che per ora si trova ancora sotto forma di bozza, prevederebbe la tassazione di prodotti contenenti nicotina o sostitutivi del tabacco, quindi andrebbe, in pratica, a imporre la vecchia accisa sul tabacco anche a prodotti che in realtà non lo contengono.

> Accisa

Dalla tassazione dei prodotti sostitutivi del tabacco come le sigarette elettroniche, lo Stato potrebbe recuperare qualche milione di euro, cifre che, in tempi di grandi ristrettezze e di grandi recuperi, servirebbero comunque a fare cassa, anche se l’ ammontare specifico dei debiti della Pubblica Amministrazione si aggira intorno ai 40 miliardi. E’ per questo motivo che di tale provvedimento si era già parlato in aprile.

Le sigarette di contrabbando rubano un miliardo l’anno allo Stato

L’ altro motivo per cui se ne continua a parlare, nonostante il piede di guerra su cui si sono posti immediatamente i venditori delle sigarette elettroniche, è il fatto che lo Stato italiano deve cercare di recuperare quei 200 milioni di euro circa che le e-cig hanno mandato in fumo all’ erario, facendo improvvisamente calare le vendite delle sigarette tradizionali. L’ ultima parola sulla questione, tuttavia, assicura Beretta, sottosegretario all’ Economia, spetta ai Monopoli di Stato.