Valute, il quadro tecnico

 Nel consueto commento giornaliero sui mercati finanziari, diamo uno sguardo al meracato delle valute ed in particolare analizziamo il punto tecnico di Euro, dollaro e Yen.

Da settembre via al tapering

 Il FMI ha partecipato al simposio organizzato dalla Federal Reserve e il direttore generale ne ha approfittato per dire la sua sull’abbandono del programma di Quantitative Easging. Gli stimoli monetari, in un periodo di forte crisi, sono stati cruciali anche se hanno determinato un protagonismo inaspettato delle banche centrali.

Attesa per l’ultima riunione della FED

Adesso negli Stati Uniti è iniziata la ripresa e il mercato appare molto tranquillo tanto che gli investitori hanno dirottato negli States i fondi che prima tenevano al sicuro nei paesi emergenti. Eppure l’America ha ancora molto da fare: è necessario consolidare l’economia con le riforme strutturali, un po’ come nel Vecchio Continente, per questo il FMI suggerisce di non avere fretta nell’abbandono del QE.

Europa: Draghi pronto a partire

Il numero uno della FED di Dallas, però, Richard Fisher, ha già detto che da settembre partirà il tapering dell’istituto monetario di Washington. Nonostante all’ordine del giorno ci sia la questione della scelta del successore di Bernanke, sarà sufficiente analizzare degli indicatori macroeconomici per prendere le decisioni definitive.

Il tapering, il piano di riduzione degli stimoli monetari, dovrebbe andare avanti per oltre quattro anni, ma l’avvio, deciso, ci sarà sicuramente entro la fine del 2013. Il prossimo mese è in programma una nuova riunione della FED ma prima della data saranno studiati tutti i market mover per far sì che il mercato non risenta di questa situazione.

Come comportarsi sul cambio euro dollaro

 Il mondo Forex è senz’altro uno dei più facili da interpretare anche se attualmente tra dati del PIL e crisi imperante, bisogna fare più di una riflessione prima di mettere in atto una strategia d’investimento efficace. A parte quello che sta succedendo nel Regno Unito dove la sterlina reagisce tutto sommato debolmente alle buone notizie sul prodotto interno lordo, molti si concentrano sul cambio tra euro e dollaro.

Dobbiamo preparare gli investimenti per la sterlina

Saxo Bank, grazie all’interpretazione fornita da Alan Collins, prova a suggerire una direttrice da seguire. Molti ritengono che il profit taking è declino da mercoledì ed è durato fino alla fine della settimana. Il declino, però, come la maggior parte dei trend, è limitato nel tempo, soprattutto adesso che c’è di mezzo la formazione Ichimoku Cloud che punta a rinverdire la domanda delle valute considerate.

Vince Abe e cala lo yen

I guadagni legati dunque alla coppia euro/dollaro, sono forti. Si pensi soltanto che le perdite registrate mercoledì per il calo del profit taking, sono state surclassate dai guadagni messi a segno nelle precedenti cinque settimane. Adesso però non si può prevedere una battuta d’arresto del trend, visto che ci sono parecchi guadagni e si potrebbe arrivare anche ai massimi di giugno.

Il cambio euro/dollaro si muove verso i 1.3350 e i parametri di riferimento, entry e stop per il trade, sono rispettivamente area 1.3260-85, 1.3227.

Nel mercato forex il dollaro perde quota

 Il dollaro, in questo momento, è uno dei grandi osservati speciali del mondo Forex visto che resta la valuta principale degli scambi ma le notizie che arrivano dall’economia americana e da quelle ad essa legata sono poco confortanti.

Negli USA vendite al dettaglio sotto tono

In questi due primi giorni di contrattazione, il dollaro ha perso quota nei confronti dell’euro, ma si è svalutato anche rispetto al dollaro australiano, allo yen giapponese e alla sterlina inglese. La moneta britannica, tra l’altro, è stata protagonista di un’oscillazione importante che l’ha portata fino a quota 1.5400.

Mentre il dollaro perde quota, riprende fiato invece l’oro che tutti avevano dato ormai inserito in un trend decrescente di lungo periodo. In questo modo, bilanciando i due eventi, le borse americane sono riuscite ad ottenere la performance migliore dallo scoppio della crisi ad oggi.

L’Australia pensa ad un nuovo taglio dei tassi

In fondo la debolezza della divisa statunitense sembra soltanto momentanea. Il fatto che abbia perso terreno soprattutto dalla moneta europea lo testimonia. Il Vecchio Continente, infatti , è diventato sinonimo di recessione.

L’unica cosa che sfugge agli osservatori e agli analisti, è la scarsa relazione tra la perdita di valore del dollaro e la corrispondente crescita delle borse. In genere, a livello congiunturale e macroeconomico, l’andamento del biglietto verde e quello di Wall Street hanno sempre seguito un trend analogo.

Valute e materie prime legate verso il ribasso

 Ci sono moltissime valute legate irrimediabilmente e storicamente allo scambio di materie prime specifiche. Queste valute variano sulla base della disponibilità di una materia e aumentano il numero di variabili che incidono sul Forex.

In questi giorni si prende atto che ci sono state delle quotazioni in forte decrescita legate all’andamento delle materie prime. In gergo, queste valute, si chiamano commodity currencies anche se fino a poco tempo fa, quando l’economia andava meglio, si era soliti chiamarle “valute privilegiate”.

L’oro ancora al ribasso va verso i livelli minimi

Le banche centrali, spesso, s’inserivano in questo flusso, attirando un gran quantitativo di denaro, tagliando i tassi fino a rasentare lo zero e via dicendo. Adesso, invece, in tempi di crisi, bisogna prendere atto di un bel po’ di cambiamenti.

Per esempio le materie prime, anche per effetto dei cambiamenti climatici, hanno perso valore e così hanno indotto con il loro comportamento, la diversificazione dei flussi di denaro degli investitori che hanno ritrovato interesse, soprattutto, per azioni e bond.

Allarme per carenza di elio

Alcune valute sono state al centro di una specie di bolla speculativa. Per esempio il dollaro australiano, il dollaro neozelandese, la corona norvegese, ma anche il rand sudafricano, il real brasiliano e il peso cileno, si sono adagiati troppo sui prezzi delle commodity.

La FED non abbandona il QE

 Tutte le speranze dell’America e anche dei paesi che dipendono nel loro business dall’andamento del mercato a stelle e strisce, sono riposte nelle decisioni della FED che come tutte le altre banche centrali deve decidere se stimolare ancora l’economia con una svalutazione del dollaro.

Cala Wall Street dopo i dati macroeconomici USA

Ben Bernanke ha tenuto con il fiato sospeso i mercati che si sono trovati davanti alla decisione forse più ovvia, soltanto dopo le 16, quando il presidente della FED ha tenuto la sua audizione davanti al senato americano. Una mezz’ora d’interazione in cui gli investitori internazionali hanno avuto idea della direzione del mercato.

Il piano monetario contro il dollaro

Il numero uno della FED, dall’aver escluso a priori la possibilità di continuare con il QE, è tornato sui suoi passi e invece di annunciare l’abbandono progressivo del programma ha confermato la volontà dell’istituto che guida a proseguire con il programma d’acquisto dei bond. Si parla di un’iniezione di liquidità di circa 85 miliardi di dollari al mese. Il quantitative easing resta allora invariato.

Bernanke ha spiegato con chiarezza che in questo momento la stretta sulla politica monetaria sarebbe un passo troppo azzardato perché di riflesso ci sarebbe un rialzo dei tassi d’interesse e un rallentamento nella crescita dell’economia.

Le borse americane, preso atto delle decisioni della FED sono rimaste in territorio positivo ed hanno raggiunto i livelli massimi del periodo.

Saxo Bank sul cambio euro dollaro

Il mercato Forex è gettonatissimo dagli analisti che in questo momento sono alla ricerca di trend stabili per investire i loro risparmi. Ecco spiegato quindi il copioso effluvio di report da parte degli analisti di Saxo Bank e non solo.

La fine dell’effetto Draghi per i mercati

Abbiamo visto insieme la fine dell’effetto Draghi sui mercati ed abbiamo approfondito la settimana del dollaro.

Alan Collins, sempre per i clienti di Saxo Bank, ha provato ad illustrare le prospettive del cambio tra euro e dollaro, evidenziando la debolezza espressa nell’ultimo periodo da questo rally.

Da aprile in poi, il cambio tra euro e dollaro sta viaggiando ai minimi e le performance deludenti dell’ultima settimana, ne sono la prova lampante. La fase ribassista sembra si possa attribuire ad almeno quattro motivi. In primo luogo siamo in una fase negativa, dopodiché è necessario ricordare che la price action, la settimana scorsa, ha infranto la media mobile a 200 giorni.

In più, c’è la media mobile a 13 giorni che ostacola un po’ il mercato e infine c’è da valutare il trend ribassista del mercato nella sua interezza. In questa situazione, con entry, stop e target rispettivamente a 1,2825/50 (con balzo a 1,2916), 1,3829 bild e 1,2746, 1,2680 e un 62 per cento di correzione, si prospetta un trend di vendite.

 

La settimana del dollaro

 Vogliamo aprire la settimana con qualche suggerimento per tutti coloro che sono interessati agli investimenti nel mercato valutario. Il Forex, infatti, nonostante la crisi, resta un terreno appetibile per chi ha un po’ di denaro da parte.

► Quando il dollaro investito frutta davvero

Molti opinionisti ritengono che il mercato forex sia ancora favorevole al dollaro nel senso che il dollaro americano è preponderante negli scambi. Saxo Bank ha tentato di mettere ordine nelle informazioni disponibili per dare qualche dritta agli investitori.

Nel dettaglio gli analisti cercano di capire se il dollaro abbia fatto il passo più lungo della gamba la settimana scorsa tanto che ora si è sul punto d’invertire rotta. Questo accade mentre dal Giappone arriva la notizia che il governo intende supportare ancora lo yen nonostante alcuni ribassi possano diventare dannosi per il paese.

Saxo Bank ha analizzato nel dettaglio il cambio tra euro e dollaro spiegando che dopo il crollo della settimana scorsa, sta forzando le resistenze sui 1.2850 punti. Stare al di sotto dei 1.300, dicono gli analisti, sul medio termine, potrebbe determinare l’esaurimento della forza del sell-off.

Di sicuro in settimana si dovrà tenere d’occhio quello che scelgono la Bank of Japan e la Bank of England, oltre che le decisioni del FOMC.