Il crollo del dollaro australiano continua

 L’Australia era considerata una nazione florida e in buona salute, capace di offrire numerosi posti di lavoro, soprattutto ai giovani. La popolazione di questo paese, infatti, è insufficiente e coprire tutte le offerte del mercato.

Peccato che il mercato sia peggiorato in un batter d’occhio e oggi, a distanza di pochi mesi, si possa parlare di crollo del dollaro australiano. Una caduta senza fine che ha sorpreso tutti gli analisti valutari e gran parte degli investitori del settore Forex. L’Aussie, infatti, ha iniziato la sua fase di ribasso ed è finito sotto gli 0,9730 che è il limite minimo raggiunto da giugno 2012.

Il mercato forex è ancora favorevole al dollaro

Per capire bene la portata di questa flessione è sufficiente prendere in esame la coppia AUD/USD, dollaro australiano/dollaro americano che ha perso il 6,5 per cento del suo valore. La flessione è stata resa ancora più considerevole dal taglio dei tassi d’interesse della RBA, la cui azione ha portato il costo del denaro fino ai livelli minimi di sempre, fino al livello 2,75%.

L’Australia in crisi finora aveva resistito

Sembra che ad influire sulla flessione, comunque, sia stata anche la debolezza delle commodities e poi anche il fatto che la crescita economica australiana non ha rispettato le attese degli analisti.

Il mercato forex è ancora favorevole al dollaro

 Il mercato valutario è molto sensibile alle indicazioni sulle variazioni economiche e finanziarie dei vari paesi. Ogni mattina è fatto il punto sui mercati e anche nel Morning Adviser di oggi si spiega che la situazione è invariata rispetto ai mesi scorsi, così come la chiave di lettura del mercato.

Quando il dollaro investito frutta davvero

In pratica, il mercato odierno è tutto sbilanciato a favore del dollaro americano che vince su tutte le altre valute, compreso lo yen. La situazione contingente del Forex si lega alle strategie delle banche centrali che stanno lavorando sugli spread e che pensano a svalutare le monete delle aree economiche di riferimento.

Il piano monetario contro il dollaro

Nella giornata di ieri è stato pubblicato il dato relativo alle Richieste di disoccupazione degli Stati Uniti e si è visto che il dato è in aumento fino a 360 mila unità, mentre ci si aspettava uno stop a 300 mila unità. Il dato superiore alle attese, chiaramente, è un segnale negativo. Un segnale che comunque va nella direzione opposta ai dati macroeconomici riferiti all’America.

Ad ogni modo il sentiment pro-dollaro è ancora preponderante perché nonostante i piccoli cedimenti dell’economia, le borse hanno tenuto bene, non hanno fornito segnali di cedevolezza e anzi sono risultate in una case di accumulazione.

Quando il dollaro investito frutta davvero

 Alcun investimenti fatti in dollari, sono stati capaci di fruttare tantissimo. Negli Stati Uniti, per esempio, gli investimenti nella rete elettrica, hanno generato un ricavo di 2,5 dollari per ogni dollaro investito nel settore.

Il piano monetario contro il dollaro

I fatti da cui trae origine questa deduzione sono i seguenti. Da agosto del 2009 fino a marzo del 2012 sono stati investiti circa 3 miliardi dollari, con la conseguente creazione di 47 mila posti di lavoro e un gettito fiscale di 1 miliardo di dollari.

Questi investimenti hanno riguardato l’American recovery and reinvestment act, un progetto che si è occupato dei progetti per la trasformazione della rete di distribuzione sulla base del modello offerto dalle smart grid, cioè le reti intelligenti.  Queste sono in grado di gestire i picchi e i sovraccarichi di tensione senza interrompere l’erogazione dell’elettricità, anzi rendendola più efficace.

Morgan Stanley sul mercato valutario

Con i programmi di stimolo finalizzati a questa particolare categoria socio-economica, sono stati creati dei posti di lavoro, si è creato un vero mercato di dimensioni regionali di cui hanno beneficiato un buon numero di aziende attive nel settore della componentistica wireless, del materiale elettrico, dei gruppi IT, delle società di consulenza tecnica.

Secondo un editorialista di Italia Oggi, indirettamente hanno beneficiato dell’investimento nelle smart grid anche gli imprenditori del settore immobiliare, di quello della ristorazione, dei servizi alla persona.

Alla fine dei conti i 3 miliardi investiti hanno generato un valore della produzione di 6,83 miliardi dollari. 

Negli USA torna la fiducia dei consumatori

 Gli USA, nell’ultimo report sulle vendite al dettaglio, sono andati meglio del previsto e questo ha fatto immediatamente pensare che l’economia americana sia in una fase di slancio, nel pieno della ripresa.

I market mover del 14 maggio

Le vendite al dettaglio negli USA sono cresciute dello 0,1 per cento a dispetto degli economisti che si aspettavano un calo di 0,3 punti percentuali. Intanto la versione core del report, quella che esclude dal computo delle vendite il comparto automobilistico, si assesta sul -0,1 per cento. Nonostante la negatività degli indici, bisogna comunque riconoscere un miglioramento rispetto ai mesi precedenti.

In Italia a soffrire sono soprattutto i consumi

Le vendite al dettaglio, con segno positivo, come abbiamo indicato in apertura, arrivano nel momento migliore. In questo periodo, infatti, è stato scelto che l’imposta sui salari fosse usata per finanziare l’assicurazione sanitaria, di recente portata al 6,2% per i cittadini con un reddito superiore ai 113.700 dollari annui. Precedentemente la spesa per l’assicurazione sanitaria era stata ridotta al 4,2 per cento per sostenere l’economia.

In tutto questo quadro: si può effettivamente parlare di ripresa economico-finanziaria? Sicuramente siamo in una fase crescente e i consumatori possono tornare a spendere qualcosa in più, i prezzi del petrolio sono in costante diminuzione e il mercato del lavoro è in recupero.

Il piano monetario contro il dollaro

 Il dollaro è considerato un potere assoluto e questo fa sì che molti analisti e commentatori attendano ansiosamente il suo crollo, visto che la politica espansiva della Fed, in qualche modo, sembra fare da traino e mettere in difficoltà gli altri attori del Forex.

Morgan Stanley sul mercato valutario

Ma il predominio del dollaro è davvero a rischio? Sicuramente la politica espansiva del dollaro e il deprezzamento della moneta, danno una mano alle esportazioni ma è facile che l’atteggiamento della Fed sia inteso come viatico per politiche protezionistiche e per una svalutazione di tipo competitivo.

Crescente il cambio euro dollaro

Lo strapotere del dollaro, comunque, non sembra a rischio per almeno due motivi: in primo luogo perché chi decide le politiche delle principali economie, ha come modello economico quello del “libero scambio” e poi perché non ci sono altre economie abbastanza forti da spodestare il dollaro come moneta di riserva.

Questa situazione, comunque, garantisce una posizione privilegiata agli Stati Uniti che hanno tanti vantaggi rispetto agli altri paesi. Per esempio le commodities sono valutate e poi scambiate in dollari e la maggior parte delle merci sono targate USA.

La Fed, da parte sua, oltre a definire la politica monetaria del paese, può anche esportare inflazione verso gli altri paesi.

Le trimestrali lanciano Piazza Affari

 Per conoscere l’andamento futuro di piazza Affari era necessario aspettare i dati trimestrali di alcune aziende quotate nel listino di Milano. In effetti qualche indiscrezione è già stata diffusa e gli investitori stanno prendendo atto dei numeri dei vari Unicredit, Generali, Sky. Quest’ultima azienda, in particolare, fa discutere visto che resta il mistero sui conti ma si sa già che gli abbonati sono 51 mila in meno rispetto al precedente trimestre.

51mila abbonati in meno per Sky

Unicredit, Generali e Mediobanca, invece, hanno presentato dei conti in crescita che si trasformano in una buona notizia per Piazza Affari. Una good news che si aggiunge ai risultati sui Bot.

Bot annuali ai minimi

Nell’ultima seduta della settimana, Piazza Affari ha concluso le contrattazioni in rialzo dell’1,13 per cento. Le altre piazze europee non sono state da meno, nel senso che hanno chiuso in rialzo, ma non come Milano. Francoforte, per esempio, ha fatto registrare il +0,19%, Parigi ha fatto un balzo in avanti molto contenuto del +0,64% e Londra è salita dello 0,49%. Soltanto Madrid è andata male perdendo lo 0,33 per cento.

Sul mercato valutario l’euro ha chiuso sotto quota 1,30 dollari. La moneta unica ha raggiunto il massimo di seduta per poi assestarsi sui 1,2975 dollari.

Morgan Stanley sul mercato valutario

 Morgan Stanley, come molte altre banche d’affari, hanno capito che il movimento impresso al mercato forex dalle scelte delle banche centrali, può essere usato per individuare i trend relativi alle maggiori valute. Per questo ha proposto un’analisi del rialzo del dollaro che è cresciuto a dispetto dell’euro, dello yen e della stessa sterlina. Un rialzo che sembra essere di lungo periodo.

I market mover del 9 maggio

Secondo Morgan Stanley oggi, rispetto al dollaro, si può parlare di long call, visto che il trend rialzista del dollaro è destinato a continuare per diversi giorni e nonostante l’andamento della moneta, che oggi è positivo, i fondamentali USA continueranno ad attirare dei flussi di capitale.

Crescente il cambio euro dollaro

Vuol dire che sta crescendo la correlazione tra il dollaro e l’andamento dei mercati finanziari perché la cosiddetta propensione al rischio di chi investe nel dollaro, è in continua modifica.  Il dollaro, dunque, non è più una valuta di rifinanziamento, ma ha tutte le caratteristiche di un asset currency.

Secondo Morgan Stanley, il rialzo del dollaro avrà effetto soprattutto sulle altre valute maggiori in circolazione, quindi sull’euro, sullo yen e sulla sterlina. Sulla nostra valuta, infatti, pesa ancora l’incertezza politica e quindi il valore della moneta non può fare da contraltare all’ascesa del dollaro.

Per quanto riguarda yen e sterlina, invece, gli investitori è molto facile che andranno a cercare un terreno fertile altrove, quindi saranno sottoposti ad un’ulteriore flessione.

Crescente il cambio euro dollaro

 Dopo una fase che potremmo definire di stasi, legata al fatto che la crisi economica, collegata alla crisi valutaria ha messo in ginocchio il Vecchio Continente ma non ha risparmiato il resto del mondo, adesso il mercato valutario sta vivendo una nuova fase “crescente” almeno per quanto riguarda il volume degli scambi.

La Nuova Zelanda parte dal kiwi

La prima notizia presente nel mercato riguarda il cambio tra il dollaro neozelandese e il dollaro americano che tutti conoscono come kiwi. Questo è arrivato ai minimi storici, fino a quota 0,8350, ed ora la Nuova Zelanda ha deciso di avviare una politica economica di svalutazione della valuta locale per far ripartire l’economia.

Bini Smaghi critica la forza dell’euro

Per quanto riguarda il cambio tra euro e dollaro, entrano in ballo i rapporti economici e le prospettive di crescita del Vecchio Continente e dell’America. Ad influenzare questo cambio, di recente, è intervenuto il dato sulla produzione industriale della Germania. Il dato diffuso che ha subito colpito gli investitori, si è dimostrato superiore alle aspettative, almeno in relazione al mese di marzo.

Oggi il cambio euro/dollaro si assesta intorno al +1,2 per cento che è anche lo 0,5% in più del mese precedente. Nel giro di pochi minuti dalla diffusione dei dati sulla produzione industriale tedesca, la coppia euro/dollaro è passato da 1.3106 a 1.3138.

 

PIL USA deludente

 Il futuro spread non è un problema e questo vuol dire che nei prossimi anni l’Europa non potrà più fare a meno dell’Italia. La moneta unica, infatti, diventerebbe troppo forte perdendo una pedina fondamentale ed arriverebbe ad essere soltanto un clone del marco tedesco. Insomma, nonostante il mercato valutario odierno sia difficile da interpretare con l’Italia in crisi e i trend molto tranquilli, l’Europa restituisce agli investitori un’immagine di sé rassicurante.

Lo stesso non si può dire degli Stati Uniti che fino a qualche tempo fa erano considerati il traino dell’economia globale insieme alla Cina. Sia l’economia americana che quella cinese, infatti, sono da intendere in crescita sebbene il ritmo di questa crescita si sia modificato molto da un mese all’altro.

 In discesa il cambio tra euro e dollaro americano

Gli ultimi dati, infatti, quelli relativi al PIL americano preliminare, sono deludenti o comunque al di sotto della aspettative. Il prodotto interno lordo a stelle e strisce, infatti, nel primo trimestre del 2013, è cresciuto soltanto del 2,5 per cento ed è in aumento dello 0,4 per cento rispetto alla rilevazione precedente.

 Krugman sul fiscal cliff

Gli analisti, però, si aspettavano una crescita pari almeno al +3 per cento. Il dollaro, per reazione degli investitori, è stato oggetto di una vendita sconsiderata. Il tasso di cambio tra l’euro e dollaro è cresciuto da 1,2990 a 1,3035. Scende invece il cambio tra dollaro e yen.

Si torna a parlare di Bitcoin

 In questo momento di forte crisi a livello europeo, con l’aggravarsi della situazione cipriota, si torna a parlare di Bitcoin, della moneta virtuale di cui si vocifera anche nelle serie tv. Ma cosa sono e come funzionano i Bitcoin.

Si tratta di una valuta elettronica virtuale che oggi vale circa 200 dollari per unità. All’inizio di febbraio chi aveva in tasca un Bitcoin, aveva in tasca circa 30 dollari. Adesso i mezzi di comunicazione hanno spinto parecchio sull’argomento e alla fine la moneta che nasce e vive soltanto su internet, è diventata più popolare.

La Fed condiziona il mercato Forex

Alla fine di marzo, quindi appena 15 giorni fa, i Bitcoin in circolazione avevano superato un miliardo di dollari. Questo vuol dire che al momento non ci sono investimenti equivalenti ai Bitcoin. Gli scettici ritengono però che potrebbe presto esserci una bolla speculativa legata a questa valuta e quindi in giro per il mondo ci potrebbero essere dei “micro fallimenti finanziari”.

In Giappone aumenta il Nikkei e perde lo yen

Il sistema in questione è stato ideato da Satoshi Nakamoto che chiaramente è un nome di fantasia, infatti gli inventori della valuta hanno deciso di restare anonimi. La creazione risale al febbraio del 2009. Quello che caratterizza il Bitcoin è il funzionamento sulla base del protocollo peer-to-peer.