Tasi, per la Corte dei Conti è una nuova patrimoniale

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 L’Imu è stata una delle tasse più criticate dagli italiani e, dopo tante polemiche e discussione, è stata abolita, anche se non del tutto, per essere rimpiazzata con una nuova tassa che, almeno negli intenti, sarebbe dovuta essere più equa e, soprattutto, meno cara per i proprietari di immobili.

Il lavoro del Governo ha portato così alla nascita della Tasi, una tassa sui servizi indivisibili che, alla stregua della sua progenitrice, è stata fin da subito oggetto di aspre critiche, non solo da parte dei cittadini, ma anche da parte della Corte dei Conti che, dopo averla attentamente esaminata, l’ha definita come una nuova Imu che, inoltre, potrebbe portare a conti anche ben più salati. 

Secondo la magistratura contabile, la Tasi sarebbe dovuta essere una service tax, ovvero una tassa che pagano sia i proprietari degli immobili che i suoi reali occupanti, come emolumento per il beneficio dei servizi messi a disposizione dal comune dove è sito l’immobile. L’aliquota di un tipo di tassa del genere dovrebbe essere stabilito in base alla superficie dell’abitazione e alla composizioni del nucleo famigliare.

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Così dovrebbe essere una service tax, e quindi anche la Tasi, ma, secondo la Corte dei Conti, così come è stata pensata la Tasi assomiglia di più ad una tassa patrimoniale, per tre motivi principali:

  • la base imponibile non viene decisa in base alla grandezza dell’immobile, ma in base al suo valore catastale, anche nel caso in cui l’occupante dell’abitazione sia lo stesso proprietario;
  • ai comuni è stata data un’ampia libertà di azione per quanto riguarda l’aliquota da applicare, il che potrebbe dare luogo a delle importanti differenze di imposizione a livello locale;
  • le agevolazioni al momento previste sono valide solo per l’anno in corso, lasciando i contribuenti in dubbio su cosa accadrà il prossimo anno.

 

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