Il tonno, un business decrescente negli USA

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L’Italia è tra i maggiori consumatori di tonno in scatola in Europa e nel mondo, ma adesso si apprende che gli USA, dove questo alimento era molto consumato fino a qualche anno fa, adesso sta subendo un declino. C’entrano qualcosa gli ambientalisti?

Gli italiani mangiano molto tonno. Lo ha confermato una recente ricerca Doxa pubblicata a marzo scorso. Questo studio rivela che un italiano su due, nell’arco di una settimana, mangia almeno una volta il tonno in scatola. Nel 25% dei casi, lo mangia anche più spesso, dalle 3 alle 5 volte in sette giorni.

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Il tonno agli italiani piace sia nella pasta, preparata nel 34% dei casi, sia nell’insalata, preferita dal 18% degli intervistati che mangiano il tonno almeno una volta ogni sette giorni. Ogni anno, dunque, nel nostro paese si consumato circa 2,2 chili pro capite di questo alimento e in Europa siamo secondi soltanto alla Spagna dove il consumo annuo pro capite di tonno è di 3,1 chili.

Anche negli Stati Uniti il tonno era fondamentale nella dieta settimanale di un americano, ma dal 2010 si è iniziato a parlare di declino di questo prodotto. In quell’anno, infatti, gli statunitensi hanno consumato soltanto 900 grammi ciascuno di tonno nell’arco di un anno. Praticamente gli stessi livelli di 40 anni addietro. Rispetto agli anni Novanta c’è stato un dimezzamento del consumo di tonno in scatola e i giornalisti del Washington Post che si sono dedicati a questo argomento, dicono che la colpa è degli ambientalisti.

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Contro il tonno in scatola, poi, negli anni sono uscite moltissime ricerche che ne evidenziano la presenza troppo elevata di mercurio nelle confezioni. Nel 1970 è stato addirittura sequestrato un milione di scatolette non sicure dal punto di vista alimentare. In Italia, invece, il consumo di tonno è rimasto stabile, salvo una lieve flessione l’anno scorso. Lo standard tricolore sembra legato al fatto che il presidente della società proprietaria di Adsomar è italiano.

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