Usa, deludenti i dati sull’inflazione

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La  reazione dei mercati europei al dato sull’inflazione negli Usa, salita dello 0,1% a livello mensile a luglio, contro un atteso +0,2% e dopo il +0,3% di giugno, è molto flebile.

Si tratta del sesto rialzo consecutivo. Su base annuale i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,2%, in linea con le attese.

Intanto l’inflazione core, con l’esclusione quindi dei prezzi dei prodotti energetici e dei beni alimentari, è cresciuta dello 0,1% a fronte dell’atteso +0,2% e dopo il +0,2% di giugno. Su base annua ha fatto registrare un +1,8%, vicino al target del 2% perseguito dalla Fed. Un dato, quest’ultimo, che potrebbe essere di sostegno alla Banca centrale americana per valutare un rialzo dei tassi di interesse a settembre.

Più nel dettaglio, i prezzi dell’energia sono saliti dello 0,1% e quelli del carburante dello 0,9% controbilanciando altre componenti, ma rispetto a un anno fa sono scesi del 22,3%. I prezzi dei generi alimentati sono, invece, cresciuti in un mese dello 0,2% e in un anno dell’1,6%. I futures sugli indici Usa hanno accelerato leggermente al ribasso dopo il dato (-0,3% l’S&P e -0,25% il Nasdaq), mentre a Piazza Affari l’indice Ftse Mib resta in ribasso dello 0,54% a 23.263 punti.

Dopo il via libera del parlamento tedesco al terzo pacchetto di aiuti alla Grecia e in attesa dei verbali dell’ultimo comitato di politica monetaria della Federal Reserve, che offriranno nuovi spunti agli investitori per calibrare le proprie attese rispetto alla tempistica di un ritocco verso l’alto dei tassi, il cambio euro/dollaro resta fermo a 1,1040 dopo aver toccato ieri il minimo da una settimana a 1,1016 dollari.

I verbali della riunione della Fed del 28 e 29 luglio scorso dovrebbero riportare una visione condivisa di miglioramento del quadro congiunturale e di ripresa sostenibile dopo la frenata di inizio anno.

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