Obiettivo occupazione: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

 Ciò che ha fatto, o tentato di fare il governo tecnico uscente, è stato creare una situazione nel mondo del lavoro che permettesse ai giovani di avere certezze sul loro futuro. La stessa priorità sembra essere anche di tutti i partiti che si sono presentati alle elezioni.

Ognuno di loro ha il suo personale programma e le proprie soluzioni su misura per risolvere questo grave problema dell’Italia, vediamole nel dettaglio.

► I programmi elettorali per i quattro temi caldi dell’economia

PD

Per Pier Luigi Bersani il lavoro sarà il metro su cui basare tutte le altre politiche. In primo luogo si parla di lotta alle nuove forme di sfruttamento e una riduzione della pressione fiscale sulle imprese, che sarà compensata dalle tasse sui  grandi patrimoni finanziari e immobiliari. Fisco più leggero anche per l’imprenditoria femminile.

PDL-LEGA

Anche in questo caso il primo obiettivo è la riduzione della pressione fiscale sul lavoro, con un contestuale ritorno alla legge Biagi per uno Statuto dei Lavori. Inoltre si propone una totale detassazione dell’apprendistato e maggiori tutele all’occupazione giovanile. La coalizione propone anche la possibilità per i lavoratori di partecipare agli utili aziendali e maggiore trasparenza per i sindacati su iscrizioni e bilanci.

SCELTA CIVICA (MONTI)

Nessuna possibilità di tornare sui propri passi per quanto riguarda la riforma. Monti non poteva fare altrimenti e propone, di conseguenza, la possibilità di individuare dei margini di miglioramento di quanto già fatto dal suo governo. nello specifico il programma si concentra su ammortizzatori sociali, contenuto di formazione dell’apprendistato, politiche attive del lavoro, efficacia dei servizi per l’impiego. L’obiettivo è quello di rendere il mondo del lavoro maggiormente flessibile per ridurre i tempi di attesa tra un impiego e il successivo e un nuovo codice del lavoro che sostituisca lo statuto dei lavoratori. Previste anche agevolazioni per chi assume lavoratori tra 18 e 30 anni e  misure specifiche per gli over 55 anni.

RIVOLUZIONE CIVILE

Ripristino dell’Articolo 18 prima di tutto. Qui si parla di investimenti in ricerca e sviluppo, in politiche industriali innovative e riconversione ecologica dell’economia. Inoltre, per risolvere il problema dell’occupazione, la prima proposta reale è quella di ridurre l’orario di lavoro per favorire l’occupazione giovanile e la garanzia di un reddito minimo per i disoccupati.

MOVIMENTO A 5 STELLE

Innanzitutto abolizione della legge Biagi e introduzione di un ”sussidio di disoccupazione garantito”. Poco altro nel programma se non proposte che arrivano direttamente dal leader del movimento come: 1.300 ore all’anno di lavoro per tutti, reddito di cittadinanza e sussidio di disoccupazione per due anni.

Prospettive occupazione primo trimestre 2013

 80 mila posti di lavoro che andranno perduti solo nel primo trimestre del 2013. E’ questo quanto emerge dall’indagine relativa al primo trimestre dell’anno sulla base del sistema informativo “Excelsior” di Unioncamere e ministero del Lavoro.

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L’indagine evidenzia come la situazione del lavoro e delle imprese in Italia sia ancora piuttosto lontana dall’essere risolta e le prospettive per il nuovo anno ne sono una prova. Nonostante gli sforzi fatti dal governo uscente per risanare questa situazione, le imprese italiane vivono ancora nell’incertezza e la più grave emorragia di posti di lavoro sarà proprio per i dipendenti. La bilancia indica 137.800 assunzioni dirette di personale dipendente tra gennaio e marzo e 218 mila uscite programmate, con un disavanzo, quindi, di 80 mila posti.

Il rilancio dell’apprendistato, tanto voluto dalla Fornero, non sta dando i frutti sperati e gli imprenditori preferiscono utilizzare altre tipologie di contratto, come i contratti a tempo determinato.

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Come ogni anno, comunque, si evidenziano un buon numero di assunzioni con a carattere interinale, contratti parasubordinati e “autonomi”, ma il ricorso a queste forme contrattuali, per quanto possa essere un indicatore positivo, non raggiunge i livelli del 2011 (-23%).

le uniche aziende e imprese che mostrano in controtendenza sono le aziende esportatrici e quelle orientate all’innovazione.

 

 

 

 

Dati Eurispes sul lavoro in Italia

 Il Rapporto Eurispes sulle famiglie italiane non solo mette in luce le difficoltà che gli italiani stanno attraversando per quanto riguarda le questioni prettamente economiche come la gestione e il sostentamento della famiglia, ma pone anche l’accento sulla situazione occupazionale italiana e la spaccatura che ancora persiste tra Nord e Sud.

Le ‘raccomandazioni’

Ciò che emerge fin da subito è che la ‘spintarella’, ossia la raccomandazione, è ancora un’usanza ben radicata nel nostro paese. La usano almeno un cittadino su cinque, ma non, come verrebbe da pensare, nelle regioni del sud: la spintarella è una pratica di uso comune soprattutto al nord.

 

Per il Rapporto dell’Eurispes sono state intervistate 1.500 persone, e su questo totale il 21,2 per cento ha ammesso di essere ricorso alla propria rete di conoscenze per ottenere un lavoro. Nello specifico è accaduto per il 17,2% dei cittadini meridionali, il 12,1% di quelli delle isole, il 25,5% degli abitanti delle regioni del Nord-Ovest e il 20,8% nel Nord-Est.

I concorsi pubblici

Il tanto caro concorso pubblico, quello che dovrebbe dare il lavoro ‘ministeriale’ al quale in molti ancora aspirano -per intendersi quello considerato noioso dalla Fornero- è più utile per trovare lavoro al Centro-Sud che al Nord e sono le donne che riescono maggiormente ad ottenere un impiego passando per questa via (19,8% di donne contro il 14,9% di uomini).

Il ricorso al concorso, però, scende con l’abbassarsi dell’età: più gli intervistati sono giovani e meno dichiarano di aver avuto un lavoro tramite concorso (25,4% tra 45 e i 64, 8,1%  tra i 25 e i 34 anni, 9,7% tra i 18 e i 24 anni). Uno dei motivi di questa tendenza è il percorso di studi effettuato: infatti, più si arriva in alto con i titoli, maggiormente si ricorre alla candidatura spontanea.

Rapporto tra lavoro e stipendio

Più della metà degli intervistati ha dichiarato che lo stipendio garantito dal loro attuale posto di lavoro non è sufficiente a sostenere il nucleo famigliare. Quando non si riesce con le proprie forze si ricorre spesso alla famiglia di origine (19,6% degli intervistati) un dato che fa riflettere sulla differenza di condizioni economico-sociali tra le vecchia generazione e la nuova.

Anche per questo un quarto degli intervistati tra i 35 e i 44 anni (il 25,4%) afferma di non riuscire a fare progetti per il futuro perché la situazione lavorativa non permette di fare progetti a lungo termine.

Relazione sulla vigilanza del Ministero del Lavoro

 L’irregolarità nel rapporto con i lavoratori è ancora un dato molto frequente nelle aziende e nelle imprese italiane, ma i numeri riportati dall’ultima Relazione sulla vigilanza del ministero del Lavoro pubblicata questa mattina parlano di una leggera flessione.

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Le aziende controllate Inps, Inail e ministero del lavoro nel 2012 sono state 243.847, con un tasso di irregolarità rilevata pari al 63%. Percentuale che equivale a 295.246 lavoratori irregolari (100.193 dei quali completamente in nero). Le ispezioni hanno portato a un recupero pari a 1,6 miliardi di contributi e premi evasi, dei quali, però, solo il 2% è stato realmente incassato.

Nel complesso, il numero di aziende irregolari è lievemente aumentato rispetto al 2011 (+2%), come è aumentato anche l’importo dei contributi recuperati, ma si assiste ad una live flessione del numero dei lavoratori totalmente in nero (-5% dai 105.279 scoperti nel 2011).

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Il Minstero imputa questa flessione a due fattori principali: da un lato abbiamo la contrazione occupazionale dovuta alla crisi economica in atto, dall’altro, e questa è la nota positiva

al sempre maggior incremento del ricorso all’utilizzo, soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, delle tipologie contrattuali flessibili, quale possibile alternativa al contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

Nel rapporto si segnala, inoltre, che nei primi 9 mesi del 2012 sono stati attivati nel complesso 7,9 milioni di contratti ma solo 1,36 milioni per rapporti di lavoro a tempo indeterminato.

Crisi nera del settore delle costruzioni

 550 mila posti di lavoro in meno in tre anni equivalgono a 128 lavoratori che si ritrovano senza un’occupazione ogni giorno. Sono gli effetti della crisi economica, che sembra aver influenzato in modo molto pesante il settore delle costruzioni.

I dati arrivano dalla Fillea-Cgil che indica come solo nel 2012 i posti di lavoro perduti siano stati ben 120.000, e le imprese fallite, dal 2009 ad oggi, siano state 60.000.

► Barroso lancia allarme lavoro per l’Europa

Se i lavoratori non perdono il loro impiego vengono messi in cassa integrazione: nel 2009 il ricorso all’ammortizzatore sociale è cresciuto del 93%, per poi proseguire la sua corsa nel 2010 con un + 33%, scendere nuovamente ad una quota ragionevole nel 2011 (+4,7%) per poi tornare a livelli altissimi con la crescita del 28,3% delle ore di cassa richieste nel 2012, anno in cui le ore di Cig nel settore delle costruzioni sono arrivate a 117 milioni.

► Dati Ilo su occupazione mondiale

Solo crisi? Secondo il sindacato la colpa non deve essere imputata totalmente alla pessima congiuntura economica, ma a delle questioni più profonde, che toccano la struttura del settore stesso. A parlare è Susanna Camusso, secondo la quale

le costruzioni devono svolgere la funzione di progettazione del territorio e quella di manutenzione degli edifici pubblici.

Non pensare il settore delle costruzioni in questo modo vuol dire aggiungere un ulteriore costo per lo Stato, al quale vanno ad aggiungersi eventi climatici straordinari o catastrofi naturali (come il terremoto emiliano) che potrebbero arrivare a pesare sulle casse dello Stato qualcosa come 470 miliardi di euro.

Manifesto Sviluppo e Lavoro dell’Adepp

 L’Adepp, l’associazione degli enti di previdenza privatizzati, per voce del suo direttore Andrea Camporese, presenta le sue soluzioni alla drammatica situazione del lavoro nel nostro paese, soprattutto per quanto riguarda i professionisti.

Camporese evidenzia come la crisi abbia colpito in modo molto pesante i professionisti. Una situazione di emergenza in cui il 30% di coloro che hanno scelto la libera professione si trova con un guadagno medio di mille euro al mese e non hanno un welfare che li possa sostenere in questo momento di difficoltà.

► Nuova compilazione fatture 2013

Welfare e riforma del lavoro, infatti, nell’opinione di Camporese, devono essere sostenuti in egual modo ma, nonostante i lavoratori autonomi costituiscano l’1,5% del Pil italiano

siamo di fronte ad un’assenza preoccupante sia di politiche sia di misure di sostegno a favore dei professionisti italiani. Con il manifesto mettiamo in campo idee e anche investimenti.

Quali sono queste idee? In primis si deve preparare un percorso ad hoc per tutti gli studenti universitari che intendono intraprendere una carriera da libero professionista, che trova il suo fondamento in sei punti fondamentali: lavoro, previdenza, assetto legislativo, tassazione, autonomia e welfare.

► Aspi: cos’è e come funziona

Il Manifesto su Sviluppo e Lavoro esprime la volontà di cambiamento dell’Associazione degli enti di previdenza privatizzati, che parte dalla discussione collettiva di quanto viene proposto dal governo che, fino ad ora, ha solo portato riforme dall’alto senza curarsi degli effetti che queste potevano avere sui diretti interessati.

Il Manifesto intende rispondere attivamente ai contenuti del Libro Bianco dell’Unione Europa sulle pensioni, collocando la previdenza in un’ottica globale che comprende non solo il welfare ma anche, e soprattutto, il mercato del lavoro. E’ necessario, secondo il manifesto, superare l’approccio tradizionale e porre al centro della discussione la stabilità economica.

Dati OCSE su occupazione

 A fianc0 dei dati Ilo sull’occupazione mondiale, sono stati pubblicati anche quelli elaborati dall’OCSE. Secondo l’Organizzazione il tasso di occupazione nel terzo trimestre del 2012 è rimasto stabile al  65% della popolazione attiva, con un lieve miglioramento di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A conferma di quanto detto dall’Ilo, anche per l’OCSE i problemi maggiori si riscontrano nella zona del vecchio continente, dove, anche se il tasso di occupazione è rimasto stabile rispetto al periodo precedente, è stato evidenziato un peggioramento pari a 0,4 punti percentuali rispetto al 2011. L’Italia è uno dei paesi in cui la situazione è peggiore: il 2012 ha fatto registrare il 56,8% di occupati, performance peggiore più bassa degli ultimi cinque anni (57% nel 2011, 56,9% nel 2010, 57,5% nel 2009 e 58,8% nel 2008).

► Come Berlusconi vuole risolvere il problema disoccupazione

La situazione occupazionale, invece, sembra avere avuto un trend positivo per Stati Uniti e Giappone, con un tasso di occupazione rimasto stabile al 67,1% negli Usa e con un +0,3% di occupati in Giappone.

L’OCSE ha anche evidenziato come in tutto il mondo ci sia una forte disparità nell’occupazione tra uomini e donne: il tasso di occupazione per i primi si attesta, a livello globale, al 73,1%, mentre per le seconde si ferma al 57,1%.

Dati Ilo su occupazione mondiale

 Nel 2011 sembrava che i dati dell’occupazione mondiale fossero migliorati, ma, a guardare quanto emerge dal rapporto sui trend globali della disoccupazione negli ultimi anni elaborato dall’International Labour Organization, il trend positivo ha avuto una brusca frenata nel 2012.

L’Italia ha perso mezzo milione di posti di lavoro e sette punti di Pil

Il bilancio globale complessivo è di cinque milioni di posti di lavoro andati perduti nel quinquennio di crisi economica che l’economia mondiale sta ancora attraversando. La metà dei posti di lavoro sono andati perduti nelle economie avanzate, che solo nell’ultimo anno ne hanno persi circa 4 milioni.

Il fatto che la perdita di impiego si concentri nelle economie avanzate è un chiaro indicatore di come l’economia mondiale sia ormai totalmente interconnessa e, quindi, di come i problemi si possano contagiare velocemente da una realtà alla successiva.

Nuovi dati disoccupazione dalla UIL

L’Ilo mette in evidenza anche un peggioramento del trend occupazionale che si protrarrà anche per tutto l’anno in corso, con una ulteriore emorragia di posti di lavoro di 5,1 (si arriverà così ad un totale di 202 milioni di persone nel mondo senza un impiego) ai quali se ne dovranno aggiungere altri 3 milioni previsti per il 2014. Qual è la causa di tutto questo?

L’allarme dell’UE sulla povertà

Per l’Ilo ad incidere negativamente sulle possibilità occupazionali sono state le tante misure di austerity messe in campo da vari governi che, se da un lato hanno avuto il pregio di migliorare le condizioni finanziarie delle amministrazioni, dall’altro hanno portato ad una contrazione della domanda aggregata. Il problema è

l’incoerenza tra le politiche monetarie (accomodanti) e le politiche fiscali (restrittive) adottate in vari paesi e un approccio disorganico alla risoluzione dei problemi dei settore finanziario e del debito sovrano, specie in Europa, hanno contribuito ad aumentare l’incertezza dell’outlook globale.

 

Italia ha perso 7 punti di PIL e mezzo milione di posti di lavoro

 In questi anni dopo lo scoppio della crisi economica internazionale il nostro paese ha sofferto molto. Sono andati persi circa 567.000 posti di lavoro, la richiesta di cassa integrazione è aumentata di circa sette volte rispetto ai periodo precedenti. Questo è quanto emerge dei dati elaborati dall’Osservatorio della Cisl, ma tutte le maggiori istituzioni stanno esprimendo delle grandi preoccupazione e le stime ottimistiche secondo le quali nel corso del 2013 l’economa avrebbe iniziato a dare i primi segni di ripresa stanno scomparendo sotto la pressione dei dati che riguardano l’economia reale.

Nuovi dati disoccupazione dalla Uil

Anche il presidente dell’Istat Enrico Giovannini ha espresso delle forti preoccupazione e parla di un percorso ancora lungo e faticoso per riportare l’Italia alla performance del periodo pre-crisi, dovuto non solo alla sfavorevole congiuntura economica internazionale. In Italia, infatti, a peggiorare le condizioni ci sono anche le conseguenze di

un ventennio in cui e’ stato mangiato tutto quello che avevamo, per cui oggi il reddito pro capite e’ tornato ai livelli del ’93-’94.

Recessione europea 2013

Ed è proprio la questione occupazionale a dare le maggiori preoccupazioni. La Cisl ha confrontato i dati del 2012 su cassa integrazione e occupazione con quelli del 2008 e ne è emerso un quadro tutt’altri che roseo: nel 2012 il tasso di occupazione è del 56,9%, pari a 22.951.000 di occupati, mentre nel terzo trimestre del  2008 il tasso di occupazione era pari al 59%, corrispondente a 23.518.000 persone occupate, con una maggiore penalizzazione del commercio e delle zone dell’Italia centrale.

► Sondaggio Adecco sulla riforma del lavoro

La crisi occupazionale, secondo la Cisl , è dimostrata anche dalla riduzione del lavoro a tempo indeterminato, mentre crescono i dipendenti a termine e i collaboratori.

Nuovi dati disoccupazione dalla UIL

 A dirlo è Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, che in una conferenza stampa che si è tenuta poche ore fa afferma come le stime sulla disoccupazione presentate a giugno dello scorso anno siano state troppo ottimistiche. Da una più attenta rilevazione, infatti, è risultato che la media dei posti di lavoro persi ogni giorno è di 2000.

Dati cassa integrazione 2007/2012

Angeletti continua dicendo che nel corso di quest’anno il numero dei disoccupati aumenterà di circa mezzo milione di unità, passando dagli attuali 3 milioni a 3,5. E non risparmia un commento sulle politiche portate avanti dal governo che, seppur mirando ad una ripresa del paese tramite misure di austerità, non prendono in considerazione lo sviluppo, vero motore dell’economia e unica ancora di salvezza dal crollo del paese.

Come Berlusconi vuole risolvere il problema disoccupazione

Quello che è stato ottenuto con l’austerity, infatti, ha si fatto diminuire lo spread, ma questo non ha valore per quanto riguarda i dati dell’economia reale. Per questo Angeletti ha fatto appello alle forze politiche -in modo particolare alla coalizione che uscirà vincitrice dalle elezioni di febbraio- per una riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni, perché:

L’evasione fiscale è il problema, non un problema. Sarei concentrato a far pagare le tasse a tutti piuttosto che introdurre una nuova tassa.