Air Berlin e Reanult pronte a tagliare posti di lavoro

 Partiamo da Air Berlin. Il colosso tedesco ha annunciato che, per mettere un freno alle perdite che da anni affliggono i conti della società dal 2008, ha intenzione di mettere in atto un piano di ristrutturazione che porterà al taglio di circa il 10% del personale (circa 900 posti di lavoro) e di dismettere 16 aeroplani della sua flotta.

► Bpm: avanti con i licenziamenti

Il tutto dovrà avvenire entro la fine del 2014. Questo piano porterà ad un risparmio di circa 400 milioni di euro, con i quali si potrà coprire un anno di conti in rosso della società (le perdite annuali della Air Berlin, infatti, si attestano intorno ai 350 milioni di euro). Ad essere tagliati per primi saranno piloti e co-piloti, poi toccherà al personale di terra e a quello amministrativo.

Passiamo ora alla situazione della Renault. L’azienda francese ha annunciato ai sindacati che intende ridurre il numero dei dipendenti di 7.500 unità entro fine 2016. Si tratta, quindi, di una riduzione del 15% del totale del personale. Anche in questo caso il risparmio aziendale sarà di circa 400 milioni di euro.

► Sindacati minacciano ricorsi per le decisioni della Fiat a Pomigliano

Renault, però, vorrebbe evitare i licenziamenti e per questo ha chiesto ai sindacati la massima collaborazione, che si traduce nel non osteggiare i prepensionamenti che salverebbero molti altri posti di lavoro.

 

Dati cassa integrazione 2007-2012

 Un miliardo e novanta milioni di ore di cig. Questo è stato uno degli effetti delle crisi economica nel mercato del lavoro. E’ quanto emerge dall’elaborazione dei dati dell’Inps da parte dell’Osservatorio Cig della Cgil.

► Nuovo record negativo di disoccupazione

520 mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore, cifra che oltrepassa il milione se si considerano i lavoratori che sono stati al 50% del tempo. La perdita economica equivale a circa 8 mila euro per ogni basta paga, per un taglio complessivo di 4,2 miliardi di euro al netto delle tasse. Si tratta della peggiore crisi che si sia verificata da 32 anni a questa parte.

► Record cassa integrazione: un miliardo di ore da inizio anno

Mettendo insieme tutti i dati delle serie storiche, è possibile tracciare un bilancio complessivo di quello che è accaduto negli ultimi cinque anni, ossia dal 2007 anno in cui la crisi finanziaria si è rivelata in tutta la sua gravità. Un totale di 4,4 miliardi di ore di cassa integrazione richieste a partire dal 2008, che, se analizzate nel dettaglio, mostrano come la situazione sia andata gradualmente peggiorando (2008 con 188.821.707 ore, 2009 con 918.146.733, 2010 con 1.203.638.249, 2011 con totale di 953.506.796 ore, serie che si conclude con il dato del 2012, 1.090.654.222 di ore richieste).

► Ottobre: più cassa integrazione, meno domande di disoccupazione

Una situazione drammatica che, secondo Elena Lattuada, segretario confederale della Cgil, mettono in luce le condizioni disperate di un sistema lavorativo disintegratosi sotto i colpi della crisi e per la mancanza di interventi adeguati da parte delle amministrazioni.

I mestieri più ricercati dalle aziende

 Il lavoro non c’è, o meglio, ce n’è poco. I giovani italiani sanno bene quanto sia difficile trovare un impiego che rispecchi, da un lato, le ambizioni e le prospettive di carriera di ognuno e, dall’altro, le esigenze economiche della vita di tutti i giorni.

Le assunzioni di under 30 durante lo scorso anno sono state circa 200mila – il 31% in meno di quanto stimato nelle previsioni – e, secondo l’elaborazione dei dati fatta Datagiovani su fonti Unioncamere, la ricerca di personale si è maggiormente concentrata su profili di media specializzazione.

► Disoccupazione record dal 1992

I più ricercati nel 2012 sono stati i commessi delle vendite al dettaglio (23.000), seguiti da magazzinieri e camerieri (6.000), impiegati e segretari (5.000) e informatici, cuochi e contabili (3.000).

► Novità per i lavoratori over 50

I risultati dell’elaborazione fatta da Datagiovani, mette in luce come i profili high-skilled (altamente qualificati) siano poco cercati dalla imprese: su 32 tipologie di mestiere, le richieste di personale superiore alle mille sono state solo sette, con una media di 2/3.000 ingressi programmati per analisti e progettisti di software, contabili e tecnici della vendita.

Un ulteriore riflessione deriva anche dai dati sui titoli di studio richiesti per le varie professionalità: il più ricercato resta il diploma (48%), seguito dalla laurea, richiesta nel 15,4% delle offerte di lavoro, e dalla qualifica professionale (10%).

Secondo Giovanna Vallanti, docente di Economia alla Luiss di Roma, questa situazione è

L’ennesima conferma che in Italia conseguire livelli più elevati di istruzione non comporta un vantaggio per i giovani. Da un lato l’università, che è la principale responsabile della formazione del capitale umano, non è in grado di formare adeguatamente figure utili alle aziende. Dall’altro, il sistema produttivo italiano, basato su un modello di sviluppo molto tradizionale, non è in grado di assorbire profili altamente qualificati. Questo ha implicazioni pesanti in termini di bassa crescita della produttività e della competitività nel medio-lungo periodo.

Disoccupazione record dal 1992

 A dicembre il tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese arriva al 37,1%.  Un dato che non si vedeva dal 1992, cioè da 21 anni.

La fascia di età più critica in cerca di occupazione e che ha difficoltà a trovare il lavoro, è quella di 15-24 anni. Questa fascia rappresenta 10,6% della popolazione italiana che è disoccupata e ha molte difficoltà a trovare un lavoro.

► Scadenza contratti precari: migliaia di lavoratori in allarme

Secondo l’Istat su base annua la disoccupazione generale è cresciuta molto con circa mezzo milione di disoccupati in più rispetto all’anno precedente. L’istituto di statistica ha mostrato come dal 2007 gli uomini occupati sono diminuiti di circa 746 mila unità e il tasso di occupazione maschile è passato dal 66,3% al 70,8%.

► Rinnovo dei contratti di lavoro: i tempi di attesa secondo l’Istat

Le previsioni per il 2013 sono ancora negative e i dati della disoccupazione rischiano di essere ancora in aumento. C’è il problema della disoccupazione giovanile su tutti, ma non solo.

Per la Cgil i dati sulla disoccupazione sono la dimostrazione che la politica di rigore non è stata utile. Il sindacato parla di

fallimento delle politiche di solo rigore che hanno alimentato la recessione e le disuguaglianze e colpito prevalentemente le nuove generazioni, che ormai vedono un sostanziale blocco nell’accesso al lavoro.

Sindacati contro McDonald’s

 Ne avevamo parlato anche noi qualche giorno fa. 3000 nuovi posti di lavoro grazie a McDonald’s Italia a partire da quest’anno, pubblicizzati attraverso un’imponente operazione di marketing che prende spunto dal primo articolo della nostra Costituzione:

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. 3.000 nuovi posti li mettiamo noi.

Ma questa campagna pubblicitaria non è piaciuta alla Cgil che parla di un inganno vero e proprio: secondo il sindacato, infatti, l’offerta di McDonald’s riguarderebbe solo contratti che prevedono poche ore di lavoro e in orari notturni o nei festivi. Quindi, è vero che i posti di lavoro ci sono, ma sono di scarsa qualità.

Ovviamente McDonald’s non ha lasciato l’accusa senza risposta e fa sapere che la multinazionale

McDonald’s crede in questo Paese e per questo oggi investe, aprendo in Italia oltre cento nuovi ristoranti. Stiamo assumendo a tempo indeterminato, non licenziando e consideriamo fuori luogo queste critiche. Forse la Cgil potrebbe rivolgere la propria attenzione a quelle aziende che non offrono contratti altrettanto sicuri o che licenziano. In questo periodo non sono poche.

E anche Elsa Fornero è dello stesso avviso: meglio un posto di lavoro a poche ore settimanali che nessun posto di lavoro. L’importante è creare del movimento nel mercato del lavoro e non ci si può aspettare che un’azienda, anche se si tratta di una grande multinazionale, proponga contratti a tempo indeterminato in un periodo di tale incertezza economica.

Fuga di cervelli triplicata in dieci anni

 Il rapporto Istat “Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente” ha messo in luce una situazione tragica per i giovani laureati italiani. Negli ultimi dieci anni (dal 2001 al 2011) il numero dei ragazzi che hanno scelto di andarsene dalla propria patria per cercare lavoro all’estero oscilla tra le 29 e le 39 mila unità.

Le mete verso cui si rivolgono i giovani con un titolo di studio universitario e con più di 25 anni sono principalmente Germania, Svizzera, Regno Unito e Francia, dove emigra circa il 44% del totale; fuori dall’Europa le mete più ambite sono il Brasile e gli Stati Uniti. Ma le percentuali cambiano se si prendono in considerazione solo gli emigrati con laurea, le cui principali mete di destinazione sono la Gran Bretagna (11,9%), Svizzera (11,8%), Germania (11%) e Francia (9,5%).

L’indagine dell’Istat non mette solo in evidenza l’aumentato numero dei cervelli in fuga, ma chiarisce anche come stanno cambiando le dinamiche dell’emigrazione: il numero dei laureati che hanno lasciato il paese è passato dall’11,9% del 2002 al 27,6% del 2011, mentre la percentuale degli emigrati che hanno titolo di studio fino alla licenza media è diminuito dal 51% al 37,9%.

Alla fine del decennio di preso in considerazione il saldo migratorio è negativo per tutte le categorie di emigrati: -5.200 individui con titolo di studio fino alla licenza media, -6.300 quelli con diploma e -10.600 laureati.

Freelancer sbarca in Italia

 Il giro è stato lungo, ma alla fine anche in Italia si potrà usare Freelancer. Si tratta di un grande passo avanti per i lavoratori autonomi e per le imprese che cercano freelance sicuri e affidabile e, soprattutto, economici.

Freelancer è nata nel 2004 in Australia con il portale GetAFreelancer.com. Nel tempo, con l’aggregazione di altre realtà simili, il portale si è esteso a livello internazionale e, lo scorso anno, questa idea innovativa ha ricevuto il premio Ernst & Young Technology Entrepreneur of the Year.

Sono 240 i paesi in cui opera Freelancer e, grazie alla possibilità di far incontrare domanda e offerta di lavoro in rete, quindi senza limiti di tempo e di spazio, le aziende partecipanti hanno potuto esternalizzare 2,7 milioni di progetti, per un totale di 650 milioni di dollari.

Il funzionamento di Freelancer è molto semplice e ricalca quello della piattaforma Ebay: le aziende iscritte possono pubblicare il bando per il progetto necessario con relativo budget disponibile e i professionisti interessati fanno le loro proposte. Le azienda, una volta scaduto il bando, decideranno a chi affidare il progetto  pagando solo al raggiungimento degli obiettivi previsti.

Prevalentemente si tratta di progetti legati al mondo dell’informatica, ma si può trovare davvero un po’ di tutto. In poco tempo, infatti, Freelacer Italia ha raggiunto quota 4 mila aziende italiane iscritte che si aggiungono alle 21 mila già presenti.

Rinnovo dei contratti di lavoro, i tempi di attesa secondo l’Istat

 Secondo l’Istat i dipendenti in attesa di rinnovo del contratto del lavoro sono circa 3,7 milioni, di cui 3 milioni solo nel settore delle pubbliche amministrazioni. I contratti collettivi in scadenza sono 33.

Grazie all’entrata in vigore dei nuovi contratti per alcune categorie di lavoratori (alimentari, olearie e margarinera, carta cartone e cartotecnica) la percentuale dei dipendenti in attesa è calata di qualche punto percentuale rispetto al mese precedente, che si attesta, quindi, al 28,5% dei lavoratori totali.

Secondo l’Istat, nel mese di novembre l’attesa per un lavoratore con contratto in scadenza è di 35,6% mesi, molto di più di quanto segnalato lo scorso anno nello stesso periodo. Anche la media di attesa sul totale dei lavoratori è più alta rispetto allo scorso anno: 10,1 mesi per il novembre del 2012, contro i 7,5 del novembre del 2011.

Le previsioni dell’Istituto di Statistica confermano che per questo mese la situazione dei contratti in scadenza rimarrà invariata, per diminuire, poi, a partire dal gennaio del prossimo anno (39,1%) con un picco nel periodo compreso tra aprile e maggio.

A differenza del comparto pubblico, nel privato la situazione è migliore. La quota dei dipendenti in attesa di rinnovo si ridurrà dal 92,7% di dicembre 2012 al 38,5% di maggio 2013. Anche i mesi di attesa sono di meno: considerando il totale dei dipendenti privati il tempo di attesa per il rinnovo del contratto è di 2,6 mesi.

 

7 milioni di lavoro per il Cloud Computing, ma manca il personale qualificato

Il cluod computing, l’ultima evoluzione tecnologica, è un settore dell’informatica di recente sviluppo che sfrutta le potenzialità della rete per l’archiviazione, la memorizzazione e l’elaborazione di dati. Si tratta di un servizio che viene offerto ad aziende e privati da un provider specifico che permette al cliente di fare tutte queste operazioni da remoto.

Si tratta di un settore in forte espansione ma che, purtroppo, potrebbe essere frenato proprio dalla mancanza di personale adeguatamente qualificate allo svolgimento delle mansioni necessarie. Secondo un recente studio della società di ricerca IDC commissionato dalla Microsoft, entro il 2015 i posti di lavoro disponibili sul mercato mondiale saranno circa sette milioni, che, se non si prenderanno provvedimenti nell’immediato, potrebbero anche rimanere scoperti.

Già da ora la situazione è preoccupante: mancano all’appello 1,7 milioni di persone che le diverse società stanno già ricercando. Mancano preparazione, certificazioni ed esperienza. Come spiega Cushing Anderson, vice presidente IDC, il cloud computing richiede una serie di competenze diverse rispetto a quelle richieste nel settore dell’IT fino ad ora e, di conseguenza, mancano anche i criteri per la selezione del personale.

Non vi è alcuna serie di criteri onnicomprensiva e universalmente valida per i posti di lavoro nel cloud computing. Pertanto, la formazione e la certificazione è fondamentale per la preparazione dei candidati al lavoro nel settore del cloud computing.

 

3000 nuovi posti di lavoro grazie a McDonald’s Italia

 Questo vuol dire che, da un lato, all’estero c’è ancora fiducia nell’Italia e nella sua forza lavoro e, dall’altro, anche delle interessanti novità per coloro che sono alla ricerca di un impiego.

3000 i posti creati entro il 2015, di cui la prima tranche, circa 1100, già dal 2013 grazie all’apertura di 100 nuovi ristoranti sul territorio italiano. I contratti di lavoro previsti per i nuovi dipendenti McDonald’s Italia saranno, prevalentemente, contratti di apprendistato della durata di 36 mesi e si rivolgeranno a candidati di età compresa tra i 18 e i 29 anni. La maggior parte delle assunzioni saranno nelle regioni del centro e del sud del paese.

Partendo dal presupposto che, almeno fino ad oggi, il 71% dei lavoratori della multinazionale sono assunti con contratti a tempo indeterminato, anche l’apprendistato previsto per queste nuove assunzioni dovrebbe essere finalizzato all’inserimento stabile in azienda.

Interessante anche il fatto che la maggior parte delle persone che ricoprono dei ruoli di responsabilità all’interno di McDonald’s provengono dalle mansioni operative, questo perché l’azienda è fortemente orientata alla formazione e alla crescita professionale che viene dall’esperienza diretta.

Un ruolo di tutto rilievo spetta anche alle pari opportunità: la metà dei direttori dei ristoranti McDonald’s, infatti, sono donne.