Saldi solo per 6 italiani su 10, con un budget di 200 euro

I saldi invernali sono al via in tutte le Regioni italiane. Vi parteciperanno sei italiani su dieci. Rispetto all’anno scorso si tratta di una discesa di 8 punti percentuali.

L’indagine sui saldi invernali è stata realizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia, di concerto con Format Research. Dai dati si evince che il 68 % degli italiani parteciperà ai saldi. Di questi, il 38% acquisterà in punti vendita in cui non ha mai acquistato prima d’ora. In prevalenza i consumatori sono donne. L’età media è compresa tra i 18 ed i 54 anni, giovani e giovanissimi.

QUANTO SI SPENDE

I consumatori spenderanno per questa tornata invernale intorno ai 200 euro a testa. Una minima parte spenderà tra i 200 e i 300 euro. Diminuisce la soglia di coloro che spenderanno tra i 300 e i 500 euro, oppure oltre i 500 euro.

ACQUISTI PRINCIPALI 

I capi di abbigliamento sono il principale prodotto di consumo. Sono invece in diminuzione gli acquisti relativi a calzature, accessori, biancheria intima e per la casa, nonché pelletteria.

La merce acquistata in saldo rispetto al precedente anno diminuisce in termini di volume. Resta comunque un dato da sottolineare. Gli italiani nutrono ancora molta fiducia nei saldi. Sono sicuri di trovare prodotti di qualità, da utilizzare a lungo termine, ai quali pensavano già da tempo.

 

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Serpico cos’è e come funziona

 Ser.p.i.co., acronimo di Servizi per i contribuenti, è un enorme cervello elettronico che lavora 24 ore su 24 e che è in grado di analizzare e catalogare circa 24.200 informazioni al secondo. Entro la fine della primavera, l’immenso server avrà registrato e studiato tutti i movimenti bancari, sospetti e non, dei cittadini italiani, allo scopo di individuare gli evasori.

Serpico è in grado di incrociare i dati dei contribuenti – dichiarazioni dei redditi, auto, case, terreni, aerei, barche, polizze assicurative, investimenti etc – e, da questi, individuare i possibili casi di evasione fiscale. Giusto per fare un esempio, Serpico è in grado di rilevare l’incongruenza tra una dichiarazione dei redditi di 2.000 euro e il possesso di due auto e una villa di lusso.

Il tutto digitando solo il codice fiscale o la partita IVA della persona o della società che si intende controllare. Serpico può accedere a tutte le banche dati necessarie e i dati di tutti noi sono già in elaborazione, ma l’accesso al sistema vero e proprio, quello del controllo diretto di una persona o di una società, sarà possibile solo per alcuni super funzionari scelti dall’Agenzia delle Entrate (i cui nomi sono segreti).

Ma anche Serpico avrà un ruolo da protagonista: sarà il server a mandare un segnale di allarme in caso di movimenti sospetti. Se il sospetto diventa una certezza, il passo per il recupero del denaro sottratto alle casse dello Stato sarà brevissimo.

 

 

Nel 2013 tasse in aumento per 14,7 miliardi

Nell’anno appena iniziato si verificherà un aumento di 14,7 miliardi di tasse, con un conseguente aggravio di 585 euro per ogni famiglia. La pressione fiscale, dunque, aumenterà ancora. Lo sottolinea la Cgia di Mestre nella persona del Presidente Bortolussi, evidenziando che gli effetti della nuova Legge di Stabilità valgono a poco rispetto all’odierna situazione economica del Paese.

La pressione fiscale, nello specifico, si attesterà intorno al 45,1% del Prodotto Interno Lordo. In percentuale parliamo di 0,2 punti in meno rispetto a quanto previsto dal Governo durante lo scorso mese di settembre all’interno del Documento di Economia e Finanza.

Anche il 2013, dunque, sarà un anno pieno di tasse. Tra queste menzioniamo la Tares (nuova tassa sui rifiuti), l’aumento dell’Iva previsto a partire dal prossimo 1 luglio, la modifica relativa all’Imu riguardante i capannoni, l’incremento dei contributi previdenziali per i lavoratori autonomi, nonché l’aumento delle addizionali Irpef a livello regionale.

Risultato? Gli italiani pagheranno 14,7 miliardi di euro in più per quanto riguarda le tasse.

Per Giuseppe Bortolussi, Segretario Cgia, il trend potrà essere invertito soltanto a partire dal 2014. Solo l’anno prossimo, infatti, la pressione fiscale scenderà leggermente sotto il 45%.

Sempre più vicini alla fusione tra Fiat e Chrysler

Il crollo del mercato delle automobili verificatosi nel 2012 ha scosso la Fiat, che prontamente cerca tutte le strade possibili per evitare il tracollo e per contrastare l’ascesa della Cina nel medesimo settore.

Sergio Marchionne, manager del gruppo torinese, ha ben chiaro qual è il cammino del Lingotto: la parola d’ordine è internazionalizzazione. Un primo step è stato già compiuto mediante la fusione avvenuta tra Fiat e Case New Hollande.

Il secondo grande progetto, in cantiere da tempo, è quello della fusione con Chrysler, per certi versi già avvenuta.

La prima mossa è quella di aver annunciato l’intenzione di acquistare una nuova quota partecipativa del capitale Chrysler tramite Veba. Si tratta di una seconda tranche di azioni, pari a circa il 3,3%. Totale in euro dell’investimento prossimo: 198 miliardi.

La strategia di Marchionne spianerà il cammino per la definitiva simbiosi tra Fiat e il colosso americano. Una fusione, quella con Chrysler, in grado di apportare notevoli benefici in termini finanziari e fiscali per l’azienda torinese.

Fiat, dunque, inizia l’anno facendo i conti, notando lo strapotere cinese e ponendo soluzioni per sopperire al crollo del settore automobili, mai così in basso dal 1979 ad oggi.

Senza ombra di dubbio, l’acquisto del 3,3% di capitale Crhysler è il primo segnale. Con tale acquisto, Fiat salirà quindi al 65,17% della quota partecipativa di Chrysler posseduta.

 

Visa eterna? Non più

 No pagamenti elettronici dal 1 gennaio. Ci scusiamo per i possibili disagi.

Questa è la frase che compare a chi visita il sito ufficiale dei Musei Vaticani, perché la Bankitalia ha bloccato tutti i pagamenti elettronici attraverso Pos nello Stato della Città del Vaticano. Per coloro che, a partire dal 1° gennaio di quest’anno, vorranno visitare i Musei o usufruire di uno dei servizi della Città del Vaticano, gli unici pagamenti ammessi sono contanti, assegni e bancomat dello Ior.

Il fatto è semplice: per la Banca Centrale Italiana, lo Stato Vaticano, ai sensi della normativa antiriciclaggio, è un Paese extracomunitario «non equivalente» a fini di vigilanza e di antiriciclaggio.

I Pos dello Stato Vaticano sono forniti dalla Deutsche Bank Italia che, pur essendo un soggetto di diritto italiano e vigilato da Bankitalia, non ha richiesto l’autorizzazione necessaria per farlo e, quando ha tentato di rimediare nel corso dello scorso anno, la Banca d’Italia ha rifiutato l’istanza. I Pos rimarranno bloccati fino a data da destinarsi.

La Banca d’Italia ha messo in atto un’azione impegnativa – il blocco dei pagamenti elettronici viene fatto in caso di sospetto concreto – che mette in evidenza il fatto che la Banca Vaticana non è autorizzata ad operare in Italia, anche se nell’ultimo anno sono stati fatti dei grandi passi per quanto riguarda l’adeguamento giuridico alle norme antiriciclaggio internazionali.

 

 

Disoccupazione in aumento al Sud nel 2013

Unioncamere e Prometeia avvertono: nel 2013 poco cambierà per quanto riguarda il mercato del lavoro. Tutto è riportato nel documento Scenari di sviluppo delle economie locali italiane, realizzato dai due Enti, i cui dati parlano di un panorama difficile. I dati più preoccupanti, tanto per cambiare, riguardano il Sud Italia, fanalino di coda dal punto di vista occupazionale. Il tasso di disoccupazione del Mezzogiorno dovrebbe consolidarsi intorno all’asticella del 17,9%.

In altri termini la disoccupazione al Sud aumenterà vertiginosamente di 6,5 punti in percentuale rispetto al resto della media italiana. La media nazionale, infatti, si attesterà intorno all’11,4%.

Nel frattempo, mentre Unioncamere e Prometeia fanno la conta dei danni (presenti e futuri) in Germania è record per quanto riguarda l’occupazione. Da noi, soprattutto al Meridione, è record al contrario.

Classifica regioni con tasso più alto di disoccupazione

Soffermiamoci, dunque, sulle regioni più sofferenti dal punto di vista della mancanza di lavoro.

– Calabria: 20%, è la regione con il più alto tasso di disoccupati;

– Sicilia: 19,6%;

– Campania: 19,3%;

– Sardegna: 17%;

– Puglia: 16,1%;

– Basilicata: 15,6%;

La regione con il più basso tasso di disoccupazione in Italia è, invece, il Trentino Alto Adige, il cui livello di non-lavoro si fermerà per il 2013 al 5,8%. Seguono Veneto e Valle d’Aosta.

Raggiunto obiettivo spread, cosa cambia?

 Lo spread, il differenziale tra i Bund tedeschi e i titoli di stato italiani si è finalmente abbassato fino a quota 283, dopo che, durante il governo precedente, era arrivato a toccare i 575 punti. Ci sono voluti sacrifici, tre manovre finanziarie, per un totale di 82 miliardi, e una crescita sostanziosa della pressione fiscale (passata dal 42,5 al 44,7% in dodici mesi), ma l’obiettivo è raggiunto.

Almeno così dicono al Ministero del Tesoro, che stima che questo abbassamento dello spread potrebbe portare un risparmio di 50 miliardi di euro nei prossimi tre anni per le casse dello Stato, ma si tratta, ancora, solo di un risparmio potenziale, che arriverà dal calo degli interessi sul debito (nel 2012 sono stati pari a 86 miliardi, il 5,5% del Pil).

E le famiglie?

Per le famiglie ancora i risultati non sono arrivati. Il tanto sperato calo dei tassi di interesse non è arrivato, anzi, il costo medio di un mutuo per l’acquisto di una casa, dai dati della Banca d’Italia, è salito dal 3,4% del 2010 al 4,2% di oggi, e anche per le imprese la situazione non è migliore.

Il motivo? Le banche, nonostante abbiano ricevuto un bel po’ di liquidità dalla banca centrale, hanno ancora difficoltà a finanziarsi e hanno aumentato al 4,1% lo spread che applicano all’Euribor a tre mesi, con il risultato che i consumatori pagano tassi di 80 centesimi più alti rispetto a quelli del 2010, quando lo spread era sui livelli di quello attuale.

 

Auto, Cina pronta a sorpassare l’Europa nel 2013

Il mercato automobilisti Cinese è pronto al sorpasso. E’ destinato a crescere, mentre crolla a picco il mercato europeo nel 2012.

Il Financial Times si è lasciato andare in questa previsione, non così tanto azzardata, fatta sulla base di dati provenienti da Ihs, Lmc Auto, Pwc (società di consulenza) nonché dei dati provenienti da Ubs e Credit Suisse.

In Cina si parla di una produzione stimata intorno ai 19,6 miliardi di veicoli leggeri. Si tratterà del primo anno in cui la produzione cinese supererà in quantità quella europea.

Il Vecchio Continente, infatti, dovrebbe fermarsi intorno ai 18,3 milioni.

Il Financial Times, all’interno della sua analisi, inquadra il panorama mondiale auspicando una netta ripresa. Le stime parlano di una crescita del 2,2%, inferiore alla crescita del 4,9% verificatasi nel 2012. Le vendite su scala mondiale dovrebbero portare nelle casse del mercato 1.300 miliardi di dollari.

Stando a queste proiezioni, il mercato europeo sarà però ancora in calo, rispetto alla Cina e rispetto alle vendite di veicoli fatte registrare nello scorso anno. In sostanza, la quota europea sulla produzione mondiale rappresenterà circa un quinto. Il calo si attesta, in previsione, sul 35% rispetto ai record raggiunti nel 2011.

L’Europa, dunque, è pronta a cedere il testimone alla Cina? Il Financial Times risponde in maniera affermativa, sottolineando la crescita esponenziale della Cina, la quale ha prodotto 17,8 milioni di veicoli nel 2012. In un decennio la sua quota produttiva è salita dal 3% al 23%. Niente male.

 

Crolla a picco il mercato delle automobili

Senza dubbio, quello che è appena finito passerà in rassegna come uno degli anni più disastrosi per il mercato delle automobili. Era dal 1979 che non si registravano così poche immatricolazioni. Un incubo, dunque, che torna nelle notti dei produttori e delle aziende trentatré anni dopo. Una sconfitta annunciata da tempo, che ora viene confermata dai dati di fine 2012.

Il mercato delle quattro ruote, dunque, tocca in tutta Europa uno dei picchi più bassi della sua storia commerciale, facendo registrare un trend negativo che si respira ovunque. Non solo in Italia.

Difficile, al giorno d’oggi, ipotizzare una veloce risalita delle transazioni e un aumento immediato delle immatricolazioni. Il mercato, infatti, stenta a ripartire, proprio come se fosse una vecchia vettura destinata più al macero che alla strada.

DATI DICEMBRE

Partiamo dalla fine, ovvero dal mese di dicembre. Le immatricolazioni nell’ultimo mese del 2012 sono state 86.735. In termini statistici si tratta di un consistente meno 22,51% rispetto al dicembre del precedente anno. A fine 2011, infatti, erano state 111.928 le auto immatricolate nell’ultimo mese.

DATI 2012

Il 2012 è stato, tuttavia, in generale un anno di piena crisi per il comparto automobilistico. Uno di quelli iniziati male e finiti peggio. In totale, in Italia, sono state immatricolate 1,4 milioni di vetture. Il mercato fa dunque registrare su base annua una diminuzione di 19 punti in percentuale rispetto al 2011, anno in cui le vetture immatricolate sono state 1,75 milioni.

FIAT

Il Gruppo Fiat non può che accusare il colpo, senza esimersi minimamente dal contesto in cui. La crisi, di riflesso, colpisce ovviamente anche il gruppo Fiat, le cui vendite sono scese del 19,4% su base annua. In altri termini, le immatricolazioni di auto Fiat nel 2012 sono state poche: 100.000 vetture. Il gruppo del Lingotto ha comunque rilasciato dati non del tutto negativi, sottolineando che l’auto più venduta nel 2012 nel nostro Paese è stata la Panda.

 

Conti pubblici in netto miglioramento a fine 2012

Il Ministero dell’Economia chiude il 2012 in positivo. Pare che i Conti Pubblici stiano per tornare in salute. Il Fabbisogno, infatti, sembra essere in netto miglioramento rispetto alle condizioni in cui versava nel 2011.

Stando ai dati rilasciati dal Mef lo scorso 31 dicembre, esso ammonta a 48,5 miliardi di euro. Si tratta di 15,2 miliardi in meno rispetto al 2011 (anno in cui si attestava dunque intorno ai 63,8 miliardi).

L’ottimo risultato è frutto del buon andamento dei flussi fiscali. Gli incassi sono stati positivi. Pensare che al netto del versamento al capitale European Stability Mechanism, il fabbisogno avrebbe toccato quota 42,8 miliardi.

Se si considera il valore riportato nella Nota di Aggiornamento contemplata nel Documento Economia & Finanza (il valore era di 45,4 milardi), inoltre, il Fabbisogno guadagna ulteriormente 3 miliardi.

A cosa si deve questo ulteriore rialzo? Sicuramente al pagamento delle quote dei mutui fatto pervenire in anticipo dalle Amministrazioni centrali, nonché dagli enti territoriali, direttamente nella Cassa depositi e prestiti.

Altra buona notizia: a dicembre 2012 è stato fatto registrare un avanzo del settore statale provvisoriamente determinato in circa 14,1 miliardi, superiore di circa 8,4 miliardi rispetto a quello realizzato nel dicembre 2011 che fu pari a quasi 5,6 miliardi.