Raggiunto obiettivo spread, cosa cambia?

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 Lo spread, il differenziale tra i Bund tedeschi e i titoli di stato italiani si è finalmente abbassato fino a quota 283, dopo che, durante il governo precedente, era arrivato a toccare i 575 punti. Ci sono voluti sacrifici, tre manovre finanziarie, per un totale di 82 miliardi, e una crescita sostanziosa della pressione fiscale (passata dal 42,5 al 44,7% in dodici mesi), ma l’obiettivo è raggiunto.

Almeno così dicono al Ministero del Tesoro, che stima che questo abbassamento dello spread potrebbe portare un risparmio di 50 miliardi di euro nei prossimi tre anni per le casse dello Stato, ma si tratta, ancora, solo di un risparmio potenziale, che arriverà dal calo degli interessi sul debito (nel 2012 sono stati pari a 86 miliardi, il 5,5% del Pil).

E le famiglie?

Per le famiglie ancora i risultati non sono arrivati. Il tanto sperato calo dei tassi di interesse non è arrivato, anzi, il costo medio di un mutuo per l’acquisto di una casa, dai dati della Banca d’Italia, è salito dal 3,4% del 2010 al 4,2% di oggi, e anche per le imprese la situazione non è migliore.

Il motivo? Le banche, nonostante abbiano ricevuto un bel po’ di liquidità dalla banca centrale, hanno ancora difficoltà a finanziarsi e hanno aumentato al 4,1% lo spread che applicano all’Euribor a tre mesi, con il risultato che i consumatori pagano tassi di 80 centesimi più alti rispetto a quelli del 2010, quando lo spread era sui livelli di quello attuale.

 

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