Come si manda una pec? La guida per inviare i messaggi

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Il suo successo lo decretano i numeri: stando agli ultimi dati pubblicati dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), a fine ottobre 2020 erano 12.099.979 le caselle di posta elettronica certificata aperte in Italia, quasi 500mila in più rispetto alla precedente rilevazione di fine -agosto, quando il dato riportato era pari a 11.702.574.

Come si manda una pec

Nel corso degli anni, la diffusione della PEC ha subito un’accelerazione notevole, diventando obbligatoria per la Pubblica Amministrazione, le società, le imprese individuali e i liberi professionisti ma anche e soprattutto un’utile opportunità per i cittadini privati, i quali hanno potuto scoprirne i vantaggi dapprima scegliendo la modalità PEC gratis e poi firmando un vero e proprio contratto di abbonamento.

Dal 2005, quando il DPR n.68 ne ha sancito l’esordio sul palcoscenico digitale italiano, la posta elettronica certificata si è via via sostituta alla tradizionale raccomandata A/R, mantenendo essenzialmente lo stesso fine e il medesimo valore legale: finalizzare uno scambio di comunicazioni con la conseguente ricezione di notifica.

Sono proprio il valore legale e le ricevute di accettazione e di consegna firmate dal gestore, attestante al mittente la riuscita della consegna, che differenziano la PEC dal consueto indirizzo di posta elettronica.

PEC: come si invia un messaggio?

Il primo passo per diventare possessori di una casella di PEC è, come riportato sopra, sottoscrivere un abbonamento scegliendo tra i tanti provider tutelati dall’Agenzia per l’Italia Digitale: pagata la somma richiesta per il servizio e attesa la conferma di buon esito dell’operazione, sarà sufficiente accedere alla casella inserendo le credenziali fornite dal gestore.

A questo punto, inviare un messaggio si può considerare un gioco da ragazzi: comprenderne l’uso è molto semplice anche per chi ha poca dimestichezza con la tecnologia ma almeno una volta nella vita si è ritrovato a spedire una semplice e-mail. Il meccanismo è, infatti, lo stesso:

  • Cliccare sull’apposita icona di “nuovo messaggio”, di solito contrassegnata dalla classica busta della lettera;
  • Compilare i campi richiesti: quali l’indirizzo del destinatario e l’oggetto della missiva;
  • Aggiungere eventuali allegati, che possono essere di diverso formato;
  • Scrivere il messaggio e rileggerlo attentamente;
  • Cliccare su “invia”.

Una volta spediti, i messaggi vengono firmati digitalmente dal gestore PEC, per cui diviene impossibile apportare modifiche al contenuto della comunicazione o ai diversi allegati. L’integrità – termine con il quale ci si riferisce proprio all’impossibilità di alterare le informazioni inviate – è uno degli attributi fondamentali della PEC. Gli altri sono la riservatezza – poiché il messaggio scambiato rimane completamente privato e accessibile unicamente al destinatario e al mittente – e il non ripudio – in quanto il mittente non ha alcuna possibilità di negare la paternità dello scambio e la validità di quanto messo nero su bianco.

Alla luce di ciò si comprendono le ragioni che hanno portato, negli ultimi 4 anni, a raddoppiare il numero di messaggi di PEC inviati: ad esempio dai 215.523.562 messaggi del bimestre maggio-giugno 2016  si è passati ai 377.661.074   di maggio-giugno 2020. Le occasioni più ricorrenti? L’inoltro di informazioni con la Pubblica Amministrazione, le comunicazioni formali tra aziende e professionsiti e, infine, l’invio di atti burocratici indirizzati sul territorio nazionale.

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