Coronavirus, BCE messa alla prova: cosa farà?

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E’ un momento delicato anche per la Bce di Christine Lagarde: l’emergenza Coronavirus è reale e sta presentando il conto mettendo davanti a una prova difficile un’istituzione europea che si trova davanti a una crisi senza precedenti.

BCE deve prendere decisioni forti

Non ci si trova più davanti alla possibilità che le conseguenze dell’epidemia in Cina possano riflettersi sulle politiche da Intraprendere: l’Italia è in quarantena e ha bisogno di flessibilità e altri paesi europei potrebbero trovarsi ad affrontare le stesse problematiche.

Nel corso di una teleconferenza con i leader Ue, Christine Lagarde lo ha detto chiaro e tondo: quel che sta succedendo rischia di pesare tanto quanto la crisi del 2008 se non si pone immediato riparo con un’azione politica e monetaria coordinate. Al momento FED e Banca d’Inghilterra hanno già tagliato i tassi: bisogna capire se possa essere una misura efficace anche per l’Europa che da tempo naviga su un terreno negativo.

Filippo Diodovich, senior strategist di Ig Italia, parlando del problema ha sottolineato che è improbabile aspettarsi un nuovo decremento:

Se da una parte resta alta la pressione sulla Bce affinché annunci nuove misure riteniamo che un ulteriore taglio dei tassi sui depositi, di 10 punti base a -0,6%, sia improbabile“.

Soprattutto perché sarebbe in realtà dedicata alle riserve delle banche e non darebbe i frutti sperati nei mercati finanziari. Alcuni analisti sostengono che una risposta importante potrebbe essere il favorire prestiti alle piccole imprese attraverso un programma mirato di aste a basso costo per la liquidità delle banche.

Momento della verità per la BCE

Per diversi esperti questo è davvero il momento della verità per Christine Lagarde: una risposa troppo morbida e non adatta potrebbe mettere a dura prova non solo l’economia degli Stati membri che stanno combattendo con l’emergenza del Coronavirus ma in generale anche la tenuta dell’Unione Europea.

Tra le possibili soluzioni vi potrebbe essere l’emissione di nuove obbligazioni (eurobond, solidarity bond o eurocrisis bond) da parte dei governi nazionali europei e garantite da tutti gli Stati membri o meglio ancora, nuove aste Tltro dedicate alle Pmi corredate da un aumento del piano di Quantitative Easing da 20 a 50 miliardi di euro, rivolto soprattutto ai corporate bond.

Da Intesa Sanpaolo e in particolare dalla sua direzione Studi arriva una sorta di via libera a quest’ultima ipotesi: viene infatti sottolineato come “l’aumento del volume mensile degli acquisti netti, che dovrebbe essere almeno di 20 miliardi di euro per essere notato, potrebbe essere accompagnato anche da un allentamento dei criteri di ammissibilità dei titoli, allargando il programma a emissioni high-yield” mentre il taglio dei tassi risulterebbe inutile.

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