Fed lascia ancora invariati i tassi

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La Fed ha deciso di non toccare i tassi di interesse. La banca centrale statunitense lascia quindi il costo del credito tra l’1,50% e l’1,75% votando all’unanimità rendendo noto contestualmente come la situazione economica sia rimasta invariata rispetto all’ultima comunicazione.

Solo aggiustamenti tecnici per la Fed

Sebbene lo stato dell’economia americana sia rimasto sostanzialmente invariato, la Federal Reserve ha deciso di ritoccare il tasso per i reverse repo introdotti dopo le turbolenze sul mercato monetario, portati dall’1,45% all’1,50%: una decisione presa, ha spiegato Jerome Powell, per sostenere il trading nel mercato dei federal funds. In poche parole sono stati eseguiti dalla Fed, solo piccoli “aggiustamenti tecnici” che non rappresentano un cambiamento in quella che è la politica monetaria adottata dalla Banca centrale statunitense.

Come già deciso i repo dureranno sicuramente fino ad aprile e successivamente verrà intrapresa una graduale eliminazione di questi strumenti ed un aumento del tasso minimo. L’obbiettivo è quello di non far scendere le riserve al di sotto dei 1500 miliardi di dollari registrati a settembre.

Gli Stati Uniti, al pari dell’Unione Europea, “combattono” con un tasso di inflazione che per quanto ci si sforzi non riesce a raggiungere l’obiettivo fissato al 2%: la Federal Reserve si sta muovendo quindi per orientare la propria politica monetaria al fine di raggiungere tale livello nel tempo più breve possibile.

Situazione mondiale cautamente positiva

Ad influire sulle decisioni della Federal Reserve non solo la necessità di raggiungere il 2% di inflazione ma anche quella che è l’attuale situazione a livello globale. Messe momentaneamente in pausa le preoccupazioni relative ai rapporti con l’Iran è il coronavirus a scatenare le maggiori incertezze al momento sebbene al momento sia troppo presto, secondo Jerome Powell, per eseguire una corretta valutazione degli effetti dell’epidemia.

Prevale quindi nella Fed quello che può essere definito come un “cauto ottimismo” sulla situazione economica globale, anche a causa di un indebolimento delle tensioni commerciali che rimangono comunque alte e quelle che sembrano essere le minori probabilità di una brexit senza accordi.

Al contrario di Christine Lagarde Jerome Powell minimizza il ruolo dei cambiamenti climatici nell’economia sebbene ritenga che “il pubblico ha ogni diritto di aspettarsi e si aspetta che la Fed garantisca che il sistema finanziario sia resiliente e robusto contro i rischi posti dai cambiamenti climatici”. Il presidente della Fed sottolinea in questo caso che la “palla” debba rimbalzare alle agenzie governative ed alla politica che devono salvaguardare il sistema senza che sia la banca centrale a dover modificare la propria politica a causa del problema.

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