Cos’è il ricalcolo contributivo pensato da Tito Boeri

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La riforma delle pensioni tracciata dall’INPS ha varato anche un’ipotesi di ricalcolo contributo delle pensioni che serve sostanzialmente per aumentare le flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. L’attenzione è tutta spostata sulla decurtazione dell’assegno stimata da Boeri in un 3%. I sindacati sono di diverso avviso. 

La decurtazione dello stipendio stimata da Boeri è di un 3% ma i sindacati pensato che le pensioni più povere subiranno una riduzione di un terzo circa dell’assegno. In base ai dati di Progetica, sono state fatte delle simulazioni su PensioniOggi.it ed ecco il risultato. La simulazione prende in esame la situazione di un lavoratore con uno stipendio di 2.000 euro netti al mese. Il ricalcolo contributivo funzionerebbe così:

  • 60 anni – con ingresso nel mondo del lavoro a 20 anni la decurtazione sarebbe del 19,9%; con ingresso a 25 anni del 7,4%.
  • a 50 anni decurtazione del 9,9% e del 4,9%rispettivamente.
  • a 40 anni decurtazione del 1,7% nel primo caso, nulla nel secondo.
  • sotto 40 anni nessuna decurtazione perché avranno comunque l’intero assegno calcolato con il sistema contributivo.

Così riassume la questione PMI.it

Riforma delle pensioni, cosa succede con il ricalcolo

In termini assoluti, il 66enne che lavora da 40 anni perderebbe 330 euro al mese di pensione (l’assegno con il sistema attuale sarebbe di 1.656 euro mentre con il calcolo interamente contributivo diventerebbe di 1.326 euro), mentre se ha iniziato a 25 anni il taglio sarebbe di 111 euro (da 1.494 euro a 1.383). Il 50enne, se ha iniziato a lavorare a 20 anni passa da 1.334 euro a 1.202, perdendo 132 euro, che si riducono a 66 euro nel caso in cui abbia invece iniziato a 25 anni. La pensione di un 30enne è invece calcolata, in ogni caso, a 1.070 euro in caso di ingresso nel mercato del lavoro a 20 anni, e a 1029 euro se ha iniziato a lavorare a 25 anni.

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