Deutsche Bank e Santander soffrono gli stress test Fed

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Due tra i principali gruppi di credito europei soffrono i controlli della Federal Reserve. Ancora una volta le divisioni americane di Deutsche Bank e Santander non hanno superato gli esami predisposti dalla Banca centrale di Washington, vedendosi bocciati i loro piani sui capitali, quelli inerenti la distribuzione di dividendi e il riacquisto di titoli propri.

Le grandi banche di Wall Street invece hanno ottenuto il ‘via libera’, che ha concesso loro di premiare immediatamente gli azionisti (nel caso di Citigroup, promossa per il secondo anno di fila, la cedola è stata triplicata a 16 da 5 centesimi di dollaro). Per Morgan Stanley un ok con riserva: pur ottenendo l’approvazione sulla distribuzione degli utili ai soci, il gruppo è stato ripreso per la sua “debolezza” nei suoi processi interni. Per questo dovrà ripresentare il suo piano sui capitali entro il 29 dicembre di quest’anno rispondendo a quelle mancanze. Se sarà comunque insoddisfatta, allora la Fed potrà congelare i programmi della banca.

Creati dopo la crisi finanziaria del 2008, quelli diffusi ieri e concernenti 33 gruppi rappresentano il secondo round di stress test dopo quelli della settimana precedente. Quelli riguardavano i livelli patrimoniali degli istituti di credito, ben sopra il minimo considerato accettabile dai regolatori anche nel caso di una recessione ipotetica. Quelli i cui risultati sono stati diffusi ieri erano concentrati sulla gestione del rischio e appunto sulle intenzioni delle banche analizzate in materia di dividendi e buyback.

Le new entry di quest’anno erano BancWest corp, controllata della francese Bnp Paribas, e TD Group U.S. Holdings, controllata dalla canadese Dominion Bank. Tornando alle divisioni americane di DB e Santander, per la controllante tedesca si tratta del secondo anno di fila di bocciatura mentre per quella spagnola del terzo. Santander è l’unica azienda ad avere fallito gli stress test Usa per una striscia temporale così lunga. La Fed ha citato miglioramenti ma ancora “progressi insufficienti” rispetto al marzo 2015.

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