Gli opzionaristi analizzano la Spagna prima della crisi

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 Molto spesso, per interpretare cosa succederà tra non molti mesi, è necessario fare un’analisi lucida del passato. Per organizzare le idee è meglio procedere con una nazione alla volta, magari partendo da quelle maggiormente “in bilico”, dai paesi considerati rischiosi e periferici.

Molti analisti, alla luce degli scandali del governo e del piano pluriennale di austerity, hanno pensato di concentrarsi sulle scelte della Spagna.

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Madrid sta sicuramente meglio di Lisbona e di Atene, ma non naviga nel lusso e come per l’Italia le speranze di una ripresa repentina si allontanano. Anche in Spagna, tutto è cominciato dalle banche del paese che hanno avuto problemi di liquidità dopo l’introduzione dell’euro, nel periodo del boom immobiliare.

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Gli economisti si sono quindi accorti che il debito accumulato dagli istituti di credito era equivalente se non superiore al debito pubblico, non c’erano più investimenti e il tessuto economico era lacerato dalla disoccupazione, dovuta anche all’eccessiva rigidità del mercato.

L’unica via di scampo sembra quindi rappresentata proprio da una riforma del mercato del lavoro e per questo i politici si sono spesi nella ricerca di accordi tra le associazioni sindacali e i rappresentanti di categoria, proponendo impopolari decurtazioni degli stipendi e corrispondenti incrementi delle ore di lavoro.

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