Imu: anche le dimore storiche vanno al catasto

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 La nuova disciplina dell’Imu mette sotto scacco anche le case di lusso. La nuova normativa le esclude da ogni forma di agevolazione e le condanna al catasto. In altri termini, dovranno pagare la rata anche i soggetti che sono in possesso di abitazioni classificate nelle categorie catastali:

– A1 (ovvero le abitazioni signorili);

– a8 (le ville);

Più che le case di lusso, dunque, sono le suddette categorie catastali a non sfuggire alla nuova Imu. Per i soggetti che vi risiedono e dimorano sarà applicata la norma di rigore minore contemplata per l’abitazione principale. L’aliquota di base è il 4 per mille. Potrebbe variare da un minimo del 2 per mille a un massimo del sei per mille.

Alle suddette categorie spetterà anche la detrazione base di 200 euro. I comuni, peraltro, possono elevare questa detrazione sino alla completa esenzione. Ma lo faranno? Difficile che si verificherà.

Dal 2014, tuttavia, smette di avere efficacia la maggiorazione della detrazione di 50 euro per ogni figlio che convive nell’abitazione principale. Anche le casistiche degli immobili recentemente introdotte, riguardanti quelli assimilati alle case principali escludono le case di lusso. Basti pensare agli immobili in comodato a parenti di primo grado nonché alle unità non locate dei soggetti che appartengono alle forze armate.

Per quanto riguarda le unità abitative che differiscono da quella principale, il vincolo di immobile di lusso è del tuttora rilevante. In altri termini, ciò implica che alle seconde case di lusso dovrà essere applicata la disciplina generale dell’imposta.

Discorso a parte per i fabbricati di interesse storico-artistico, al cui interno potrebbero ricadere le case di lusso. In questo caso l’Imu statuisce che la base imponibile sia ridotta alla metà.

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