I motivi del boom delle partite Iva under35

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 Il 2012 ha segnato il record delle partite Iva under 35. In un anno si sono registrate ben 549.000 aperture di partite Iva, in aumento del 2,2% rispetto al 2011, e, tra queste, il 38,5% è composto da partite Iva under 35, l’8,1% rispetto all’anno precedente che segna ben 211.500 giovani professionisti in più.

Il sospetto che il fenomeno non sia motivato da una forte spinta imprenditoriale dei giovani italiani è forte. Sentimento comune, confermato anche da Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre:

Riteniamo che molte delle nuove partite Iva stiano operando per un solo committente.

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Operare per un solo committente, però, non significa essere un libero professionista, ma svolgere un lavoro dipendente, che dovrebbe essere tutelato da un apposito contratto. Non sono certamente i giovani a voler stringere un tale tipo di accordo, ma si tratta, nella maggior parte dei casi, dell’unico modo per poter lavorare: essere un dipendente mascherato da libero professionista.

Nonostante le nuove regole che sono entrate in vigore con la riforma Formero che hanno posto nuovi limiti e maggiori controlli. Una stretta che aveva proprio l’obiettivo di evitare un tale tipo di atteggiamento da parte delle imprese, dopo l’entrata in vigore, nel gennaio del 2012, del regime fiscale dei superminimi: partite Iva di professionisti sotto ai 35 con un fatturato netto inferiore ai 30.000 euro annuo che pagano solo il 5% di Irpef.

Un incentivo all’imprenditoria giovanile che si è trasformata in un’arma a doppio taglio, perché anche alle aziende conviene. Un collaboratore esterno comporta molti meno oneri di contribuzione rispetto ad un dipendente o un un collaboratore a progetto, soprattutto, ancora una volta, dopo che con la riforma del ministro Fornero sono entrati in vigore maggiori vincoli sui contratti a termine.

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Anche il collaboratore guadagna di più rispetto a quanto farebbe con un contratto a progetto ma ha molte meno garanzie: le partite Iva under 35 non prevedono maternità e ferie, il datore di lavoro può interrompere il rapporto a sua discrezione senza alcun obbligo e, nel caso in cui l’azienda dichiari fallimento, si verrà pagati solo dopo la liquidazione dei veri dipendenti.

Una situazione che vale per tutte le professioni: ingegneri, architetti, fisioterapisti ma soprattutto commercio ed edilizia. Quante di queste partite Iva indicano una monocommittenza? Difficile dirlo, i controlli per ora ci sono ma non sono stati sufficientemente efficienti.

Dal Ministero del Lavoro fanno sapere che verranno intensificati e verranno utilizzati altri strumenti, ma le prime verifiche con le nuove metodologie non saranno attive prima del giugno 2014.

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