Petrolio ancora in calo

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Non si arresta la caduta del prezzo al barile per quanto riguarda il petrolio. Una caduta che non giova alle Borse di tutto il mondo.

Non è escluso che il crollo delle quotazioni del greggio possa configurarsi come uno stimolo per la crescita dell’economia, ma nel frattempo la riduzione del prezzo induce gli investitori a cedere le proprie azioni e a indebolire ogni listino.
Di conseguenza, a Piazza Affari, Saipem ne fa le spese tornando ai minimi che non si vedevano da ben dieci anni. In mattinata il greggio ha fatto registrare l’ennesimo forte ribasso sui mercati di tutta Europa, dopo avere aggiornato sul fronte asiatico i nuovi minimi da metà marzo 2009, sia per quanto concerne il Wti (a 44,43 dollari/barile) sia per il petrolio del mare del nord, Brent (45,23). A penalizzare i corsi è ancora l’abbondante offerta fatta rilevare a livello mondiale in confronto a una domanda che paga la fragilità della ripresa economica. Nella giornata di ieri la banca americana Goldman Sachs ha rivalutato il Wti a 41 dollari entro i prossimi tre mesi, a 39 dollari in sei mesi e un rimbalzo, verso la seconda parte del 2015, in area 65 dollari (contro stime precedenti che parlavano rispettivamente di 70, 75 e 80 dollari).

Per le Borse è oggi una giornata particolare. A livello generale sarà una giornata priva di grossi appuntamenti di rilievo. La buona notizia è che il dato sulla produzione industriale italiana torna a salire.

Nel frattempo, gli analisti provano a trarre spunti dal discorso di Matteo Renzi al Parlamento europeo: a Strasburgo il premier farà il punto sui sei mesi di guida dell’Unione europea. Nello specifico il presidente del Consiglio evidenzierà l’attenuamento delle politiche di austerity al fine di agevolare una maggiore crescita come, peraltro, ha fatto ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. A livello globale si sottolinea l’incremento delle esportazioni cinesi nel 2014 quando sono aumentate del 6,1%, mentre le importazioni sono cresciute dello 0,4%, portando il valore totale degli scambi l’anno scorso ad un aumento del 3,4%, molto sotto il target fissato del 10%: a fine anno il surplus è aumentato del 47% a 382 miliardi di dollari.

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