Petrolio: manca l’accordo sui tagli alla produzione

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Appuntamento a giovedì 27 novembre 2014. Questa data sarà cruciale per il destino del petrolio, in quanto si terrà uno dei meeting OPEC più importanti degli ultimi anni. Forse il più importante.

L’organizzazione che rappresenta dodici paesi produttori di petrolio, gran parte sono all’interno dell’universo arabo, responsabile del 40% della produzione mondiale di greggio, dovrà individuare un’intesa per cercare di frenare il calo dei prezzi, scesi del 30% dal picco di giugno. Il Brent è quotato oggi poco sopra gli 80 dollari al barile, quando la media dalla fine del 2011 alla metà di quest’anno era di 108 dollari.

La caduta vertiginosa delle quotazioni rischia di scatenare una crisi fiscale inarrestabile in paesi quali Venezuela e Iran, avendo già creato problemi alla Russia, sotto forma di un deprezzamento violento dei rublo (-33% dall’inizio dell’anno).

Proprio l’Iran ha avviato nelle scorse ore i colloqui con gli USA e Cina, Francia, Germania, Russia e Regno Unito, al fine di trovare un’intesa sul programma nucleare di Teheran, che l’Occidente sospetta che celi la volontà di dotarsi di una bomba atomica. L’Iran è oggetto di sanzioni contro le sue esportazioni di petrolio. Se trovasse finalmente un accordo con il gruppo dei 5+1, potrebbe incrementare la sua esportazione, accrescendo ancora di più l’offerta complessiva di greggio nel mondo. Tuttavia, il raggiungimento di un’intesa, quand’anche ve ne fossero le premesse, quasi certamente non si concretizzerebbe prima di giovedì.

E alla vigilia dell’incontro con il ministro del Petrolio dell’Arabia Saudita, Alì al-Naimi, l’omologo iraniano Bijan Namdar Zanganeh avrebbe in mente di proporre che l’OPEC tagli la produzione di un milione di barili al giorno. Attualmente, il target dell’Organizzazione è di 30 milioni di barili al giorno, ma ad ottobre la produzione è salita quasi a 31 milioni.

 

 

 

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