Petrolio, prezzo in discesa malgrado il caos in Libia

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Il ritorno delle forniture dalla Libia aveva implicato di gran lunga l’innescare della discesa di prezzo del petrolio durante le scorse settimane.

Al momento, il Paese nordafricano è nuovamente nel caos e la sua produzione di greggio è scesa a 352.000 barili al giorno dai circa 900.000 barili di ottobre. Prima del 2011 erano 1,6 milioni.

Tuttavia quello che poteva essere un buon freno per il crollo delle quotazioni del barile è stato osservato solo marginalmente dai mercati, ormai dominati da energie ribassiste.

Ieri, malgrado molti operatori occidentali fossero ancora in vacanza, la seduta è stata caratterizzata da alta volatilità. Rispetto al solito, i volumi di scambio erano più che dimezzati.

Tuttavia, i movimenti di prezzo non sono stati poi così vistosi. Il Brent, che si era spinto in rialzo di circa un 1%, ha poi chiuso con una flessione sotto i sessanta dollari. Lo stesso copione è stato ‘recitato’ dal Wti, salito prima a 56,59 dollari e poi sceso a quota 55 dollari.

Questa reazione davvero fiacca, avveniva mentre in Libia scoppiava il caos: i vigili del fuoco erano impegnati ad estinguere le fiamme di tre serbatoi di petrolio andati a fuoco a El Sider. Il terminal, uno dei più significativi nel Mediterraneo, è stato messo sotto attacco nel giorno di Natale dalle forze islamiche che contendono il potere al governo ufficiale di Abdullah Al Thinni.

L’esercito regolare avrebbe ora ripreso il controllo del porto, che comunque aveva già smesso di funzionare da circa un mese dopo aver riaperto a luglio.

Nel frattempo, si fermato anche il terminal di Ras Lanuf. In Libia la situazione, dunque, sta peggiorando. Le quotazioni del greggio, evidentemente, ancora non sono pronte ad imboccare la via della ripresa.

 

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