RIforme, per vedere gli effetti ci vorranno tre anni

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“Tutte le previsioni puntavano ad un rialzo” del Pil “e sono state riviste al ribasso. Speriamo che non ci sia un terzo calo”. In questo modo, in una intervista al al Financial Times, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha commentato i dati negativi del Pil registrato dall’Italia nel secondo trimestre del 2014, in cui l’Italia è tornata nella recessione registrando un -0,2% e il secondo trimestre consecutivo di ribasso. Inoltre, sia dalla banca d’affari Morgan Stanley che da Confesercenti  sono giunte indicazioni per un saldo negativo dell’intero 2014. In merito al programma di riforma del governo, il ministro Padoan ha spiegato al Ft che serviranno “minimo” tre anni per avere “risultati visibili” con le riforme strutturali; Padoan nega in ogni caso che la fatica per le riforme in Italia sia minore di quella usata dalla Spagna, Paese con cui spesso viene paragonata l’economia italiana e del quale si mette in risalto la più grande reattività nell’uscita dalla crisi economica.

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Anzi, in merito alla riforma del mercato del lavoro, Padoan prevede una velocizzazione del dibattito per questa settimana. In ogni caso, conclude il ministro, usare nella Ue “benchmarks” – riferimenti – per poter misurare e raffrontare le riforme strutturali servirebbe a regolamentare e a creare fiducia ai paesi coinvolti: “Sarebbe estremamente utile per l’Europa e per l’Italia”.

Nel panorama di Padoan c’è anche il tema delle privatizzazioni: stando alle ultime ricostruzioni avrebbe spinto per indirizzare un piano di vendite (mettendo sul mercato anche il 5% dei big Eni ed Enel) veloce, ma Renzi ha frenato le aspettative. “Per fare le privatizzazioni bisogna prima prendere in considerazione l’umore dei mercati”, ha ultimamente affermato il ministro a Cernobbio.

 

 

 

 

 

 

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