Tutto quello che dobbiamo sapere sull’assegno unico ad aprile 2023

C’è ancora grande incertezza in Italia sull’assegno unico e su alcuni concetti che sono stati introdotti nel 2023. Per questo motivo, è importante capire in quale direzione stiamo andando nel nostro Paese, visto che il nuovo anno ha fatto registrare alcuni importanti incrementi che, in misura differente, riguardano un po’ tutti. Proviamo a comprendere gli aggiornamenti che tutti dovremmo tenere a mente in questa fase.

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Tempistiche del pagamento per l’assegno unico e possibili aumenti nel 2023

Ci sono ulteriori elementi che dobbiamo prendere in esame in questi giorni per coloro che, nel corso del 2023, continueranno a ricevere l’assegno unico da INPS. Nello specifico, in tanti si chiedono quali saranno ora le tempistiche con le quali verranno effettuati i pagamenti, ma anche se ci saranno aumenti con l’arrivo del nuovo anno.

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In Italia i pagamenti in contante sono sempre superiori a quelli elettronici

 Il rapporto di Bankitalia “Sepa e i suoi riflessi sul sistema dei pagamenti italiano” ha mostrato dati che confermano come in Italia l’utilizzo dei pagamenti con strumenti diversi dal contante siano sempre pochi. L’Italia è ultima in Ue per quanto riguarda questo tipo di considerazione. Le transazioni eseguite attraverso il contante in Italia sono l’83% mentre in Europa la media è del 65%.
Gli italiani continuano a concentrarsi sul contante quindi per i pagamenti e sembrano sempre scettici sulle altre forme più moderne per eseguire le transazioni, come le carte di credito e di debito, i bonifici e gli assegni.
Il rapporto di Bankitalia mostra come il numero di operazioni pro capite fatte con strumenti diversi dal contante siano 71 mentre la media europea è di 187.
In Europa, come detto, si utilizzano maggiormente strumenti diversi dal contante per effettuare i pagamenti rispeto all’Italia. Al primo posto in questa classifica c’è l’Olanda con 349 operazioni pro capite annue. Al secondo posto c’è il Regno Unito con 292 operazioni annue pro capite, seguono la Francia con 276 e la Germania con 222. L’Italia è molto sotto il numero di transazioni senza il contante fatte da questi Paesi. In classifica anche la Spagna è sopra l’Italia con 125 operazioni annue pro  capite.
Tra gli strumenti di pagamento alternativi al contante, in Italia tra i più utilizzati ci sono gli assegni che sono anche tra i più costosi. Le operazioni fatte in assegni in Italia sono 19 pro capite, mentre quelle con carte sono circa il 40% del totale e quelle con bonifico circa il 15%-17% con una media europea che è del 30%.

Come si scrive un assegno – I dati da inserire

 Gli assegni sono strumenti ancora abbastanza usati all’interno del mondo bancario italiano. Vengono infatti utilizzati per il trasferimento di denaro contante da un conto corrente ad un altro quando gli importi superano una certa cifra. Sono quindi uno strumento di pagamento ancora in piena concorrenza con i mezzi di pagamento elettronici come le carte di credito. 

Cosa sono gli assegni famigliari

 Assegni familiari – Cosa sono e chi ne ha diritto

Per chi ha figli  coniuge a carico che non svolgono attività lavorativa, l’Inps contribuisce al sostentamento della famiglia con appositi assegni. Ecco chi può richiederli e come.

L’INPS ha previsto diverse forme di sostegno per le famiglie italiane. Tra queste prestazioni ci sono due tipi di assegni, che spesso sono confusi per la somiglianza del loro nome: gli assegni al nucleo famigliare e gli assegni familiari.

Le due prestazioni sono molto diverse tra di loro e riguardano diverse categorie di lavoratori. Dopo esserci occupati degli Assegni al nucleo famigliaredi chi ne ha diritto e delle procedure per ottenerli, vediamo di cosa si parliamo quando parliamo di assegni famigliari.

► Come richiedere il sussidio di disoccupazione INPS

Gli assegni familiari sono una tipologia di contributo previdenziale che l’Inps eroga a favore dei contribuenti che hanno il coniuge e i figli (o il figlio) a carico, ossia che non percepiscono reddito. Per ognuno dei componenti della famiglia che non svolge attività lavorativa, l’Inps erogherà il contributo previsto.

Chi ha diritto agli assegni familiari?

Possono fare richiesta per gli assegni familiari le seguenti categorie di contribuenti:

– coltivatori diretti, coloni e mezzadri;

– piccoli coltivatori diretti;

– titolari delle pensioni a carico delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri).

Per quali familiari si può richiedere l’assegno familiare?

L’assegno familiare può essere richiesto per le seguenti tipologie di familiari, purché siano a carico:

– coniuge, anche se separato,

– figli ed equiparati;

– fratelli, sorelle, nipoti, conviventi;

– ascendenti (genitori, nonni, ecc..) ed equiparati, (a condizione che il richiedente sia un piccolo coltivatore diretto.)

– familiari di cittadini stranieri residenti in Paesi con i quali esista una convenzione internazionale in materia di trattamenti di famiglia.

► Assegno al nucleo familiare – Cos’è e chi ne ha diritto

Come si fa la richiesta per l’assegno familiare?

La domanda per l’erogazione del contributo deve essere fatta all’Inps tramite:

1. Sito Web dell’Inps se in possesso di un codice PIN

2. Contact Center al numero verde 803164 gratuito da rete fissa o al numero 06164164 da rete mobile a pagamento

3. Patronati.

 

Assegno al nucleo familiare – Cos’è e chi ne ha diritto

 L’assegno al nucleo famigliare – ANF – è stato introdotto in Italia con le legge n. 153 del 1988 che prevede che sia l’INPS a erogare un determinato contributo alle famiglie di lavoratori dipendenti o di titolari di una prestazione pensionistica Inps che si trovano in difficoltà economica.

► Come richiedere il sussidio di disoccupazione INPS

Chi ha diritto all’assegno al nucleo familiare

Partendo dal presupposto che l’assegno al nucleo famigliare è una prestazione dell’Inps alla quale possono accedere tutti i possessori di un reddito da lavoro dipendente, da pensione o altro tipo di rendita, che rientrano in determinate fasce reddituali che ogni anno sono stabilite dal governo in base alle risorse disponibili.

Prima di procedere alla disamina dei casi particolari, ricordiamo che l’assegno è concesso solo nel caso in cui il reddito da lavoro dipendente, pensione o da altre prestazioni sia pari ad almeno il 70% dell’intero reddito familiare.

Hanno diritto all’assegno al nucleo familiare le seguenti categorie di lavoratori:

– dipendenti in attività;

– disoccupati indennizzati;

– cassintegrati;

– in mobilità e impiegati in lavori socialmente utili;

– assenti per malattia o maternità;

– richiamati alle armi;

– in aspettativa per cariche pubbliche elettive e sindacali;

– dell’industria o marittimi in congedo matrimoniale.

Possono fare richiesta dell’assegno al nucleo famigliare anche:

– le persone assistite per tubercolosi;

– i pensionati ex lavoratori dipendenti;

– i caratisti imbarcati sulla nave da loro stessi armata, agli armatori e ai proprietari armatori;

– i soci di cooperative.

► Cosa sono gli assegni famigliari

Come si richiede l’assegno al nucleo famigliare?

Per ottenere dall’Inps l’assegno al nucleo famigliare il contribuente deve necessariamente farne richiesta, con il modulo ANF/DIP dell’INPS, a:

– datore di lavoro, se lavoratore dipendente.

– INPS, in caso di addetti ai servizi domestici, operai agricoli dipendenti a tempo determinato, lavoratori iscritti alla gestione separata.

Gli assegni per il nucleo familiare: come presentare la domanda

 In un post pubblicato in precedenza abbiamo visto che cosa si intende comunemente per assegni familiari o per assegni per il nucleo familiare – ANF. Si tratta, in breve, di prestazioni sociali in denaro erogate dall’ INPS, l’ Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, per sostenere le famiglie più deboli, che siano a carico di lavoratori dipendenti o assimilati a basso reddito.

Che cosa sono gli assegni familiari – ANF

 In questo e nei successivi post cercheremo di fornire un approfondimento su una realtà che ogni lavoratore dipendente o assimilato potrebbe voler conoscere meglio: quella degli assegni familiari.

Richiesta ammortamento assegni bancari o circolari

Cosa succede e cosa si può fare quando si smarrisce il possesso di un assegno bancario o un assegno circolare? Può succedere al possessore oppure all’ultimo giratario, al cessionario, all’erede, al beneficiario o all’istituto emittente. I motivi possono essere diversi: furto, perdita, distruzione involontaria.

In tutti questi casi ci si può rivolgere al Presidente del Tribunale per ottenere il pagamento del titolo di credito.

Se si possedeva, a diverso titolo, un assegno bancario o circolare e per diversi motivi si è smarrito il documento, (perdita, furto, autodistruzione involontaria) rivolgendosi al Presidente del Tribunale, dove l’assegno è pagabile, oppure presso il Tribunale dove dove si ha residenza, è un ottimo modo per recuperarlo. Ciò va fatto presentando una istanza per avere un provvedimento che dichiari l’inefficacia dell’assegno, ottenendo così l’autorizzazione a procedere al suo incasso.

Prassi di ammortamento

Occorre ricordare che tale provvedimento giudiziale viene definito ammortamento di assegno bancario o circolare. Una volta che si otterrà questo provvedimento, il proprio assegno, bancario o circolare, perderà ogni effetto a meno che non venga presentata una richiesta di opposizione. Bisogna inoltre ricordare che se la perdita riguarda un proprio assegno bancario, circolare o vaglia bancario con la clausola non trasferibile o sbarrato, non si potrà richiedere la procedura di ammortamento, bensì prendere come riferimento l’iter di denuncia di perdita o furto agli organi competenti ed avvisare la banca emittente dei titoli di credito.

Documenti da presentare

Tale procedimento lo si potrà presentare in modo autonomo, ma bisogna ricordare che se si preferisce si può richiedere un legale. Per presentare la richiesta di ammortamento del proprio assegno bancario o circolare bisognerà presentare una serie di documenti, ovvero il modulo ammortamento assegni a titolo di ricorso al Presidente del Tribunale, il versamento di un contributo unificato pari a 85 euro, una marca da bollo e la denuncia presentata dall’istituto che ha emesso l’assegno alla Autorità di Polizia o ai Carabinieri.

Compilazione dei documenti

Bisognerà dunque compilare tutti i documenti,ovvero la nota di trascrizione a ruolo, indicando i propri dati anagrafici, l’eventuale nome del proprio avvocato difensore e rammentare di allegare la ricevuta del versamento del contributo unificato, il modulo di richiesta di ammortamento di assegni bancari e circolari, scrivendo i propri dati anagrafici completi, specificando la causa della richiesta. In altri termini occorre specificare se si tratta di furto o di smarrimento, il numero dell’assegno, il nome dell’emittente,la banca sulla quale è stato emesso, il nome del beneficiario e l’importo dell’assegno. Dopo aver scritto queste informazioni occorre firmare e mettere la data a fondo modulo, senza dimenticarsi di siglare la casella che conferma che si alla propria istanza una copia della denuncia fatta presso gli organi competenti.

Non bisogna inoltre dimenticare di compilare anche modulo di versamento del contributo unificato con i propri dati anagrafici o eventualmente con quelli di chi ha fatto il versamento. Fatto ciò occorre porre la propria firma e la data sul modulo, e per ultimo compilare il modulo di dichiarazione di valore, inserendo oltre ai propri dati anagrafici ed il proprio codice fiscale anche di aver versato il contributo unificato, oppure specificare di avere diritto all’esonero di tale pagamento.

Presentazione

Dopo aver completato la compilazione di tutti i documenti necessari, bisognerà presentarli alla Cancelleria del Tribunale dove risiedi oppure presso quella dove l’assegno è pagabile. Rammenta di allegare anche la marca da bollo ed eventuali documenti che possano chiarire meglio la motivazione della tua richiesta. Prima di presentare l’istanza bisogna ricordarsi di conservare una copia di tutti i documenti e delle ricevute di versamento.

Come si incassa un assegno bancario?

Il pagamento tramite assegno bancario è all’ordine del giorno. Si utilizza questo libretto quando c’è da pagare un cliente, nonché quando c’è da pagare un oggetto prezioso e non si dispone dei contanti sufficienti per liquidare il venditore. Si tratta, in questi come in altri esempi, di una scelta ponderata che scaturisce ovviamente da una determinata disponibilità economica da parte del consumatore.

Gli assegni bancari sono dunque strumenti abbastanza diffusi. Da ciò si evince che presto o tardi capiterà ad ognuno, nella propria vita di trovarsi di fronte a questo pezzo di carta di enorme valore. Talvolta, tuttavia, non si conosce bene il modo in cui gestirlo. Per tutti i pagamenti che impegnano cifre medio-alte è molto frequente l’utilizzo di tale modalità. Appare dunque opportuno avere chiare le regole e le procedure inerenti al modo in cui si può incassare un assegno bancario.

Pagare o ricevere pagamenti di cifre considerevoli in contanti non si configura come un metodo sicuro. Per queste ragioni sono le stesse banche a consigliare ai propri clienti di procedere mediante la prassi della firma di un assegno. In questa maniera rimane a disposizione una traccia affidabile della transazione economica alla quale si può far fede al fine di attestare l’avvenuto versamento del denaro in caso di controversia. E’ questo un esempio molto diffuso.

Gli assegni si configurano come titoli di credito. Per questa ragione permettono a chi li riceve di godere di una somma in denaro. Nel momento in cui si compila o si riceve un assegno è altamente consigliato possedere l’abitudine di controllare la correttezza di tutti i dati dichiarati che riguardano la somma, il beneficiario e colui che emette l’assegno. Qualora dovessero verificarsi degli errori le banche avranno la possibilità di non considerarlo un documento valido. In un caso del genere l’assegno diventerebbe carta straccia.

Come incassare un assegno

Per incassare un assegno occorre in primo luogo rivolgersi ad una banca. Dirigendosi nella dal quale proviene l’assegno sarà possibile ricevere il corrispettivo in contanti della somma indicata. In alternativa si può decidere di rivolgersi presso il proprio istituto di fiducia e scegliere di trasferire direttamente l’importo dell’assegno sul proprio conto corrente. Chi non è in possesso di un conto in banca personale ma si trova, in ogni caso, nella condizione di dover cambiare l’assegno dovrà per forza di cose recarsi presso la banca dalla quale esso è stato emesso.

Validità dell’assegno bancario

Ogni assegno ha una validità: c’è la necessità di provvedere ad incassarlo entro otto giorni nel caso in cui sia stato emesso all’interno dello stesso comune di residenza (su piazza). Nel caso in cui l’assegno bancario provenga da un altro comune (fuori piazza) il periodo per incassarlo sale a quindici giorni

Il beneficiario dell’assegno è l’unica persona in grado di poter rivolgersi allo sportello al fine di rivendicarne il pagamento. Oggi tutti gli assegni in circolazione sono non trasferibili. Questo non significa che l’addetto allo sportello, prima di procedere all’incasso, non possa chiedere un documento di identità valido per assicurarsi che chi ha difronte corrisponda al beneficiario.

Delega notarile

Nella procedura di ricevimento del denaro corrispondente alla cifra scritta sull’assegno possono subentrare alcuni casi particolari da tenere altamente in considerazione vista la loro frequenza. Nel caso in cui, per motivi di forza maggiore, il beneficiario dell’assegno non possa procedere all’incasso personalmente può delegare un’altra persona configurandola come responsabile del completamento della prassi sopra indicata. Nell’ultimo caso esaminato si ha bisogno di una delega notarile oppure si potrebbe procedere alla cosiddetta girata. Si tratta in entrambi i casi di un’operazione attraverso la quale il beneficiario cede il proprio diritto di incassare l’assegno bancario ad un’altra persona.