Confermata l’emissione dei Monti Bond entro il primo marzo

 Questa mattina Bloomberg riportava la notizia, anche se sotto forma di indiscrezione, che il governo tecnico, ormai ai suoi atti conclusivi, avrebbe voluto rimandare l’emissione dei Monti Bond al nuovo esecutivo, facendo così slittare l’emissione a data da destinarsi.

Pochi minuti fa è arrivata la notizia, questa volta da parte dell’Ansa, che smentisce l’indiscrezione del mattino e conferma che la sottoscrizione dei titoli da parte del Tesoro dei Monti bond avverrà come deciso in precedenza, al massimo entro venerdì mattina.

► Pronti al via i Monti Bond per MPS

Si tratta di un’operazione sostanziosa da parte dello Stato che dovrà sottoscrivere obbligazioni speciali per un importo di 3,9 miliardi, di cui 1,9 per riscattare e sostituire i vecchi Tremonti bond e i restanti 2 miliardi come emissione aggiuntiva. Un esborso non indifferente,ma che si pone come una parte del percorso obbligato dell’Italia verso il raggiungimento delle soglie patrimoniali fissate dall’Eba.

Sempre riguardo alla questione dei Monti bond è arrivata anche la notizia che non sarà sospesa l’ordinanza con la quale il Tar ha dato l’ok ai Monti bond. La decisione è stata presa dal Consiglio di Stato con un decreto monocratico sollecitato dal Codacons, in quanto:

Da un primo esame non appaiono sussistere presupposti per il rilascio della richiesta misura cautelare provvisoria presidenziale rispetto all’attività amministrativa dispiegata, che forma l’oggetto del processo.

Proposta della Commissione Europea per la Tobin Tax

 La Commissione Europea ha presentato la sua proposta per la Tobin Tax, per la quale si stima un introito pari a 35 miliardi di euro.11 i paesi interessati –Italia, Francia, Germania, Belgio, Portogallo, Slovenia, Austria, Grecia, Spagna, Slovacchia ed Estonia– che saranno interessati dalla tassa sulle transazioni finanziarie attraverso l’attivazione della procedura di cooperazione rafforzata che ha l’obiettivo di porre un freno alla volatilità e ai giochi del mercato.

► Il 2013 è l’anno di Tares e Tobin Tax

La prima novità proposta dalla Commissione è quella del principio del luogo di emissione che prevede che tutti gli strumenti finanziari emessi dai paesi interessati saranno tassati anche se poi gli scambi avvengono al di fuori dei loro confini. Questo tipo di tassazione è reso legittimo dal principio di residenza, che prevede il pagamento dell’imposta indipendentemente da dove l’operazione ha luogo.

Dopo il come, passiamo al quanto. Le aliquote minime proposte dalla Commissione Europea sono dello 0,1% per azioni e obbligazioni (compresi i titoli di Stato sul mercato secondario) e dello 0,01% per i derivati. Unica eccezione alla tassazione la BCE, Efsf e Esm e i titoli di stato emessi per il rifinanziamento del debito dei paesi.

► Imposte al debutto, consumatori preoccupati

Ora, il problema si trova proprio nella tassazione delle transazioni che vengono effettuate sul mercato secondario. L’Italia è contraria a questa imposizione, perché rischia di mettere ancora più in difficoltà il debito sovrano dei paesi in crisi, e il compito che spetta ai delegati del nostro paese sarà proprio quello di convincere gli altri 10 a sostenere la causa.

 

 

Fed indecisa sul riacquisto dei bond. I mercati reagiscono male

 Sono stati pubblicati in Minute dell’ultima riunione del Fomc, Federal Open Market Committe, il braccio operativo della Fed, dello scorso 11/12 dicembre, dai quali è emerso che la banca stessa non sembra più sicura di portare avanti il programma di riacquisto dei bond statunitensi per tutto il 2013.

Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, aveva annunciato lo scorso dicembre, l’acquisto di bond per 85 miliardi di dollari al mese, alo scopo di stimolare la crescita economica del paese. Ma dall’ultimo bollettino rilasciato i membri, tanto della Fed quanto del Fomc non sembrano più essere dello stesso avviso.

Secondo una buona parte di loro, infatti, proseguire per tutto il 2013 con il riacquisto degli asset potrebbe mettere in difficoltà la stabilità finanziaria dell’istituto stesso. Questo perché ciò che è stato fatto in Europa ha aiutato a ridurre la volatilità dei debiti sovrani della zona Euro, ma ancora non si ha una stabilità tale da fare operazioni di tale portata a cuor leggero.

Negativa la reazione dei mercati: l’indecisione della Fed hanno confuso gli operatori, con il risultato che ieri tutte le borse hanno chiuso al ribasso.

Parte il buy back della Grecia

 Dopo il via dell’Unione Europea allo sblocco della terza tranche di aiuti alla Grecia e il sì della Germania, Atene si sta preparando a varare l’offerta di sconto sui titoli di stato per allontanare il default. Un’operazione che dovrebbe risolvere le tensioni tra il Fondo Monetario Internazionale e e la Comunità Europea sulla quantità e la modalità di aiuto alla Grecia.

Stamattina Atene ha confermato l’offerta di riacquisto dei bond di stato per un totale di circa 60 miliardi di euro da investitori privati. Il Ministero del Tesoro avrebbe a disposizione circa 15 miliardi di euro per acquistare un ammontare della sua esposizione pari a circa 45 miliardi.

Dal momento che i bond saranno riacquistati per cifre che saranno comprese tra il 30 e il 40% del valore delle obbligazioni, il governo ellenico prevede un risparmio di circa 30 miliardi di euro.

Non si sa ancora quali saranno i risultati di questa importante operazione, soprattutto perché questa mattina, dopo l’annuncio del buyback greco, i titoli di stati ellenici sono per la prima volta dall’inizio della crisi sotto il 15%. Pochi giorni ancora per coloro che posseggono i bond ellenici: alle 17 del 7 dicembre (orario di Londra) scadranno i termini per decidere quanti bond vendere e a quale prezzo

 

 

L’Argentina avrà più tempo per pagare i suoi Bond

 Le richieste di Thomas Griesa, giudice distrettuale di Manhattan, che imponevano all’Argentina di pagare entro il 15 dicembre 1,33 miliardi di dollari ai detentori di bonds che non hanno accettato le ristrutturazioni dei titoli del 2005 e del 2010, sono state rigettate dalla corte di appello.

Quindi nulla di fatto per il fondo di garanzia richiesto da Griesa. Un fondo che avrebbe messo l’Argentina in serio rischio di default tecnico, in quanto, nella stessa data, il governo avrebbe anche dovuto pagare circa 3,3 miliardi di dollari ai detentori dei bond ristrutturati.Il ricorso è stato presentato al tribunale di New York dai fondi speculativi americani, per avere il rimborso del valore nominale dei bond (20/25 centesimi per dollaro) acquistati prima del default del 2001. Il giudice Griesa, che da più di dieci anni si occupa della questione, si augurava una decisione diversa, ma il governo del paese, insieme a tutti i detentori di bond ristrutturati, che, se fosse passata la sentenza di Griesa, avrebbero perso il loro investimento, hanno deciso di correre ai ripari.

La decisione è rimandata al prossimo febbraio, termine entro il quale l’Argentina dovrà presentare la sua linea difensiva alla corte d’appello degli Stati Uniti. Il presidente argentino Cristina Fernandez de Kirchner si è detto soddisfatto della decisione dei supremi giudici, anche se la questione è tutt’altro che risolta.