Per la Cgia di Mestre Imu e Tares sono una stangata per le imprese

 Ieri è  stata la giornata in cui cittadini e imprese si sono trovati con due scadenze fiscali importanti, l’Imu e la Tares. La tassa sull’abitazione per chi possiede la seconda casa e immobili strumentali e quella sui rifiuti scadevano lo stesso giorno portando entrate importanti per lo Stato.  Due tasse da versare e spese che potrebbero avere messo in difficoltà molte imprese.
Per la Cgia di Mestre, la seconda rata dell’Imi e la Tares peseranno maggiormente sulle imprese che pagheranno più della metà dell’importo complessivo. Le Entrate per lo Stato e per i comuni sono di circa 15,8 miliardi di euro e quindi il peso per le imprese è molto alto.
Per l’Associazione degli artigiani e delle piccole imprese, l’importo da pagare preoccupa, considerato anche che la paziale deduzione dell’Imu per gli immobili strumentali dell’azienda probabilmente non basterà a confronto con gli aumenti precedenti. La Cgia di Mestre ha fatto i calcoli e afferma che le detrazioni per il pagamento dell’Imu per questi immobili, dalle tasse sui redditi come l’Ires o Irpef per il 30% nel 2013 e per il 20% nel 2014, non saranno in grado di controbilanciare gli aumenti imposti al valore fiscale di capannoni, alberghi e centri commerciali che sono previsti per quest’anno nel decreto “Salva Italia”.
Il pagamento della Tares è un ulteriore elemento che appesantisce la situazione economica delle imprese. Per la Cgia di Mestre, la Tares influirà parecchio sulla situazione degli esercizi commerciali. Si parla di circa 4 miliardi di euro più 1 miliardo di euro di maggiorazione a carico di proprietari e affittuari di locali commerciali.

Il Pil ferma la caduta e la produzione industriale cresce

 Dopo due anni, otto trimestri, il Prodotto interno lordo (Pil) non mostra dati negativi. Dal 7 luglio 2011 la crisi economica si è vista anche nel dato del Pil sempre negativo, ma gli ultimi dati mostrano un cambiamento e non proprio una inversione di tendenza. Il Pil è nullo a settembre, uno zero che è accolto come un dato interessante visti i precedenti da cui arriva.
Due anni di caduta del Pil che si è quindi fermata e che significa la fine della recessione. In effetti, anche i dati sulla produzione industriale sono buoni dopo quelli negativi dei mesi precedenti. L’Istat ha rilevato una crescita dello 0,5% a ottobre, ma su base annua il dato è di -3,5%.
Parlare di ripresa economica è ancora presto, ma i dati mostrano che la crisi potrebbe essere meno pesante nei prossimi mesi. Tanto che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni si Twitter ha scritto: “L’Istat certifica lo stop della recessione. In ripresa import, export e produzione industriale. Ancora molta strada da fare ma la direzione è giusta”. Saccomanni si aspetta un Pil in crescita nel quarto trimestre con la ripartenza delle imprese che dovrebbe migliorare l’occupazione, che è il problema probabilmente più importante in questa fase.
Il mercato del lavoro sente la crisi economica in maniera preponderante. La Cgia di Mestre ha mostrato dati non rassicuranti, con 415 mila partite Iva chiuse in cinque anni, mentre Confcommercio rileva come il rapporto tra ttività che aprono e attività che chiudono è negativo, per ogni negozio che apre ce ne sono due che chiudono. L’Inps, poi, ha comunicato che sono aumentate del 31% le richieste di disoccupazione nei primi dieci mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In aumento anche le ore di cassa integrazione a novembre.
Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha detto che i dati sull’occupazione non sorprendono in quanto è necessario che ripartano i consumi e che si riducano le tasse sul lavoro per vedere scendere il tasso di disoccupazione nel nostro Paese. Confcommercio, Confesercenti e sindacati sono concordi nel considerare difficile la ripresa dei consumi nel 2014.
Il lavoro è sempre una emergenza e lo conferma anche il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, che afferma come i piccoli miglioramenti dell’economia difficilmente avranno un impatto immediato sull’occupazione. Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini sottolinea come ci sia un saldo soddisfacente tra lavori attivati e cessati  e che questo non si vedeva da cinque trimestri. In aumento sono però solo i contratti a termine.

Il peso della burocrazia sulle PMI

 Un recente studio realizzato dalla CGIA di Mestre, servendosi di dati ufficiali  forniti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha cercato di calcolare il peso, in fatto di PIL, della burocrazia italiana che grava sulle spalle delle piccole e medie imprese del Paese.

Edilizia, persi 500.000 posti di lavoro in 4 anni

Non c’è pace per il settore dell‘edilizia. Da più parti sentiamo dire che si tratta di uno di quei comparti destinati a trainare l’economia italiana, sempre più soggetta ad una crisi di natura morale e occupazionale.

Il mercato immobiliare, però, stenta a decollare e, anzi, finisce sempre più in un baratro dal quale non si vede neanche un minimo spiraglio di luce.

La Cgil ha ben fotografato la situazione in corso, in un quadro che si protrae da ben quattro anni.

Il verdetto, sempre più definitivo e sempre meno provvisorio, è il seguente: il settore dell’edilizia italiana appare stremato, al capolinea e senza possibilità di sbocchi positivi per le costruzioni in virtù di una mancanza sempre più significativa della domanda.

Non c’è da girarci intorno più di tanto, giacché la causa principale della forte inversione di tendenza che si verifica da quattro anni a questa parte per un settore che fino al 2008 era lanciatissimo, è sempre la stessa. Parliamo, naturalmente, della crisi economica. Una fase di collasso che implica da ormai qualche tempo a danni di ordine strutturale e congiunturale.

Così, il settore costruzioni, si avvia inesorabile a concludere anche il 2012 in peggioramento, e senza grossi lasciare spiragli per il prossimo anno.

Chiaro e conciso l’attacco di Schiavella della Cgil alle istituzioni. “La situazione è preoccupante – afferma uno dei massimi esponenti del sindacato – e il governo continua a non azzeccarne una per rilanciare il settore”.

L’edilizia perde colpi su colpi, in particolar modo nelle regioni del Sud. Oltre a ciò, va fatta la conta dei danni anche per quanto riguarda il marcato apporto del comparto all’occupazione. Il record del crollo dei posti di lavori si registra in Sardegna nella provincia di Sassari, dove si è giunti ad un pesante passivo (-47%).

Conferma il triste dato, allargandolo a tutta la Penisola, la Cgia di Mestre, secondo la quale nell’anno che volge al termine sono rimaste senza lavoro più 600mila persone.

La tredicesima ha il “Mal d’Inflazione”

Pesanti i calcoli portati avanti dall’ufficio del Cgia di Mestre. La tredicesima soffre dell’aumento dell’inflazione e, in base alle classi sociali, le perdite pro-capite sono considerevoli.