Italia, i consigli per gli investimenti da parte della Cdp

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Appare più che necessario investire da subito al fine di incrementare la capacità di gestione del traffico passeggeri degli aeroporti italiani. In caso contrario, entro i prossimi 10 anni i problemi di congestione degli scali potrebbero provocare un decadimento dei livelli di servizio e ripercussioni su economia e competitività nazionale.

 

A pensarla così è la Cdp in un report di luglio emerge che il contributo complessivo del sistema aeroportuale all’economia italiana è stimato pari al 3,6% del Pil tenendo da conto l’impatto diretto, indiretto e indotto degli scali sia l’impatto catalitico, ovvero il ruolo del trasporto aereo e di un sistema aeroportuale efficiente come fattori abilitanti per lo sviluppo economico di un Paese.

E visto che il trend del traffico è in continuo aumento, e dovrebbe passare dai 150 milioni del 2014 a circa “170 milioni nel 2030, gli investimenti, sottolinea Cdp, vanno messi in campo subito per sventare il rischio “congestione” con conseguenti “evidenti ripercussioni” sull’economia. Il potenziamento della capacità degli scali, si legge nel report, “dovrà essere realizzato in primis razionalizzando e ottimizzando la capacità esistente, in secondo luogo favorendo l’utilizzo di quella disponibile negli scali più piccoli che possono fungere da ‘riserva di capacità’ per quelli più grandi in coincidenza dei picchi di traffico o specializzarsi progressivamente su particolari segmenti di attività”.

Altro elemento di “criticità” del sistema aeroportuale italiano è tuttavia quello “dell’accessibilità delle aerostazioni” visto che già ora “anche gli aeroporti posti a breve distanza dai centri urbani di riferimento, risentono di tempi di accesso rallentati” da “traffico locale e viabilità inadeguata”.
I livelli di intermodalità, “risultano complessivamente inadeguati e molto distanti dagli standard europei: ad oggi infatti sono accessibili su ferro soltanto gli aeroporti di Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Palermo, Pisa, Torino e Ancona. Tuttavia, anche nei casi in cui il collegamento ferroviario sia attivo, i tempi di percorrenza, le frequenze, e le caratteristiche dei treni, scoraggiano l’utenza e non rendono sempre competitivo il collegamento ferroviario rispetto alla gomma”.

 

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