I vantaggi italiani dall’ accordo bilaterale USA – UE

 Come anticipato anche nei giorni scorsi, in seguito al vertice tra gli 8 Big del pianeta che si è tenuto in questi giorni in Irlanda del Nord, l’ Unione Europea e gli Stati Uniti d’ America hanno dato il loro assenso alla stipula di un accordo bilaterale relativo al commercio transatlantico.

Europa e USA verso il libero scambio

 Buone notizie, sul fronte del commercio internazionale, arrivano dall’ Irlanda del Nord, dove in questi giorni si tiene il vertice degli 8 Grandi del Pianeta e dove hanno trovato una prima intesa il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e i capi di stato europei, Cameron, Van Rompuy e Barroso.

Continua la crescita dell’e-commerce italiano

 Non c’è dubbio: tra le numerose zone d’ ombra dell’ economia italiana, vi è almeno un settore che continua a dare interessanti soddisfazioni. Si tratta dell’ e – commerce italiano che, quanto a fatturato complessivo e a volume d’ affari generato – anche solo attraverso il mobile, guida i successi complessivi della nostra economia.

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A dare queste buone notizie è l’ Osservatorio eCommerce B2C, una indagine recentemente compiuta dalla Netcomm in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano.

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Veniamo, dunque, ai dati concreti. Per l’ anno 2013 è stata prevista, per il fatturato complessivo dell’ e-commerce, una ulteriore crescita dell’ 17%, che lo porterà a raggiungere gli 11,2 miliardi di euro.

Ma la crescita, per il comparto dell’ on line, non sembra ancora finita. Le medie europee, infatti, con i loro rialzi annuali del 22% parlano chiaro e il fatturato del mercato dell’ e-commerce nel Vecchio Continente (305 miliardi di euro) ha da poco superato anche quello degli Stati Uniti e dell’ area del Pacifico.

Infine, negli ultimi tempi è cresciuto anche il numero complessivo degli italiani attivi online, gli e-shopper, che hanno raggiunto oggi quasi i 14 milioni, con un incremento del 50% rispetto all’ anno precedente.

Ancora giù le vendite al dettaglio nel mese di marzo

 Le vendite al dettaglio nel mese di marzo 2013 hanno fatto registrare ancora un dato negativo. Sono infatti scese di un altro 3% su base annua, nonostante la presenza, nel periodo, delle festività pasquali, che hanno contribuito almeno a risollevare gli alimentari.

Crolla il potere d’ acquisto delle famiglie italiane

A rilevarlo è l’ Istat, che segnala infatti che si tratta del nono calo consecutivo: una flessione che ha pesato, però, in modo particolare, sui prodotti non alimentari, che hanno perso un 6,1%, mentre un poco meno sui generi alimentari stessi, tornati positivi con un +2% grazie alla Pasqua.

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Nello specifico le festività pasquali hanno prodotto un positivo pari all’ 1,3% nella grande distribuzione, all’ interno della quale il dato migliore è stato realizzato dai discount alimentari con un incremento del 4,8%. Piccoli negozi e botteghe di quartiere sono invece scese del 6,6% nello stesso periodo.

In totale, quindi, rileva l’ Istituto nazionale di Statistica, si è avuta, a marzo rispetto al mese precedente di febbraio, una contrazione dello 0,3%.

Nel primo trimestre dell’ anno, dunque, le vendite al dettaglio hanno subito una flessione dello 0,8% rispetto al mese precedente e del 3,4% su base tendenziale, nonostante l’ aiuto della Pasqua alta.

Calano le vendite nell’Eurozona

 Il mese di marzo 2013 ha fatto registrare per il nostro Paese il primo rosso delle esportazioni su base annuale a partire dal lontano 2009. Ma che cosa è successo, invece, in Europa, alla bilancia commerciale delle altre nazioni della zona euro?

A marzo negativo l’export italiano

Nel mese di marzo 2013 a livello di Eurozona si è potuto registrare un aumento delle esportazioni pari al 2,8%, mentre le importazioni hanno subito un calo dell’ 1%. Una situazione abbastanza simile, poi a livello tendenziale si è potuta rilevare anche nella UE, dove le esportazioni sono aumentate del 3,4%, mentre le importazioni sono diminuite dell’ 1,1%.

Tutta l’Eurozona è in recessione

Andando più nello specifico, per quanto riguarda la situazione dei singoli Paesi, il dato sorprendente è che nell’ ultimo periodo, cioè a marzo, anche l’ export della Germania ha subito un forte calo del 10%, calo seguito da quello della Francia, che ha fatto registrare una flessione del 7,1%. Ma le cose non sono andate bene neanche in Spagna, dove i dati attestano un picco negativo addirittura di 20 punti.

La situazione dell’ Europa, dunque, appare quella di un’ area in cui gli acquisti hanno subito in generale un drastico calo, che si è inevitabilmente riversato sulle economie nazionali come la nostra, che perde 2,76 miliardi di acquisti nel primo trimestre 2013.

A marzo negativo l’export italiano

 Primo rosso, a partire dal 2009, per le esportazioni italiane. L’ export italiano, infatti, anche all’ interno di un clima di totale recessione, aveva per diversi trimestri trainato la bilancia commerciale del Paese. Ma nel mese di marzo 2013 questa situazione favorevole sembra essersi arrestata: si è infatti registrata una flessione per le esportazioni pari al 6,0%, seguita subito, e in misura ancora più evidente, da quella delle importazioni, che hanno subito un calo del 10,6% rispetto ai valori che si erano potuti registrare nel mese di marzo 2012.

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E’ l’ Istat a rilevare questi dati, precisando però che il mese di marzo 2013 ha forse sofferto della mancanza di un giorno lavorativo rispetto all’ analogo mese dell’ anno precedente. Ci si può consolare, dunque, al massimo, con i dati congiunturali: rispetto al mese di febbraio 2013, infatti, il flusso commerciale del nostro Paese ha fatto registrare, per l’export, un +1,2%, mentre per l’import un +0,2%.

Il protezionismo sta uccidendo l’export UE

Andando più nello specifico, le esportazioni italiane si sono rivolte principalmente ai mercati non UE, dove hanno ottenuto risultati migliori, mentre, a livello di acquisti il dato risulta invertito, con una flessione di questi ultimi e un aumento di quelli dai mercati UE.  A marzo 2013, tuttavia, il saldo commerciale è rimasto comunque positivo (+3,2 miliardi).

Crollano i consumi al dettaglio

 Gli ultimi mesi si sono rivelati particolarmente duri per il mondo del commercio al dettaglio. Secondo l’ Istat, infatti, in questo ultimo periodo si è vissuto uno dei peggiori cali nelle vendite degli ultimi tempi.

Il calo dei consumi colpisce anche la Pasqua

Durante lo scorso mese di febbraio, infatti, le vendite avevano fatto registrare una contrazione, scendendo del 4,8% su base annua, con l’alimentari in calo del 4,0%. L’ Istat rileva inoltre che si tratta dell’ ottava flessione consecutiva su base annua a partire dallo scorso aprile 2012.

In flessione, dunque, risultano gli indici del commercio al dettaglio sia su base mensile (-0,2%) sia su base trimestrale, almeno per quanto riguarda il periodo che va dallo scorso dicembre 2012 a questo febbraio 2013, con una flessione dello 0,7% rispetto ai tre mesi che l’avevano preceduto.

Il dato più sorprendente, tuttavia, è il negativo che risulta anche in merito alle vendite dei discount alimentari (-0,1%), che sono a tutt’oggi, secondo altre statistiche, i canali di vendita preferiti dagli italiani che puntano al risparmio. 

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Per quanto riguarda il settore dei discount, dunque, la perdita complessiva da inizio anno è stata dello 0,2%.

Diminuiscono, tuttavia, nel confronto con gennaio 2013 anche le vendite dei prodotti non alimentari, che subiscono un calo dello 0,3%.

In Italia chiudono 167 negozi al giorno

La crisi economica ha colpito duramente le attività produttive e le famiglie, ma anche il settore del commercio è stato pesantemente investito dal trend negativo della recessione. A confermarlo sono i dati di Confesercenti, che tracciano un bilancio dell’andamento del settore nei primi due mesi del 2013.

Consumi italiani ai livelli del 2004

Tra gennaio e febbraio in Italia si è potuta registrare la chiusura di oltre 10mila attività commerciali, ovvero una media di 167 imprese commerciali in meno ogni giorno. Le nuove aperture, poi, sono diminuite del 50% e se il trend negativo si confermerà come tale fino a fine anno, il commercio italiano perderà in totale qualcosa come 60mila imprese. Per Confesercenti, inoltre, si tratta dei dati più negativi degli ultimi 20 anni.

In aumento le imprese straniere in Italia

Ad essere maggiormente interessati dal fenomeno sono state le aree del Centro-Nord, ma la città che sembra aver sofferto del maggior numero di chiusure è la capitale, dove già si può parlare di una bolla dei negozi sfitti. Le conseguenze di questo stato di cose sono infatti di un certo rilievo sia per il settore immobiliare, sia per quello occupazionale. Se il trend negativo continuerà fino alla fine del 2013 si stima una perdita complessiva di circa 200mila addetti del settore e di miliardi di euro in affitti non percepiti.