Imprese italiane a corto di liquidità

Nei giorni passati Confesercenti ha diffuso dei dati poco entusiasmanti sul panorama delle imprese commerciali italiane, in base ai quali risulta che un po’ in tutta la penisola il numero delle imprese che chiudono è superiore alle nuove che nascono.

>  In Italia chiudono 167 negozi al giorno

L’inizio del 2013 si è dimostrato particolarmente negativo da questo punto di vista e le regioni più colpite dal fenomeno sembrano essere state la Lombardia e il Lazio.

Oggi l’Osservatorio sul credito di Confcommercio fa sapere che il 70% delle imprese italiane si rivolgono alle banche per mancanza di liquidità o per difficoltà di cassa. Ad essere colpite per la prima volta sono anche molte imprese collocate nel Nord-Est d’Italia. Solo il 20% delle imprese italiane, infine, si rivolge ancora alle banche per la realizzazione di investimenti.

Allarme per la chiusura di molte imprese italiane

Ma vediamo quali sono le reazioni delle banche stesse a queste richieste. Il 40% delle imprese che chiedono liquidità si sono viste rifiutare il credito o ne hanno ottenuto meno rispetto all’ammontare iniziale, mentre solo il 30% di queste ultime riesce ad ottenere la cifra di cui aveva fatto richiesta in origine.

Aumenta così il numero delle imprese che non sono riuscite a far fonte al proprio fabbisogno finanziario (20% circa) e il settore più colpito è quello dei servizi.

Confindustria: Italia in piena emergenza credito

 Se avesse ragione Confindustria questa sarebbe la terza volta che l’Italia finisce nella morsa del credit crunch, dopo le prime due ondate del 2007-2009 e quella del 2011-2012.

► Calano i prestiti alle imprese e alle famiglie

Una situazione che potrebbe portare famiglie e imprese in condizioni ancora più difficili di quelle in cui si trovano in questo momento.

Confindustria denuncia un atteggiamento di chiusura da parte degli istituti di credito, con un numero di prestiti concesso sempre più basso e, di contro, tassi sempre più alti e

molte imprese rinunciano a chiedere crediti. Un terzo delle aziende ha liquidità insufficiente e molte con progetti validi vanno in crisi per carenza di fondi. Così, anziché lasciare il posto a una timida ripresa, la recessione può di nuovo aggravarsi.

Si è creato, in Italia, un circolo vizioso che deve assolutamente essere spezzato e per farlo deve il paese necessita di uno shock finanziario, una mossa adeguata che possa riportare il paese alla crescita economica. Quela potrebbe essere questo evento?

► Ancora fermi i pagamenti della PA alle aziende

Per Confindustria non ci sono dubbi: è il pagamento immediato alle imprese di 48 miliardi di euro di debiti commerciali della Pubbliche Amministrazioni, che porterebbe una serie di

eventi positivi a catena su tutto il circuito dei pagamenti e restituirebbe fiducia. Ripartirebbero i progetti di investimento accantonati, salirebbero i rating aziendali, favorendo l’erogazione di credito a tassi più bassi.

 

Calano i prestiti alle imprese e alle famiglie

 Bankitalia ha diffuso i dati relativi all’andamento dei prestiti nel mese di gennaio 2013 e le cifre non attestano ancora segnali positivi per l’economia italiana, in particolare nel rapporto tra gli istituti di credito e il settore produttivo e quello delle famiglie italiane.

I prestiti in Italia sono più costosi

Secondo questi dati, infatti, nel mese di gennaio 2013 i prestiti al settore privato hanno visto una riduzione su base annua pari all’1,6%, mentre quelli alle famiglie hanno invece fatto registrare, sempre su base annua, un calo dello 0,6%. Chiudono il quadro i dati relativi ai prestiti concessi a società finanziarie che sempre su base annua fanno registrare una flessione del 2,8%.

L’intero settore dei prestiti quindi si trova ancora interessato da un calo generale rispetto anche al relativo mese di dicembre 2012.

Anche i mutui costano di più nello Stivale

Accanto alla diminuzione dei prestiti, però, rimangono abbastanza stabili i tassi dei mutui, che rimangono invariati al 3,92% per quanto riguarda i finanziamenti erogati alle famiglie. Sale invece il tasso relativo all’erogazione di credito al consumo che si porta ad una percentuale del 9,59%.

Diminuiscono invece gli interessi sui soldi messi a conto corrente, ovvero gli interessi passivi sui depositi che arrivano a toccare la percentuale dell’1,17% perdendo altri punti percentuale rispetto la situazione che si poteva osservare nel mese di dicembre 2012 (1,25%).

I tassi bancari italiani sono i più cari d’Europa

 L’italia si aggiudica un altro record negativo. Questa volta lo abbiamo ottenuto per i tassi di riferimento, quelli  che si applicano ai prestiti e ai mutui che sono, secondo l’elaborazione dei dati di Bce e Bankitalia fatta dalla Adusbef-Federconsumatori, sono i più cari d’Europa.

► Se i mutui sono costosi è colpa dello spread

Quindi, oltre al fatto che le banche sono sempre meno propense a concedere prestiti e mutui, sia alle famiglie che alle aziende, e, nei pochi casi in cui lo fanno, cercano di assicurarsi di ottenere indietro una somma più che sostanziosa. Infatti, seguendo quanto calcolato, per un mutuo trentennale di 100mila euro, in Italia si applica un tasso di interesse pari al 4,64% contro il tasso del 3,45% che viene applicato in Francia o Germania o in altri paesi dell’Unione.

Così, la rata mensile di un italiano è di 515 euro, quella del francese si ferma a 446. Facendo il calcolo sulla durata del mutuo, gli italiani pagano 24.840 euro in più rispetto agli altri europei.

Com’è possibile tutta questa differenza?

I tassi si calcolano a partire dall’Euribor o dall’Eurirs, ai quali, poi, viene sommata la percentuale relativa allo spread, ossia la percentuale di guadagno della banca. In Europa la politica attuale è quella di rilanciare i consumi proprio attraverso l’abbassamento dei tassi di interesse, ma poi in Italia, come non accade in altre parti, i tassi bassi diventano l’occasione per gonfiare i guadagni delle banche.

► Tutto sui tassi d’interesse dei mutui

A tutto discapito dei consumatori e dell’economia in generale. Come spiega Elio Lannutti di Adusbef:

Gli istituti finanziari italiani approfittano dei tassi bassi, ai minimi storici, per applicare spread altissimi, guadagnando così cifre esorbitanti sui mutui, come sui prestiti. Arrivano ad applicare ai mutui a tasso variabili spread dal 2,7 al 4,50%, per i fissi si arriva anche al 5%. Aggiungendoci i tassi Euribor o Eurirs, ecco che si raggiungono picchi del 4,50 per i variabili e del 6,8 per i fissi. Che si traduce in un vero e proprio salasso per i consumatori.

 

Bollettino Crif su situazione mercato immobili in Italia

 A fotografare la situazione del mercato immobiliare in Italia sono il Crif e mutuisupermarket.it che hanno analizzato la situazione del mercato immobiliare in Italia dopo la battuta d’arresto verificatasi nel corso del 2012, quando si è verificata una contrazione di un quarto delle compravendite immobiliari.
► I governi rilanciano il mercato immobiliare

In pratica la situazione attuale è quella che si aveva agli inizi degli anni 90, quando i prezzi delle case erano intorno ai 200 mila euro (poco meno di 400 milioni di lire). Per la precisione il valore medio delle case nel quarto trimestre 2012 è stato di 190 mila euro di media.

Cambia anche la situazione dei mutui richiesti per l’acquisto dell’abitazione: si allungano i tempi per la restituzione che, per i nuovi finanziamenti, sono tra 25 e 30 anni. Inoltre, l’offerta dei mutui è calata del 51%, riflesso dell’andamento della domanda di immobili che ha registrato una contrazione del 26,8% rispetto al terzo trimestre 2011.

► L’epilogo della cedolare secca

In questa contrazione generale, fanno da padrone i mutui a tasso fisso che nel quarto trimestre 2012 risultano in crescita di 13 punti base, mentre le richieste di mutui a tasso variabile si assestano a +7 punti base. Diminuisce anche l’importo che si chiede con il mutuo. La media del quarto trimestre 2012 parla di 131.000 euro.

Record del debito per le famiglie italiane

 I conti delle famiglie italiane sono pesantemente in rosso. Va peggio per coloro che vivono in grandi città come Milano e Roma, mentre in piccoli centri, come Vibo Valentia, Ogliastra ed Enna, l’indebitamento sembra essere più basso.Questo è quanto emerge da uno studio della Cgia di Mestre che ha messo in evidenza come l’arrivo dell’euro abbia portato le famiglie italiane ad una corsa al mutuo che, dopo la crisi economica, si è trasformata in una crescita rilevante del debito pro-capite. I dati parlano di un aumento tendenziale di questi ultimi cinque anni -la data presa a riferimento è sempre quella del 2007, anno in cui, ormai, è convenzione far risalire l’inizio della crisi- del 140%.

Relazione tra debito pubblico e crescita

Passando dalle percentuali ai numeri reali, le famiglie italiane hanno un debito medio di circa 20 mila euro. Il dito della Cgia è puntato contro la moneta unica che ha

contribuito a far impennare i debiti, non tanto per aver spinto all’insù il costo della vita, ma per aver contribuito a far scendere i tassi di interesse praticati dalle banche nella prima parte del decennio scorso.

Saper scegliere fra mutuo e prestito per le spese di casa

Fatto che ha spinto gli italiani ad accendere un mutuo per l’acquisto della prima o della seconda casa che poi, a causa dell’aumento dell’inflazione (+25,4% tra il 2002 e il 2012) e l’aumento dei tassi di interesse praticati dalle banche (sentito in modo particolare da coloro che hanno prestiti a tasso variabile e pari al +139,6%) ha portato lo scoperto bancario delle famiglie dagli 8.312 euro del 2002 ai 19.916 del 2012.

La situazione peggiore è quella per le famiglie residenti nella provincia di Roma, con un debito bancario medio pari a 29.353 euro (+155,4% rispetto al 2002). Segue Milano (28.472 euro, +161,2% rispetto al 2002).

 

 

Richiesta mutui in calo del 42%

 Per la richiesta di mutui il 2012 è stato un anno record. Le richieste sono diminuite del 42% come dimostra il Crif, l’Istituto specializzato nello sviluppo e nella gestione di sistemi di informazioni creditizie. Lo stesso istituto mostra come rispetto al 2008 la richiesta di mutui è scesa del 49% e come anche la richiesta di prestiti è diminuita nel 2012 del 4%.

Questi sono probabilmente gli effetti della crisi economica, che si vedono anche nella diminuzione dei consumi e nelle difficoltà ad accedere al credito.

► Tassi mutuo Italia più alti in Europa

Il dato sui mesi del 2012 vede una diminuzione più bassa a dicembre con il 27%. Che ci sia una inversione di tendenza nella richiesta dei mutui e il peggio sia passato? È presto per dirlo, ma nei mesi si è passati dal -43% di settembre, al -40% di ottobre. Al -32% di novembre e quindi al -27% di dicembre.

Lo studio del Crif ha affermato che nel breve periodo lo sviluppo del credito alle famiglie è fortemente condizionato dall’evoluzione macroeconomica che determina i comportamenti sia dell’offerta sia della domanda.

► I buoni consigli per gli aspiranti mutuatari

Sulla domanda di mutui in diminuzione, secondo l’indagine

riflette anche l’andamento pesantemente negativo delle compravendite di immobili residenziali che nel corso dell’anno appena concluso si sono di fatto riposizionate su volumi nemmeno lontanamente paragonabili a quelli registrati negli anni di picco, tra il 2004 e il 2008. Le richieste di prestiti, invece, scontano la contrazione dei consumi di beni durevoli di importo più rilevante come auto, moto, arredamenti, elettrodomestici tipicamente sostenuti dall’accensione di un finanziamento.

Tassi mutuo Italia più alti in Europa

I mutui italiani sono i più alti in Europa. Lo confermano i dati messi a disposizione dalla Banca centrale europea (Bce). Dati che parlano oltretutto di una netta differenza tendente all’aumento rispetto ai Paesi limitrofi.

Il tasso sui nuovi mutui in Italia si attesta intorno al 4,05% mentre in Europa si aggira intorno al 3,35%.

Anche se la tipologia di prodotto è a volte differente rimane il fatto che le famiglie del nostro Paese versano di più rispetto a quelle del resto del Vecchio Continente. Se in Italia la migliore offerta vanta un tasso del 2,96%, in Spagna la migliore offerta si aggira intorno all’1,95%. Il confronto con la Spagna è interessante non solo per la situazione di crisi che concerne i due Paesi, ma anche in virtù del fatto che le tipologie di mutuo sono abbastanza contigue. Infatti, in Italia e in Spagna i prodotti a tasso variabile sono utilizzati sovente.

L’affitto come alternativa alla crisi

Sui mutui a tasso fisso si può invece operare un paragone con Germania e Francia. In Italia i mutui a tasso fisso sono più alti di quelli di tedeschi e di quelli francesi. In Italia si può prendere al 5,29%, in Germania al 2,96% e in Francia al 3,10%. Solo in Spagna i tassi fissi sono più elevati rispetto all’Italia, ponendosi al 5,85%. Per queste ragioni, probabilmente in Spagna sono pochi quelli che scelgono un mutuo con un tasso fisso. In Germania e in Francia, invece, si selezionano soprattutto i mutui a tassi fissi.