Chiudere il conto corrente evitando le brutte sorprese

Si può cambiare conto corrente stracciando il contratto stipulato con la propria banca dopo aver inviato la comunicazione all’istituto di credito che emette il servizio. Fino a qui, ci siamo.

A tal proposito, però, spesso e volentieri si incorre nel rischio di finire in spiacevoli inconvenienti connessi ai costi di gestione che restano il più delle volte sconosciuti al cliente.

Cosa si intende per costi di gestione? Quali sono? Come possiamo evitare le brutte sorprese alla chiusura del conto?

I costi di gestione sono molteplici. Quelli principali, tuttavia, sono:

– Redazione e invio di estratti conto.

– Costi per bonifici, gestione Titoli, uso del Bancomat.

– Commissioni di Massimo Scoperto (interessi passivi).

– Spese per pagamenti e ricariche.

Il pagamento delle spese in questione, addebitate mensilmente o trimestralmente, in base all’istituto di credito vengono sempre calcolate al momento della chiusura e il loro importo non è mai standardizzabile.

Può succedere che la banca stabilisca un forfait di spese gonfiate che vanno a danno del cliente.

Per queste ragioni è altamente consigliato chiedere un aiuto da un consulente competente.

La cosa certa è che tutti i titolari di c/c per estinguere il conto dovranno sborsare:

– Spese inerenti alla gestione del conto per l’ultimo trimestre (o periodo calcolato).

– Bollo per l’invio dell’ultimo estratto conto.In questo caso il consiglio e’ quello di farsi seguire da un consulente di fiducia.

Cartolarizzazione dei crediti, la soluzione della BCE al credit crunc

 Le banche dei paesi del Sud Europa non concedono più crediti alle piccole e medie imprese. Un grave danno che si aggiunge ad una situazione già di profonda sofferenza e che rischia di portare al collasso l’economia reale, ossia l’economia fatta dalle persone e dai loro consumi.

► Le imprese italiane non chiedono prestiti e il credito peggiora

La BCE ha concesso una bella iniezione di liquidità alle banche ma, dati alla mano, sembra che questi soldi non abbiano avuto, da parte delle banche, la destinazione voluta. Per risolvere questa problematica Mario Draghi, il numero uno dell’Euro Tower, propone la sua soluzione: la cartolarizzazione dei crediti.

In cosa consiste la cartolarizzazione del credito?

In gergo tecnico chiamata anche asset-back securities, la cartolarizzazione del credito prevede in caso di prestito di denaro da parte di un istituto di credito ad una impresa, che questo non verrebbe iscritto nel bilancio della banca perché sarebbe trasferito ad una società esterna –  a gestione pubblica o controllata dalla BCE – che emette delle obbligazioni pari al prestito concesso dalla banca.

► Calo vertiginoso dei prestiti alle imprese nel 2012

Le obbligazioni sarebbero pagate con le rate di restituzione dei debitori. In questo modo le banche potrebbero concedere prestiti a rischio zero, anche se tale rischio sarebbe trasferito sull’obbligazionista. Rischio che però si assottiglierebbe notevolmente se l’obbligazionista fosse un ente pubblico, come l’ESM, il Fondo salva-stati permanente, se non la BCE stessa.

Da oggi è possibile sospendere il mutuo

 Il decreto “Salva Italia” ha recentemente rifinanziato, con un ulteriore gettito da 20 milioni di euro, il Fondo di Solidarietà del Tesoro per la sospensione delle rate del mutuo relativo alla prima casa.

> Torna il Fondo di Solidarietà per i mutui

Avevamo già avuto modo di segnalare, infatti, questa possibilità anche in un post pubblicato in precedenza. Ma ora il Fondo di Solidarietà è stato del tutto riattivato, e proprio da oggi, in via ufficiale, comincerà – per chi ne farà richiesta -ad erogare alle banche le cifre per la copertura del tasso di interesse applicato al mutuo.

> Le professioni giuste per ottenere un mutuo

Lo stop alle rate del muto è consentito a chi ha perso il lavoro e può avere una durata prolungabile fino  a 18  mesi. I mutui, tuttavia, non devono superare i 250 mila euro di importo erogato e i titolari di questi  ultimi non devono avere un indicatore ISEE superiore a 30 mila euro.

Possono accedere alle agevolazioni del Fondo di Solidarietà anche gli invalidi civili con invalidità non inferiore all’ 80% e i portatori di handicap.

I moduli per la compilazione della richiesta sono scaricabili dal sito del MEF (www.mef.gov.it), e poi vanno presentati direttamente presso la banca erogatrice del mutuo, che a sua volta provvederà a inviare la documentazione alla Consap.

Moody’s sulla situazione creditizia italiana

 All’ indomani dell’ insediamo del nuovo Governo italiano a Palazzo Chigi, anche Moody’s, attraverso un suo analista, Dietmar Hornung, che si occupa in maniera specifica dell’ Italia, ha espresso le sue considerazioni sulla situazione creditizia italiana.

Moody’ conferma l’outlook negativo per l’Italia

Per Moody’s, infatti, la situazione dell’ Italia resta ancora particolarmente difficile e la sua futura affidabilità creditizia sarà valutata sulla base della capacità del nuovo esecutivo di dare corso e di portare aventi le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno.

Moody’s penalizza Finmeccanica

Agli occhi di Moody’s, quindi, la situazione italiana rimane sotto particolare osservazione, poiché l’Italia in futuro potrebbe comunque trovarsi nella necessità di chiedere aiuti alla Banca Centrale Europea o di avere bisogno del Fondo Salva Stati. Non potendo dunque escludere per il momento entrambe queste evenienze, il giudizio di affidabilità rimane come sospeso in attesa dei futuri sviluppi anche politici.

La situazione economica italiana che Moody’s rileva per il momento è dunque quella di un Paese ancora in recessione, caratterizzato da seri gap produttivi e una domanda interna molto debole. Un nodo cruciale è rappresentato poi dal mercato del lavoro, che appare ancora troppo regolamentato e vincolato ai contratti di categoria. A questo quadro va aggiunta la vulnerabilità delle banche.

La Bce chiede più credito per le PMI

 Una ricerca recentemente condotta dall’ Eurotower ha confermato che le piccole e medie imprese italiane sono state nell’ Eurozona quelle maggiormente colpite, negli ultimi sei mesi, da problemi di liquidità, con aumento dello scoperto e necessità di prestiti. Problemi, dunque, strettamente collegati con il calo dei profitti conseguente la crisi economica.

Le banche hanno paura di fare prestiti

La palma delle PMI più colpite dalla crisi è andata dunque, purtroppo, alle realtà di casa nostra, che, seguite subito da quelle spagnole, hanno fatto registrare tra ottobre 2012  e marzo 2013 i peggiori numeri a livello  di utili e fatturato.

Le banche italiane sono solide, ma devono concedere più prestiti alle PMI

La Banca Centrale Europea aggiunge, tuttavia, che un po’ in tutta Europa si è potuta rilevare, negli ultimi mesi, un aumento delle necessità di finanziamento e una concomitante pesante indisponibilità dei prestiti bancari e che queste condizioni hanno pesato in maniera negativa sulle reali possibilità di crescita e di ripresa nei diversi Paesi, in particolar modo per l’ Italia.

Andando ancora più nello specifico e valutando la questione in cifre, la Bce ha calcolato nel suo rapporto che la disponibilità di accesso a prestiti per le PMI europee è scesa al 10%, mentre vi è stato un calo del un tasso di respingimento delle domande di prestiti che ha toccato il 15%.

 

Si allenta la stretta sul credito

 E’ stato pubblicato oggi il rapporto trimestrale della Banca Centrale Europea – Bce – in merito al tema del credito da parte delle banche in Europa.

Le banche concedono ancora pochi mutui

Nel periodo passato si era potuta osservare una generale stretta in relazione al problema del credito, cioè una generale riduzione dei prestiti che da quest’ ultime venivano in genere concessi.

Le banche hanno paura di fare prestiti

Si era così parlato anche, nei mesi passati, di un fondamentale problema di accesso al credito da parte di privati cittadini e imprese che andava ad iscriversi nel quadro già precario della crisi economica.

Notizie leggermente migliori, invece, arrivano oggi da parte del rapporto trimestrale stilato dalla  Banca Centrale Europea per il primo trimestre del 2013, nel quale si dice che le banche europee sono attualmente entrate in una nuova fase: quella di un generale allentamento della stretta relativa alla concessione dei prestiti.

Il nuovo trend finanziario sembra dovuto ad una certa riduzione della domanda dei prestiti, ma la Banca Centrale Europea sottolinea nel suo rapporto che il principale fattore di criticità per le Banche europee nel definire   le politiche sul credito rimane la sostanziale incertezza macroeconomica e che nell’ultimo periodo si è potuta registrare un’accelerazione nel calo della domanda rispetto a mutui e prestiti.

 

Cresce il fenomeno dell’usura

Che la situazione sia drammatica non è una novità. Da Bruxelles fanno sapere che l’Europa è fuori dall’austerity, ma l’Italia continua ad essere il Paese della cinghia tirata e delle rinunce.

Le famiglie rinunciano a tutto: la nuova macchina, una nuova casa, nuovi comfort, nonché extra di ogni sorta.

Il problema è che rinunciano anche a chiedere prestiti e se hanno bisogno di soldi, le famiglie si rivolgono agli usurai.

Come potrebbe essere altrimenti per ‘tirare a campare’.

A rivelarlo è il database del credito, cioé il Crif, che dopo aver analizzato il 2012 riporta una situazione alquanto pesante.

Si registra un crollo 42% per quanto riguarda la domanda di mutui. Per quanto riguarda l’anno in corso, invece, le flessioni sono del 14, 10 e 9% considerando rispettivamente gennaio, febbraio e marzo. Dall’avvio della crisi al momento attuale il calo complessivo è del 53%. Diminuisce anche la richiesta di prestiti che dal 2009 è scesa del 18%. Stessa disfatta per quanto concerne il fronte delle imprese: a marzo, per la prima volta negli ultimi dodici mesi, c’è una flessione nella domanda di prestiti, una flessione del 3,08%.

Da un lato, dunque, si registra una contrazione dell’offerta di credito da parte delle banche; dall’altro lato le famiglie e le imprese non hanno più fiducia nelle proprie capacità di onorare il debito e di superare l'”esame” di credibilità davanti alla banca o alla finanziaria. Senza contare l’effetto dei tassi elevati, denunciato nei giorni scorsi dal presidente Bce, Mario Draghi, e ribadito dall’Fmi nell’ennesimo allarme  per quanto concerne il credit crunch.

 

Ritorna il Fondo di solidarietà per i mutui

 Riaprirà a breve, ovvero il prossimo 27 Aprile, il Fondo di solidarietà per i mutui, una essenziale risorsa finanziaria che consente a coloro che hanno particolari necessità economiche di sospendere temporaneamente le rate del proprio mutuo, purché sussistono i requisiti richiesti.

La situazione dell’accesso al credito in Italia secondo Mutui.it

Il Fondo di solidarietà, che è stato per la prima volta inaugurato nel 2010, sarà   dunque ripristinato tra pochi giorni e darà la possibilità alle famiglie in difficoltà di accedere ad un finanziamento “sostitutivo” del proprio mutuo, cioè, dal punto di vista del debitore, di una sospensione, fino a 18 mesi del mutuo per la prima casa. 

Le banche concedono ancora pochi mutui

Il  Fondo di solidarietà è stato infatti ulteriormente finanziato con un nuovo gettito da 20 milioni di euro, che, durante il periodo di sospensione del mutuo stesso saranno utilizzati per ripagare le banche degli interessi (con la sola esclusione dello spread) maturati sull’intero debito durante il periodo di sospensione.

Per accedere alla sospensione del mutuo per la prima casa, attraverso il sostegno offerto dal Fondo di solidarietà le famiglie dovranno dimostrare che per il titolare del prestito sussistano le seguenti condizioni di accesso:

– cessazione del rapporto di lavoro (ascrivibile a varie tipologie)

– decesso o handicap grave

– ISEE inferiore a 30mila euro

– proprietà dell’immobile gravato dal mutuo

– importo del mutuo non superiore a 250 mila euro

La situazione dell’accesso al credito in Italia secondo Mutui.it

 Mutui.it e Facile.it hanno collaborato per studiare la situazione del credito per gli italiani. Ciò che emerge dai dati elaborati è una sempre maggiore difficoltà all’accesso al credito, ma con evidenti differenze tra categorie di lavoratori e classi di età. Vediamolo nel dettaglio.

I dati studiati da Mutui.it e Facile.it riguardano un periodo di sei mesi che va dall’ottobre 2012 al marzo 2013. Un periodo durante il quale solo 5 domande su cento si sono trasformate in una concessione di mutui. Un numero davvero esiguo che lascia fuori dal totale di coloro che riescono ad ottenere del credito dalla banche una lunga serie di lavoratori.

► I prestiti migliori per l’acquisto dell’auto

Le banche, e gli istituti di credito in generale, infatti, sembrano prediligere le richieste di quadri o funzionari, il 14% di loro è riuscito ad ottenere il denaro del quale necessitava, insegnanti (10,7%), medici (7,6%), pensionati (7%) e i dirigenti (6,6%).

I più svantaggiati sono gli operai, che hanno visto le loro richieste accolte solo nel 3,5% dei casi.

Come si spiega questa situazione?

Secondo Lorenzo Bacca, responsabile della divisione mutui di Mutui.it:

Non tutti gli italiani, di fronte alla crisi, dispongono degli stessi strumenti per affrontare questa congiuntura economica ed è chiaro che alcune categorie professionali possano con più agio gestire la richiesta di mutuo. Desta stupore, tuttavia, che la figura dell’insegnante risulti tra le più facilitate ad ottenere il finanziamento. Evidentemente, più che gli stipendi bassi, a loro favore giocano i contratti statali e, per le banche, più sicuri.

Variano con lo stesso andamento anche gli importi dei mutui concessi: i dirigenti riescono ad ottenere mediamente 140.000 euro, poi ci sono i liberi professionisti (131.000 euro) e gli insegnanti (129.000 euro).

► Guida alla scelta e alla richiesta di un prestito personale

Di nuovo, ad essere ad avere meno fiducia dalle banche sono operai e pensionati i quali, o per una questione di limiti di età o per il basso stipendio, si vedono concessi, rispettivamente, crediti per 108.000 e 100.000 euro.

La situazione si ribalta se si guarda alla percentuale finanziata dell’acquisto (loan to value): ai membri delle Forze Armate viene concesso, mediamente, il 63% del valore della casa acquistata, dopo di loro ci sono gli operai (61%) e gli impiegati (58%). Ultimi in classifica, ma solo perché avendo stipendi più alti hanno meno necessità di credito, i medici, che chiedono e ottengono il 33% del valore dell’acquisto, i pensionati (34%) e i dirigenti (38%).

► Mutui prima casa per giovani coppie: le semplificazioni in arrivo

Ultimo dato elaborato da Mutui.it: l’età media di richiesta e la durata del prestito. In questa classifica sono i pensionati, per ovvie ragioni, i richiedenti con età maggiore (58 anni) anche se, di contro, sono la categoria che ha durata del mutuo più breve (16 anni), mentre i più giovani sono gli operai che chiedono un prestito a 36 anni per una durata di circa 28 per la sue estinzione.

Nuove regole per le commissioni sulle carte di credito?

 A Bruxelles, ma anche all’interno dei diversi paese dell’Unione, si sta discutendo sulle nuove normative per la carta di credito, al fine di renderne più agevole l’utilizzo e incoraggiar, così, l’utilizzo di metodi di pagamento alternativi al contante. La prima mossa che si sta studiando è quella del taglio delle commissioni interbancarie.Si tratterebbe di un grande vantaggio per i cittadini ma, come insegna l’esperienza della Spagna, se la normativa non sarà ben elaborata rischia di rivelarsi l’ennesimo salasso per coloro che utilizzeranno questo metodo di pagamento.► Tutte le differenze tra le carte di credito

Le commissioni che i consumatori pagano adesso per l’utilizzo delle carte di credito sono quelle relative all’esercente che effettua la vendita, ossia le commissioni che la banca dell’esercente paga alla banca di colui che ha acquistato. A Bruxelles stanno lavorando per far abbassare l’ammontare di queste commissioni, con l’obiettivo che questo risparmio dell’esercente si trasformi anche in un risparmio per il consumatore.

Ma questo meccanismo così semplice si potrebbe trasformare in aumento delle spese per i consumatori: le banche potrebbero compensare i minori introiti derivanti dalle commissioni con un aumento del costo dei prodotti finanziari. La conseguenza, oltre al maggior esborso per i cittadini, sarebbe il ritorno all’uso del contante, ossia proprio quello che si cerca di evitare.