Per Eurostat deficit migliora e debito peggiora

 I dati di Eurostat, l’Istituto statistico dell’Unione europea, mostrano una situazione in Europa caratterizzata da meno deficit e dall’aumento del debito pubblico. Nello scorso anno, il deficit è sceso sia nel blocco della zona euro a 18 nazioni sia nell’Ue. Il deficit nell’Eurozona è sceso al 3% lo scorso anno dal 3,7% del 2012. Nell’Ue è invece sceso lo scorso anno al 3,3% dal 3,9% del 2012.

In crescita  il debito pubblico. Nei Paesi della zona euro è passato dal 90,7% del 2012 al 92,6% dello scorso anno. Nei Paesi dell’Ue è passato invece dall’85,2% del 2012 all’87,1% dello scorso anno.

 

► La deflazione, il vero pericolo per i Paesi dell’Europa

 

I dati di Eurostat, dopo la prima notifica del 2014 dei governi, mostrano che per quanto concerne il deficit il Lussemburgo è in surplus a +0,1%. Il deficit più ampio si ha in Slovenia che è a -14,7%. per ciò che riguarda il debito pubblico, il più alto è in Grecia dove è al 175,1% mentre il più basso è in Estonia che è al 10%.

I dati di Eurostat sono quindi sia un motivo di ottimismo, con riferimento al deficit, sia di preoccupazione, relativamente al debito pubblico. L’Europa deve fare i conti sia con i sacrifici per rispettare i parametri in rapporto al deficit, sia con il problema dell’inflazione che si mantiene bassa anche se ancora non si parla di rischio di deflazione. La Banca centrale europea (Bce) monitora comunque la situazione e ha confermato attraverso il presidente Mario Draghi di essere pronta a intervenire con misure non convenzionali per sostenere l’economia e fare aumentare l’inflazione più vicino all’obiettivo del 2%.

La Francia cresce ma si teme non rispetti il limite del 3%

 Il governo francese sta lavorando per definire la propria tabella di marcia per la riduzione del disavanzo e per mantenere l’impegno con l’Ue. Le previsioni di crescita ottimistiche spingono il Paese, ma l’Europa si aspetta che la Francia si conformerà alle norme di bilancio entro la fine del prossimo anno.

La Francia è in ritardo nel rientrare nei parametri europei di deficit – Pil. Essa ha già ottenuto una proroga di due anni sul termine iniziale per riportare il disavanzo sotto il limite che il trattato dell’Ue ha stabilito nel 3 per cento del Prodotto interno lordo (Pil).

 

La Francia farà dei tagli per raggiungere il 3%

 

I partner europei temono che potrebbe saltare anche la scadenza del prossimo anno, e nel frattempo il governo sta lottando per riuscire a fare i tagli dolorosi. Il primo ministro francese Valls, nominato a fine marzo dopo che i socialisti sono stati sconfitti alle elezioni locali, ha promesso nel suo primo discorso di dare priorità alla crescita, alimentando il timore che la Francia potrebbe non essere in grado di raggiungere gli obiettivi dell’Europa. Ma dopo le parole severe da Bruxelles e da Berlino, il governo ha affermato di volere aderire ai suoi impegni, svelando i termini di un pacchetto di risparmio da 50 miliardi di euro che congela le pensioni e le prestazioni sociali per un anno e si basa su un giro di vite sulla spesa pubblica. Valls presenterà i dettagli del pacchetto in commissione finanze del Parlamento prima di inviarlo alla Commissione europea, che sorveglia le finanze pubbliche degli Stati membri. Il piano dovrebbe mostrare la Francia raggiungerà l’obiettivo di deficit – Pil al 3%, ma attraverso un percorso leggermente più lento.

Il governo francese ha aumentato le sue previsioni di crescita all’1 per cento nel 2014, all’1,7 per cento nel 2015 e al 2,25 nel 2016, contro lo 0,9 per cento, l’1,7 per cento e il 2 per cento.

La Francia farà tagli per raggiungere il 3%

 Il ministro delle Finanze francese Michel Sapin ha affermato che la Francia ha ottenuto il sostegno dei partner europei per rallentare la riduzione del suo deficit pubblico, ma dovrà comunque rispettare il suo obiettivo del rapporto deficit – Pil nel 2015.

La Francia deve riportare il disavanzo in linea con il limite comunitario del 3 per cento del reddito nazionale il prossimo anno. Un obiettivo che la maggior parte degli economisti considera fuori dalla sua portata dopo che il disavanzo è arrivato al 4,3 per cento nello scorso anno, mancando il suo obiettivo del 4,1 per cento.

 

La Francia ha mancato l’obiettivo europeo sul deficit

 

Il ministro Sapin ha detto che non ha cercato l’appoggio di Bruxelles per avere più tempo per tagliare il deficit, ma piuttosto ha discusso e parzialmente ottenuto il supporto per modificare la velocità della riduzione del disavanzo. Il ritmo è stato quindi modificato ed è stato discusso con i partner europei in modo che sia ben chiaro. La Francia avrà un ritmo di riduzione del disavanzo leggermente più lento del previsto, ma ovviamente dovrà tutti gli impegni.
I commenti del ministro Sapin hanno ricevuto una risposta da parte di Bruxelles. Non si è avuto un commento diretto, ma un portavoce della Commissione europea, dopo l’incontro con il ministro Sapin la scorsa settimana a Washington, ha affermato che la Francia dovrebbe mantenere i suoi impegni per evitare di danneggiare la credibilità della zona euro.

Ci sono persistenti interrogativi sulla capacità della Francia di ridurre il deficit e questi stanno avendo un impatto sui suoi costi di finanziamento. La domanda degli investitori è alta sulle obbligazioni fisse e indicizzate all’inflazione.
I socialisti di Hollande hanno una risicata maggioranza in parlamento. Nel suo partito si dice che è il ritorno della crescita che dovrà stabilire se il deficit scenderà a meno del 3 per cento.

Il piano da 50 miliardi di euro di risparmi in tre anni si basa sul congelare alcune pensioni e altre prestazioni e fermare gli aumenti salariali del settore pubblico. Il programma completo sarà visto nei prossimi giorni prima di un voto parlamentare e poi sarà formalmente presentato a Bruxelles.

La Francia ha già ricevuto due anni in più per raggiungere l’obiettivo del 3 per cento, e la Commissione europea non è nella posizione di volere concedere più tempo.

Per Padoan l’economia italiana è ancora fragile ed è necessario rinviare il pareggio di bilancio

 L’enorme debito pubblico in Italia è arrivato a un altro nel mese di febbraio, come ha affermato Bankitalia nei giorni scorsi. L’importo è salito di 17,5 miliardi di euro da gennaio come ha mostrato la Banca d’Italia.

La Commissione europea ha criticato il bilancio dell’Italia per non aver fatto abbastanza per abbattere il debito, che è intorno al 132% del Prodotto interno lordo (Pil). Come risultato ha messo l’Italia sotto controllo specifico rispetto agli squilibri macroeconomici eccessivi, che comprendono il debito elevato e la scarsa competitività.

 

Commissione europea, promosso in Def italiano

 

Il budget dell’Italia è stato approvato dall’ex premier Enrico Letta, mentre il nuovo Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha presentato un importante pacchetto di tagli fiscali e investimenti per rilanciare la debole economia italiana. La settimana scorsa il governo ha approvato un progetto economico che mira al pareggio di bilancio in termini strutturali entro il 2016. Il Def dice che il rapporto debito – Pil è destinato a salire al 134,9% nel 2014.

Il portavoce del commissario europeo per gli affari economici e monetari Olli Rehn ha affermato che l’Unione europea ha accolto con favore gli aspetti del progetto di Renzi, ma ha ricordato che l’Italia era tenuta a pareggiare il bilancio in termini strutturali. Per lUe l’Italia deve bilanciare il budget per ridurre il suo debito ed essere in linea con le regole.

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto che in Italia l’economia è ancora fragile e da qui dipende la necessità di rinviare il pareggio di bilancio. Il ministro ha parlato al Senato e alla Camera affermando che lo slittamento del pareggio di bilancio è necessario anche per la situazione difficile del mercato del lavoro.

La Francia non avrà più tempo dall’Ue per arrivare al deficit-Pil del 3%

 Il commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari Olli Rehn, in una conferenza stampa a Bruxelles sull’assistenza finanziaria all’Ucraina, ha affermato che non vi è alcuna ragione per estendere ulteriormente il termine che l’Unione europea ha dato alla Francia per tagliare il suo deficit di bilancio e rientrare nei parametri. Rehn ha aggiunto che i responsabili politici dovrebbero aver imparato la lezione della crisi del debito e che quindi dovrebbero rispettare le regole che sono state concordate.

La Commissione europea si aspetta che la Francia arrivi quest’anno a un deficit di bilancio al di sotto del massimale dell’Ue del 3 per cento del Prodotto interno lordo (Pil), dal 4 per cento. Dopo il rimpasto di governo di questa settimana, dovuto ai risultati deludenti del partito al governo alle elezioni locali, la Francia ha detto che il deficit sarebbe sceso, ma che vuole discutere nuovamente i termini dei tagli per aiutare l’economia a crescere.

 

La Francia ha mancato l’obiettivo europeo sul deficit

 

In base alle nuove regole di bilancio dell’Ue, rigorose dopo la crisi del debito sovrano, se un Paese ignora le scadenze per la riduzione del disavanzo può essere rapidamente multato. Il commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari Olli Rehn, l’unico che può proporre una revisione della scadenza, ha quindi affermato che non vi sono motivi per concederla. Rehn ha detto che in base alle regole di bilancio dell’Ue, una nuova estensione potrebbe essere giustificata solo se ci fossero eventi economici sfavorevoli e imprevisti con importanti conseguenze negative per le finanze pubbliche. Eventi che non ci sono stati e anzi l’economia della zona euro sta vivendo un rafforzamento.

La Francia ha mancato l’obiettivo europeo sul deficit

 La Francia ha diminuito il proprio disavanzo del settore pubblico meno rapidamente di quanto previsto lo scorso anno, mancando l’obiettivo del governo, come hanno dimostrato i dati ufficiali. Una nuova battuta d’arresto per il presidente Francois Hollande dopo i risultati delle elezioni amministrative che hanno visto il suo partito perdere.

Il deficit pubblico è sceso al 4,3 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) dal 4,9 per cento dell’anno precedente, come si legge nei dati  dell’Insee che è dell’ufficio nazionale di statistica. Ciò significava che il governo di Hollande ha mancato il suo obiettivo di disavanzo del 4,1 per cento che aveva promesso di raggiungere ai suoi partner europei.

 

Francia, economia ancora in forte difficoltà

 

Il risultato peggiore del previsto significa che il governo dovrà fare sforzi supplementari quest’anno per rispettare la sua promessa di portare il suo deficit in linea con il limite del 3 per cento dell’Unione europea il prossimo anno. In caso contrario, il governo dovrà chiedere più tempo per rispettare il limite e questo probabilmente condizionerà i rapporti con la Commissione europea che ha già concesso a Parigi due anni supplementari.

Il ministro delle Finanze Pierre Moscovici ha affermato in un comunicato che la debole attività economica ha pesato sulle entrate fiscali, mentre la spesa è in linea con il budget.

Il debito pubblico lordo è salito l’anno scorso a un record del 93,5 per cento del Pil, dal 90,6 per cento nel 2012. La spesa pubblica della Francia, che è tra le più alte al mondo, ha raggiunto un record del 57,1 per cento del Pil, mentre il reddito fiscale si attesta al 45,9 per cento.

Gli elettori hanno punito Hollande e il suo Partito Socialista per l’economia alle elezioni locali durante il fine settimana. Il presidente Hollande ha previsto un rimpasto di governo in tempi rapidi per concentrarsi meglio sul rilancio della seconda più grande economia della zona euro.

Il deficit commerciale del Giappone

 Il deficit commerciale del Giappone è aumentato in questo periodo per diverse ragioni, tra cui anche il fatto che il Paese è stato costretto a importare una grande quantità di combustibili fossili dopo il disastro di Fukushima. Questo è uno degli elementi ma non è l’unico.

Il deficit commerciale del Giappone è arrivato a febbraio a circa 7,9 miliardi di dollari che è il livello più basso in nove mesi.

 

In Giappone deficit commerciale sopra le attese

 

Le esportazioni sono aumentate del 9,8% e le importazioni hanno mostrato un forte rallentamento, con un incremento del 9% a febbraio. Nel mese di gennaio il disavanzo commerciale è salito a un livello record dopo che le importazioni sono aumentate del 25%.

Le importazioni sono incrementate in vista dell’aumento delle tasse previsto dal governo per il mese di aprile. I giapponesi si sono così riforniti di merci estere per cercare di limitare l’impatto delle tasse in aumento e cercare di guadagnare qualcosa. Molti analisti ritengono che l’aumento delle importazioni rallenterà appena l’aumento delle tasse previsto entrerà in vigore.

Anche i risultati della Cina, che hanno portato a un temporaneo rallentamento nella compravendita estera, hanno contribuito ai dati di gennaio.

Negli ultimi 20 mesi il Giappone ha fatto registrare un deficit commerciale record. Questo è stato in parte dovuto all’aumento delle importazioni di combustibili fossili necessario dopo il disastro nucleare di Fukushima che ha lasciato il Paese privo della sua base nucleare. Sono cresciute le necessità di importazioni quindi e ora la situazione si sta stabilizzando anche se il deficit commerciale è ancora alto.

Per la Bce l’Italia deve ridurre il deficit

 La Banca centrale Europea (Bce) nel suo bollettino mensile ha affermato che finora l’Italia “non ha fatto tangibili progressi rispetto alla raccomanndazione Ue di ridurre il deficit, rimasto al 3% l’anno scorso contro il 2,6% raccomandato dall’Europa. L’Europa continua quindi a tenere sotto controllo l’economia del nostro Paese e a fornire delle raccomdazioni.

All’Italia si chiedono uleriori sforzi, ma la linea politica del Presidente del Consiglio Matteo Renzi non è solo di austerity, ma anche di abbassare la pressione fiscale e restituire qualcosa ai lavoratori in termini di tasse come attraverso il taglio del cuneo fiscale.

Un progetto che Angela Merkel ha detto essere ambizioso e che quindi non ha trovato ostacoli in Europa, e neanche in Italia visto che i sindacati hanno approvato le riforme proposte.

 

Bce, la crescita va come previsto. Pericolo deflazione si allontana

 

Per quanto concerne l’economia dell’Europa, la Bce si aspetta che in zona euro l’inflazione “nei prossimi mesi si attesti in prossimità dei livelli attuali”, per aumentare gradualmente verso il 2%. Nel 2014 la Bce si aspetta un’inflazione all’1%, nel 2015 all’1,3% e nel 2016 all’1,5%. Le precedenti stime indicavano l’1,1% per il 2014 e l’1,3% per il 2015. La questione dell’inflazione bassa, e della deflazione anche se al momento non ci sono elementi per parlare di questo rischio, è in questo periodo uno degli aspetti più problematici dell’economia in Europa. I rischi della bassa inflazione sono più ati di quelli dell’inflazione alta, visto che la stima di base del 2% è un parametro di riferimento.

// <![CDATA[
<div id="” class=”_mp3rocket_overlay_style” style=”left: ; top: ; width: ; height: “>

// ]]>