Dati casa integrazione gennaio 2013

 Se i dati dell’inflazione a gennaio risultano essere positivi, non lo sono quelli relativi alla cassa integrazione. Infatti, secondo i calcoli dell’Inps, per il mese appena concluso è stato rilevato un aumento delle richiesta da parte delle aziende del 61,6% rispetto al 2012.

 Italia ha perso 7 punti di PIL e mezzo milione di posti di lavoro

A gennaio 2013 le ore di cassa integrazione autorizzate sono state 88,9 milioni, pari ad un aumento del 2,7% su dicembre del 2012. Ad aumentare ad un ritmo più sostenuto sono le ore di cig ordinaria e straordinaria, mentre la cassa in deroga ha mostrato un rialzo rispetto allo scorso anno, ma una diminuzione su base mensile rispetto a dicembre (-41,1%).

Per il mese di gennaio l’Inps ha erogato le seguenti prestazioni:

Cigo: 30,9 milioni di ore

Cigs: 42,2 milioni di ore

Cigd: 15,8 milioni di ore

► Dati cassa integrazione 2007-2012

Oltre alla cassa integrazione ha mostrare un aumento sono anche le percentuali relative al numero di disoccupati nel nostro paese. Lo scorso anno, infatti, sono state effettuate 1.558.471 domande di disoccupazione con un aumento del 14,26% sul 2011. Dati preoccupanti che però sembrano migliorare: nell’ultimo mese del 2012 le domande di disoccupazione sono state 113.269 con un calo del 23,02% su novembre e del 4,79% su dicembre 2011.

 

Come ottenere un prestito con la pensione

 I pensionati italiani hanno la possibilità, anche se il loro reddito è composto dalla sola pensione erogata dall’Inps, di richiedere un prestito da banche o altri intermediari finanziari che potrà poi essere estinto con la cessione di quote di questa.

Il valore massimo che possono raggiungere le quote per la restituzione, trattenute direttamente dall’Inps all’atto dell’emissione dell’assegno mensile, è un quinto dell’importo totale del rateo pensionistico.

Sarà poi l’Istituto Nazionale di Previdenza a versare quanto dovuto all’istituto o intermediario che ha concesso il prestito, che non può avere, comunque, una durata superiore ai dieci anni.

Chi può richiedere un prestito con la pensione? 

Tutti coloro che sono in possesso da un reddito da pensione possono richiedere un prestito per far fronte ad eventuali spese, a parte alcune particolari tipologie di pensione.

I pensionati che non hanno la possibilità di richiedere un prestito sono coloro che percepiscono:

– pensioni e assegni sociali;

– pensioni di invalidità civile;

– assegni mensili per l’assistenza ai pensionati per inabilità;

– assegni di sostegno al reddito;

– pensioni del personale bancario;

– assegni al nucleo familiare.

Come si fa ad ottenere un prestito con la pensione?

Il pensionato che voglia fare richiesta di un prestito da restituire tramite cessione del quinto, deve farne richiesta ad un ufficio Inps (o direttamente all’ente finanziario convenzionato con l’Istituto che eroga la pensione) della comunicazione di cedibilità. Si tratta di un documento nel quale è indicato l’importo massimo della rata del prestito.

Con questo documento si va alla banca o alla società finanziaria per stipulare il contratto di prestito.

Come avviene il calcolo della rata del prestito con la pensione? 

Dal momento che la quota massima che si può cedere della propria pensione per la restituzione del prestito equivale ad un quinto del suo ammontare mensile, il suo valore dipende, appunto, dall’importo della pensione stessa.

Questo importo viene calcolato al netto delle trattenute fiscali e previdenziali. Ciò che resta al pensionato una volta detratto il valore della rata per la restituzione non può essere inferiore all’importo della pensione minima.

Quali sono le tutele per il pensionato che richiede un prestito con la cessione del quinto?

Oltre a garantire che l’importo della pensione che rimane a chi ha richiesto il prestito non sia mai inferiore alla pensione minima stabilita ogni anno dall’Inps (che prende in considerazione diversi fattori variabili), l’Istituto Nazionale di Previdenza ha il compito di verificare che il pensionato riceva delle adeguate tutele.

Nel caso di specie l’Inps, prima del versamento dell’importo stabilito all’istituto o all’intermediario finanziario che ha concesso il prestito, si accerterà che:

– la Banca o la Finanziaria abbiano tutti i requisiti richiesti dalla legge per questo tipo di operazione;

– il tasso applicato al prestito sia inferiore al tasso anti-usura;

– la rata prevista non sia superare un quinto dell’importo della pensione;

– nel contratto siano indicate tutte le spese relative a istruttoria, estinzione anticipata, premio assicurativo per premorienza ove presente, tasso di interesse.

La convenzione Inps con le banche

L’Inps, al fine di contenere il livello dei tassi di interesse e di tutelare i pensionati che richiedono un prestito con cessione del quinto, ha predisposto una Convenzione con banche e intermediari finanziari, che garantisce che al pensionato siano applicate delle condizioni di prestito agevolate e maggiormente favorevoli rispetto a quelle del mercato.

Esempi di calcolo del quinto della pensione

Calcolo del quinto per una pensione pari 496,30 euro lordi
Pensione lorda 496,30
Ritenute fiscali 0,00
Pensione netta 496,30
Pensione minima 480,53
Quota cedibile 16,77
Calcolo del quinto per una pensione pari 1.200,00 euro lordi
Pensione lorda 1.200,00
Ritenute fiscali 300,00
Pensione netta 900,00
1/5 del netto 180,00
Quota cedibile 180,00

Ulteriori informazioni sulla richiesta di un prestito con la cessione del quinto della pensione

Elenco delle banche e degli enti convenzionati con l’Inps

Testo della Convenzione tra Inps e banche e intermediari finanziari

 

 

Decreto del Ministero dell’economia e delle finanze su prestiti ai pensionati estinguibili con cessione fino ad un quinto della pensione

 

Ancora polemiche sulla copertura per gli esodati

 Una doccia fredda quella che si è abbattuta sul Ministro del Welafre Elsa Fornero, che, dopo aver annunciato che il problema degli esodati sta per essere completamente risolto, con le prime lettere di salvaguardia che garantiranno per 65 mila persone e con le successive che andranno a coprire altri 55 mila esodati, si trova a dover rifare i conti.

Scadenze per la copertura degli esodati per aziende e lavoratori

La faccenda, come spesso accade in Italia, è parecchio intricata e le varie forze in campo sembrano fare a scarica barile. Per l’Inps, nonostante le coperture garantite fono ad ora dal governo, rimarranno fuori dalla garanzia altre 150 mila persone, la stessa quantità, quindi, di quelle per cui sono state previste le misure del ministero.

A lanciare la bomba è stato Pier Luigi Bersani che, durante il collegio elettorale di Lazio 1, ha chiaramente fatto riferimento ai dati dell’Inps sulla mancanza di coperture. Ed ecco che scoppia il caso.

► Trovati i fondi per gli esodati

Già diverse fonti avevano parlato del problema, ma il ministro Fornero sembra non saperne nulla e, per qualsiasi chiarimento, rimanda all’Inps. Pronta la risposta dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, che, in una lettera indirizzata allo stesso ministro del Welfare chiarisce:

L’istituto non ha effettuato ulteriori elaborazioni statistiche sulla vicenda che non siano quelle già note ai competenti uffici del ministero del Lavoro e del ministero dell’Economia.

Innegabile, quindi, che la copertura degli esoadati, e il mercato del lavoro in generale, sarà uno degli argomenti su cui verteranno gran parte delle campagne elettorali. Primo tra tutti ad approfittarne sarà proprio Bersani.

Nessun cambiamento per le pensioni di invalidità

 La Circolare n. 149 del 28 dicembre 2012 rilasciata dall’Inps parlava molto chiaro: a partire da quest’anno il reddito per l’ottenimento della pensione di invalidità per gli invalidi civili al 100% sarebbe stato calcolato sul totale di quello famigliare e non più, come succedeva prima, sul reddito del singolo richiedente.

Cambiamenti pensioni di invalidità: è polemica

Appena la notizia si è diffusa si è scatenata una grande polemica, sia da parte dei diretti interessati che da parte dei sindacati, che ha portato all’apertura di un’istruttoria da parte del Ministero del Welfare.

Ora è arrivata la risposta del Direttore Generale dell’INPS, Mario Nori, che in una nota ha fatto sapere che

la liquidazione dell’assegno ordinario mensile di invalidità civile parziale, sia per la pensione di inabilità civile si continuerà a far riferimento al reddito personale dell’invalido.

Fornero blocca circolare Inps su pensioni invalidità

Dietrofront, quindi, da parte dell’Istituto di Previdenza sociale che ha ritenuto opportuno tornare al vecchio sistema di assegnazione, quindi il limite dei 16.127,30 euro annui rimarrà riferito solo al reddito del richiedente. 

La CGIL, il più grande sindacato nazionale, ha espresso molta soddisfazione per questa decisione, ritenuta fin dall’inizio vessatoria e iniqua nei confronti dei disabili, anche se dal Ministero fanno sapere che la questione non è completamente risolta e la circolare dell’INPS ha posto l’attenzione su un problema che deve essere comunque risolto in sede legislativa e che ricadrà inevitabilmente sul prossimo esecutivo che si troverà al governo.

 

 

Cambiamenti pensioni di invalidità: è polemica

 Sindacati e invalidi si sono uniti in una crociata contro le nuove disposizioni per le pensioni che spettano agli invalidi al 100%. Secondo la Circolare n. 149 del 28 dicembre 2012 rilasciata dall’Inps, infatti, le nuove pensioni di invalidità spetteranno solo a chi ha un reddito più basso di 16.127,30 euro annui. 

Ma,diversamente da quanto accadeva fino all’anno appena concluso, il reddito minimo di riferimento non sarà più quello personale (del richiedente la pensione di invalidità) ma sarà quello famigliare.

► Nuovi coefficienti di calcolo dei trattamenti contributivi

Secondo sindacati e associazioni di invalidi la circolare è

una decisione politica che colpisce i più poveri  espropriandoli di una pensione dall’importo risibile.

In effetti l’importo dell’assegno di invalidità è di 275,87 euro al mese, una cifra davvero bassa che ora, con le nuove disposizioni, non sarà più un diritto di coloro che hanno un reddito comunque molto basso, sopratutto dal momento che da ora sarà calcolato sulla famiglia e non più sul singolo.

► Pensioni di anzianità: le novità dal 2013

A creare un maggiore scontento su questa decisione è anche il fatto che questo nuovo metodo di calcolo non si applica a coloro che hanno una percentuale di invalidità inferiore al 100%, il cui limite reddituale di riferimento rimane quello personale.

 

Record cassa integrazione: un miliardo di ore da inizio anno

 La stima fatta dall’Inps nel mese di ottobre si è rivelata più che precisa: le ore di cassa integrazione richieste ha superato il miliardo prima della fine dell’anno.

Nel mese di novembre si è registrato un aumento delle richieste di cassa integrazione del 5,1% rispetto ad ottobre del 2012 e del 27,5% rispetto a novembre del 2011. Peggiora la situazione l’impennata delle richieste di disoccupazione, che nel mese di ottobre sembrava essersi arrestata: i datti rivelano un aumento del 12,84% su ottobre 2011 e del 47,68% rispetto a settembre 2012. Cresce anche il numero di richieste di mobilità, con un +69,47% tendenziale e un +67% sul mese precedente.

Si conferma rafforzata la tendenza all’aumento di richieste di cassa integrazione riproponendo l’andamento del 2010, quando furono autorizzate 1,2 miliardi di ore, piuttosto che quello del 2011, quando non venne raggiunto il miliardo. La difficoltà del sistema produttivo e del mercato del lavoro si misura tutta in questi dati.

Questo il commento del presidente Inps Antonio Mastrapasqua, che sottolinea anche che l’aumento tendenziale delle richieste è dovuto, in larga parte, alle autorizzazioni del settore industriale, seguito da quello edile.

Anche il commento della Cgil è dello stesso tono di quello di Mastrapasqua e evidenzia come questo aumento sia un vero allarme sociale che necessita di interventi mirati, soprattutto per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, nell’immediato.

E’ urgente  – commenta Serena Sorrentino, segretario confederale – rifinanziare adeguatamente gli ammortizzatori sociali in deroga, vista l’incidenza della crisi quanto stanziato basterà solo per i primi mesi del prossimo anno.

 

Ricongiunzioni pensioni gratis

 Un problema grande quello del ricongiungimento pensionistico: dopo la legge 122, molti statali, infatti, all’atto della domanda di ricongiungere i contributi versati all’Inpdap con quelli dell’Inps, si sono sentiti chiedere dall’Inps delle cifre esorbitanti che hanno reso di fatto impossibile accedere all’erogazione della pensione.

C’è anche chi, presentando domanda, si è sentito rispondere che il ricongiungimento previdenziale gli sarebbe costato circa 600 mila euro. Per questo il premier Monti, il Ministro Fornero e il Ministro Passera, stanno lavorando ad una circolare dell’Inps o ad un atto amministrativo di interpretazione della legge che dovrebbe equiparare la condizione degli statali a quella degli ex lavoratori del fondi speciali (circolare 97 dell’ottobre 2011), che hanno il ricongiugimento gratuito indipendentemente dal momento in cui si presenta la domanda.

In questo modo si risolve la questione di chi è passato al pubblico impiego prima dell’entrata in vigore della legge 122, ma non risolve il problema di chi lo ha fatto dopo. Per quasta categoria di lavoratori è necessaria un’integrazione alla legge che dovrebbe prevedere, in base alla proposta di Marialuisa Gnecchi (Pd) e di Giuliano Cazzola (Pdl), il cumulo dei contributi versati ai diversi enti (a titolo gratuito) con il calcolo delle quote di pensione, una cifra che poi sarà erogata nell’assegno pensionistico.

La decisione potrebbe arrivare mercoledì.

Calcolo delle pensione fai da te possibile dal 2013

 Dal prossimo anno tutti i cittadini italiani potranno controllare la propria situazione contributiva grazie a dei nuovi strumenti che sono stati messi a disposizione dell’Inps e che, si spera entro l’inizio del 2013, saranno operativi. Ad annunciare la novità Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, intervistato da Radio 1.

In Italia manca ancora una cultura previdenziale, in pochi sanno come funziona il sistema perché è cambiato ogni 6 mesi da 20 anni. L’Inps ha messo online tutti gli estratti conti previdenziali, che vanno controllati regolarmente, e poi il calcolo simulazione della pensione. Speriamo e contiamo entro quest’anno o i primi mesi dell’anno prossimo di essere in grado di far fare a tutti il calcolo della pensione, che aiuterà tutti a capire quanto ha versato e quanto otterrà e a cominciarsi a confrontare con gli operatori della previdenza complementare.

Se tutto andrà come previsto, quindi, dal nuovo anno sarà possibile capire a quanto ammontano i contributi previdenziali versati e anche capire se è necessario sottoscrivere qualche forma di pensione integrativa, come già accade in molti paesi d’Europa, che in Italia sono ancora poco diffuse.

Mastrapasqua rassicura anche sulla questione degli esodati:

Ad oggi sono più di 130.000 le persone sono salvaguardate, c’è massima attenzione, la creazione di un fondo di salvaguardia è un fatto positivo, potrà essere alimentato a seconda della necessità. Non è una cosa che può risolversi da qui a fine anno ma avere un fondo che si alimenta con gli eccessi e la non rivalutazione delle pensioni sopra tre volte il minimo rappresentano un buon punto di partenza. Governo e Parlamento stanno dando prova di grande responsabilità anche se devono scontrarsi con le risorse finanziarie a disposizione.

Bilancio sociale dell’Inps: in Italia la situazione continua a peggiore

 La situazione sociale italiana è sull’orlo del collasso. A rivelarlo il bilancio sociale dell’Inps che più della metà dei pensionati percepisce una pensione al di sotto dei mille euro al mese (circa 7,2 milioni di persone).

Il 17% dei pensionati deve riuscire a vivere con una pensione che non arriva a toccare i 500 euro al mese, il 35% può contare su una somma compresa tra i 500 e i 1000 euro, il 24% tra i 1000 e i 1500 e solo il 2’9% ha reddito pensionistico che arriva a superare i 3000 euro mensili.

Ma non sono solo i pensionati a risentire di tagli e manovre. Anche i giovani under 30 sono una categoria che non ha grandi prospettive per il futuro, con una perdita dell’11,3% degli occupati nel settore privato tra il 2009 e il 2011. I giovani al di sotto dei 30 anni devono poi fare i conti anche con il crollo dei contratti di apprendistato: nel biennio 2009-2011 si è registrato un crollo del -14,6% per questa tipologia di contratto.

Anche l’occupazione delle donne ha subito dei profondi cambiamenti: le donne italiane tornano a fare le colf e si uniscono alla lunga fila di immigrati che da anni, ormai, erano molto presenti nel settore. Nel 2008 le domestiche e badanti di nazionalità italiana erano 119.936, fino ad arrivare a 134.037 nel 2009, 137.806 nel 2010 e 143.207 nel 2011 (23.000 in più in tre anni, circa il 20%).

Fino a 600 mila euro per il ricongiungimento previdenziale

 La previdenza è la bestia nera del governo tecnico, questione sulla quale si stanno facendo molte proposte, a volte anche contrastanti fra loro, per riuscire a risolvere il problema: da un lato la necessità di recuperare fondi per la copertura degli esodati (coloro che con la riforma si sono trovati senza reddito e senza pensione) e, dall’altro, il problema del ricongiungimento delle pensioni.

In questo secondo caso, all’ordine del giorno nell’agenda governativa, non sono mancate polemiche, forse meno gridate di quelle degli esodati, ma non per questo meno forti.

Il ricongiungimento, che fino a qualche tempo non costituiva un problema, dal momento che farlo era gratuito e anche piuttosto semplice, ora si è trasformato in un incubo. Dal 2010, infatti, il passaggio dei contributi pensionistici all’Inps è a titolo oneroso e, purtroppo, si tratta di somme impressionanti (alcuni potenziali ricongiunti si sono sentiti chiedere anche 600 mila euro).

E non c’è via di scampo: per chi, passando dal pubblico impiego al privato, cambia cassa di appartenenza, l’unica altra soluzione è quella di chiedere il cumulo dei contributi versati, il che porterebbe al calcolo della pensione secondo il sistema contributivo e non in base all’ultimo stipendio, il che si traduce, nella quasi totalità dei casi, in un dimezzamento della cifra percepita.