Borse europee: la paura è stata superata?

Gli effetti del referendum sulla Brexit sono ancora tangibili presso i mercati, reduci da giorni di crolli vertiginosi e di improbabili recuperi in tempi record per colmare il gap con le vendite del periodo.

E’ Londra la Capitale dei milionari

Una città in cui essere milionario è…”normale”. Succede a Londra, in Gran Bretagna, dov’è milionario un adulto su 65. Il Paese in totale ne conta 715mila (dei quali quasi 200mila solo a Londra), il 40per cento in più rispetto al 2010. Una cifra da record.

Borsa, sentiment positivo dopo la vittoria di Cameron

L’indice del mercato azionario londinese Ftse 100 da inizio anno a oggi ha ricavato il 7,3 per cento. E ora, in virtù della recente vittoria alle elezioni politiche del Regno Unito del partito conservatore del premier David Cameron, che viene in questo confermato, esperti di mercato e addetti ai lavori si domandano se la Borsa avrà ancora margini da riempire.

La Cina, vuole conquistare l’Europa. Apertura filiali banche a Londra

 Nel mese di giugno, in Gran Bretagna nascerà ufficialmente una stanza di compensazione per transazioni in yuan. L’annuncio arriva da Mark Boleat, presidente della Commissione Politica e delle Risorse della City di Londra, sottolineando che il lancio riprova le crescenti attività finanziarie denominate in yuan, trattate da Londra.

Il centro finanziario di Londra sta perdendo la sua influenza

 L’area della City di Londra è il centro finanziario probabilmente più importante  del mondo. Il settore finanziario è un elemento chiave dell’economia britannica, in particolare dal 1980 quando Margaret Thatcher è andata a capo del Paese.

Tuttavia, questo gioiello dell’economia britannica sta vivendo una serie di dubbi sulla sua sostenibilità in un contesto che è cambiato notevolmente dall’inizio della crisi globale. Infatti, la crisi economica si trascina in Europa con la crisi del credito che ha portato a un rallentamento nel centro finanziario di Londra. Inoltre, la crisi finanziaria del 2008-2009 ha dato luogo a un aumento della domanda per la regolazione delle attività finanziarie. Infine, l’ascesa dell’Asia e l’inclinazione del mondo degli affari verso questa parte del globo possono fare temere un cambiamento nella finanza internazionale.

 

La Borsa di Londra a rischio ribasso

 

La crisi finanziaria  del 2008-2009 ha sollevato una serie di problematiche finanziarie. Una delle soluzioni è stata la separazione delle attività bancarie. L’obiettivo era quello di proteggere le industrie nazionali e banche del Regno Unito. Al culmine della crisi, il Regno Unito teme che salvare le banche che corrono il rischio di fallimento potrebbe portare a un rischio sistemico per l’economia globale.

Le banche sostengono che questa prospettiva rappresenterebbe un costo compreso tra i 5 ei 10 miliardi di euro all’anno. Il risultato sarebbe che le banche dovrebbero ridurre le loro operazioni nei mercati finanziari, vale a dire ridurre il volume delle transazioni. Tale legislazione limiterebbe le prospettive delle banche nazionali e minerebbe la capacità di Londra di attrarre investimenti. Il centro finanziario di Londra sarebbe in grande difficoltà a mantenere la propria posizione sui mercati internazionali su beni come le azioni, le obbligazioni o i derivati.

Da notare tuttavia che lo sviluppo della finanza britannica è principalmente il risultato di banche internazionali , più che le banche britanniche. Infatti, oltre il 50% delle attività bancarie nel Regno Unito sono detenuti da istituzioni straniere. In questo senso è possibile affermare che Londra fornisce il centro finanziario, ma gli attori sono essenzialmente stranieri.

La Borsa di Londra a rischio ribasso

 L’indice europeo, FTSE (UK100) a parte, è senza dubbio quello più simile ai listini azionari USA per caratteristiche cicliche; ebbene quest’ultimo sta facendo registrare fra tutti più preoccupazioni al ribasso e le motivazioni possono essere diverse, in parte legate alle aspettative sugli utili delle aziende tedesche, in parte alle dinamiche del mercato obbligazionario dei paesi core dell’Eurozona, e “forse”, ad un riequilibrio dei flussi di capitale tra esso e gli indici dei paesi periferici.