Cosa fa e quanto guadagna un E-commerce Manager

 Come dice il nome stesso, un E-commerce manager è specializzato nelle vendite on line dei prodotti o dei servizi dell’azienda. Per ricoprire un tale ruolo, è necessario avere delle competenze e delle capacità trasversali, che vanno dalla conoscenza delle strategie di marketing, sia quelle tradizionali che quelle che si applicano all’e-commerce, del mondo del web come anche dei mercati in generale.

Le aziende in crisi, come ha riportato la società di recruitment manageriale Michael Page, sono alla ricerca di figure che possano implementare gli affari: il settore dell’e-commerce, grazie alle sue caratteristiche peculiari, è una delle strade principali che le aziende stanno intraprendendo per raggiungere un bacino sempre più ampio di potenziali clienti.

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Cosa fa l’E-commerce Manager

L’E-commerce manager, quindi, deve essere in grado di approntare l’offerta on line dell’azienda dopo aver analizzato e studiato i concorrenti. Il suo obiettivo, naturalmente, è quello di aumentare il fatturato dell’e-commerce, e per farlo deve occuparsi di: preparazione e aggiornamento del catalogo di vendita on line, monitoraggio degli stock, dei prezzi e dei concorrenti. Inoltre, un E-commerce manager deve conoscere anche le strategie di posizionamento e di engagment, al fine di aumentare il più possibile il traffico on line.

Quanto guadagna un E-commerce manager

Competenze trasversali e formazione continua sono le caratteristiche richieste dalle aziende agli E-commerce manager, che vengono misurate in base agli anni di esperienza pregressa: per un E-commerce manager con 5/9 anni di esperienza, le aziende offrono dai 45.000 agli 80.000 euro, che arrivano anche fino a 100.000 per manager con più di 12 anni di esperienza.

Cosa fa e quanto guadagna un Lean Manager

 Le aziende dell’Eurozona, nonostante l’Ocse abbia detto che l’Europa sta iniziando ad uscire dalla crisi, sono sull’orlo del precipizio. Per questo, gli imprenditori si sono messi alla ricerca di figure manageriali che possano trovare le soluzioni più adatte per il rilancio delle aziende anche con i pochi capitali e le poche risorse a disposizione.

Tra queste figure professionali, come mostra la ricerca della società di recruitment Michael Page, specializzata nella ricerca di figure manageriali di medio ed alto livello, ci sono i Lean Manager, una figura professionale specializzata nella gestione e massimizzazione delle risorse.

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Cosa fa il Lean Manager

Il compito primario di ogni Lean Manager è quello di eliminare gli sprechi aziendali, che possono derivare da sia da una cattiva gestione delle risorse economiche che di quelle umane.

Il Lean Manager lavora a stretto contatto con i dipendenti delle aziende e, insieme a loro, analizza i processi produttivi alla ricerca di eventuali falle nel sistema che portano ad inutili sprechi. Inoltre, questa figura manageriale si occupa anche dell’armonizzazione dei flussi di materiali, allo scopo di ridurre le scorte e dei costi di produzione e aumentare le performance di produzione.

Quanto guadagna un Lean Manager

Come specificato anche dalla ricerca di Michael Page, la retribuzione della figure manageriali cambia in base all’esperienza pregressa. Nel caso di un Lean Manager, la retribuzione media annuale, senza conteggiare eventuali bonus, parte da una base di 50.000/60.000 euro all’anno per un manager con 3 o 5 anni di esperienza.

Oltre i 5 anni, la retribuzione cresce in modo proporzionale.

Taglio del 25% agli stipendi dei manager pubblici nel Decreto del Fare

 Nel Decreto del Fare, il cui testo definitivo ha ricevuto solo pochi giorni fa il via libera da parte della Camera, si guarda anche al risparmio. L’ ottica della spending review è stata applicata, questa volta, alle retribuzioni dei manager delle amministrazioni pubbliche

Bloccati gli stipendi dei manager fino al 2014

 In tempi di recessione economica ognuno deve fare la propria parte. Anche i manager e gli amministratori delegati che possono vantare retribuzioni oltre i 120 mila euro. Tali infatti sono le retribuzioni di moltissimi profili operanti nel mondo delle Pmi italiane. 

Reintrodotto il taglio per i manager della pubblica amministrazione

 Parlamento e Governo hanno discusso a lungo sulla questione del taglio e del relativo tetto per gli stipendi dei manager delle Spa pubbliche. Dopo che la misura di introduzione del taglio del 25% agli stipendi complessivi, “a qualsiasi titolo determinati”, di tutti i manager pubblici che non rientrano nel tetto dei circa 300 mila euro.

 Nuove regole per i vertici delle società statali

Il tetto dei 300 mila euro complessivi è stato determinato in base allo stipendio massimo che può percepire il presidente della Corte di Cassazione. Il risultato della discussione che ha portato finalmente a dare una regolamentazione agli stipendi dei manager pubblici deriva da due diversi emendamenti: l’ abolizione dell’articolo 12 bis che sanciva l’inapplicabilità del tetto dei 300 mila euro alle società che svolgono servizi di interesse generale, anche nel settore economico.

I super manager italiani che saranno coinvolti nel taglio sono quelli delle società a controllo pubblico diretto o indiretto, sia quotate che non che “emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati”.

► 200 poltrone libere nelle società pubbliche

Nella lista dei manager che perderanno una cospicua fetta di stipendio ci sono quelli di Eni, Enel, Finmeccanica, Ferrovie e Poste. Le novità entreranno in vigore il prossimo anno, momento dal quale tutti i manager il cui stipendio non rientra nel tetto dei 300 mila euro vedranno tagliati i loro compensi del 25%.

Il manager inglese più pagato è una donna

 L’ universo femminile sfonda il mondo anglosassone del business. Merito di Angela Ahrendts, l’ amministratore delegato della Burberry, il noto brand del lusso, che nel 2012 è stata dichiarata il manager più pagato dell’ anno, superando brillantemente i colleghi maschi.

Dove vivono i più ricchi del mondo

Per il Regno Unito questa è una novità assoluta, dal momento che, prima di ora, una donna non era mai stata sulla vetta della classifica degli ad più pagati della nazione. Ma la Ahrendts, l’ anno scorso, ha incassato circa 20 milioni di euro – cioè 16,9 milioni di sterline – superando di 5 milioni il secondo della lista.

Incentivi per chi assume i manager disoccupati over 50

 A partire dallo scorso 21 maggio e fino alla fine di giugno le società potranno accedere ad un fondo che mette a loro disposizione circa 10 milioni di euro di incentivi per l’ assunzione di profili manageriali over 50.

Le proposte del governo per il rilancio dell’occupazione giovanile

I quadri e i dirigenti di una certa età, infatti, risultano al momento in Italia le figure professionali di più difficile reinserimento una volta che abbiano perso il loro lavoro, anche se si propongono per posizioni al di sotto della loro qualifica precedente.

Per questo motivo dal Welfare è arrivata l’ idea dell’ incentivo alle società disposte ad assumere i manager over – o under – 50, donne comprese, che abbiano perso l’ impiego precedente non per causa propria.

> Quali sono gli incentivi fiscali per le aziende in caso di assunzione di personale?

Agli incentivi a fondo perduto si potrà accedere presentando regolare domanda di partecipazione al bando e il contributo deve essere inteso per ogni singolo profilo manageriale inserito nell’ organico.

Per quanto riguarda, infine, le cifre stanziate si va dai 28 mila euro per i contratti a tempo determinato, ai 22 euro per i contratti di una durata di almeno 24 mesi, ai 13 mila euro per quelli di un anno, ai 5 mila euro per i contratti a progetto di almeno un anno disponibili solo per le grandi imprese.

Pubblicato l’ indice mondiale del grado di corruzione dei manager

 Ernst & Young ha recentemente raccolto i dati relativi al grado di corruzione dei manager di tutto il mondo, dati che sono poi stati organizzati all’ interno di un indice pubblicato dal quotidiano tedesco Die Welt.

Le nazioni del Vecchio Continente non hanno però raggiunto, in questa classifica, risultati lusinghieri:  tutta l’ Europa, infatti, è risultata essere più o meno avvezza a pratiche infelicemente note, quali la richiesta di tangenti e la ricezione di bustarelle, per non parlare dei semplici episodi di corruzione e dello scambio di regali e altri preziosi in cambio di favori.

Corruzione crescente in Italia

Andando più nello specifico, poi, si può quindi osservare che l’ Italia, con un indice di corruttibilità dei manager pari al 60%, si è collocata in Europa davanti a paesi come la Turchia e la Polonia, che possono vantare tradizioni democratiche e di crescita economica più recenti di quelle di casa nostra.

L’austerity colpisce anche la corruzione

Tra i Paesi europei meno avvezzi alle pratiche della corruzione vi sono invece la Svizzera, che detiene in Europa una sorta di virtuoso primato per l’ integrità dei suoi manager, seguita a ruota da “conferme di vecchia” data quali FinlandiaSveziaNorvegia, e Olanda. 

E per quanto riguarda lo storico “duetto” Francia – Germania, i manager francesi si sono questa volta dimostrati più virtuosi degli incorruttibili – o quasi – tedeschi.

La Germania vuole seguire la Svizzera e mettere un tetto agli stipendi dei manager

 Una corrente di rivolta contro gli stipendi a troppi zeri dei manager si sta alzando con forza dal cuore dell’Europa. La Svizzera ha già deciso e dal 2012 sarà in vigore una legge contro gli stipendi iridati dei manager che riporterà le remunerazioni degli business man a livelli più coerenti con la crisi economica che stiamo vivendo.
L’Ue approva il tetto per gli stipendi dei dirigenti di banca

68% di favore alla proposta di legge del deputato indipendente Thomas Minder, che ha avuto grande eco nella vicina Germania, dove il partito socialdemocratico, il principale partito di opposizione ad Angela Merkel, cheide che anche in terra teutonica si segua l’esempio della Svizzera, ponendo, con un’apposita legge, dei limiti agli stipendi ed ai bonus di manager bancari ed industriali. Un appello, questo, che sembra trovare riscontro anche tra la Cdu della Merkel e i suoi partner di governo.

Il referendum svizzero è un passo giusto e importante nella direzione giusta per porre un freno all’avidità e alla smania di guadagni super dei manager e di altri. Il risultato dovrebbe indurci a pensare a una direttiva simile e unica a livello europeo, valida per tutta la Ue.

ha commentato il vice capogruppo parlamentare socialdemocratico Joachim Poss.

► Ancora nulla di fatto sul patto Italia-Svizzera

Ma non c’è solo questa possibilità a mettere in difficoltà i manager. Dopo la ratifica dell’accordo anti-evasione, infatti, le banche svizzere stanno insistentemente chiedendo ai loro clienti tedeschi di autodenunciare i possedimenti depositati nelle banche elvetiche alle autorità del proprio paese.

Bruxelles pronta a mettere un tetto ai bonus dei manager

 La decisione sembra ormai presa, anche se sono in molti gli oppositori. Al centro del contenzioso la decisione dell’Unione Europea di mettere una soglia massima ai bonus dei manager, che non potranno più superare l’ammontare del salario fisso.
► Top manager inglesi: stipendi più alti del 27%

Una sorta di tragedia per i tanti banchieri dell’Unione europea che vedono ogni anno lievitare i propri guadagni proprio grazie a questi bonus. Le maggiori rimostranze sono arrivate da Londra. A parlarne diffusamente in questi giorni è proprio il quotidiano di riferimento della City, il Financial Times. 

La decisione dovrebbe essere presa al massimo entro la fine di questa settimana dal Parlamento europeo, al momento presieduto dall’Irlanda. Diverse le posizioni dei paesi dell’Unione. Per la Francia sarebbe opportuno che i bonus non superino il salario annuale (con rapporto di uno a uno); la Gran Bretagna prova a proporre un tetto più alto che possa arrivare ad essere il doppio della retribuzione fissa annuale.

► Il meccanismo unico di risoluzione della BCE

A cercare di mediare le posizioni la Germania che cercherà di equilibrare le richieste dei vari paesi e allo stesso tempo di non far inasprire troppo il clima a Bruxelles, dove, in questi ultimi tempi, si discute abbondantemente della riforma del sistema bancario europeo e di un ruolo più incisivo della BCE.