In calo i prestiti alle famiglie

Calano i prestiti bancari. Questi i dati resi noti da Bankitalia:

“Ad ottobre, gli impeghi all’intero settore privato sono scesi dell’1% rispetto a settembre, registrando il terzo calo consecutivo. I prestiti alle sole famiglie sono scesi dello 0,1% registrando il primo calo da 13 mesi a questa parte, mentre i finanziamenti alle imprese hanno segnato il sesto calo consecutivo scendendo del 2,9% rispetto al mese precedente dopo il -3,2% registrato a settembre. Sul versante della raccolta, a ottobre si segnala un aumento del 4,7% sul mese precedente, quando l’incremento su base mensile era stato del 5,7 per cento. In lieve aumento le obbligazioni (+11,8% mensile). Per quanto riguarda i tassi sui depositi si segnala un lieve aumento, dall’1,27 all’1,28 per cento, a cui si associa un incremento della remunerazione dei tassi sui conti correnti (dallo 0,54 allo 0,55 per cento)”.

Bankitalia ha anche fornito le ultime rilevazioni sui tassi dei mutui, nonché sul credito al consumo:

“Scendono, intanto, i tassi sui mutui e sul credito al consumo. A ottobre i tassi applicati sui prestiti per l’acquisto di abitazioni sono scesi al 4,06% dal 4,10% del precedente mese di settembre (e ai minimi dal novembre 2011). Più sensibile la flessione registrata per il credito al consumo: in questo caso il calo è stato dal 9,73% di settembre al 9,65% di ottobre”.

Stage: solo uno su dieci si trasforma in lavoro

La situazione che emerge dallo studio condotto da Unioncamere attraverso il sistema informatico Excelsior conferma quello che i giovani italiani sanno già molto bene: le aziende che, dopo il primo periodo di stage, offrono un contratto di lavoro sono pochissime. Nello specifico, solo un giovane su dieci riesce ad ottenere ilo tanto agognato posto di lavoro dopo aver prestato servizio gratis all’interno dell’azienda.

Nonostante gli stage e i tirocini siano delle modalità di formazione molto utilizzate da aziende e società italiane (molto sfruttate dalle grandi aziende, quelle con più di 500 dipendenti, meno dalle aziende più piccole), il paradosso è che dopo la fine del periodo di formazione questa forza lavoro fresca e preparata viene rispedita a casa. Succede in condizioni normali, e succede, a maggior ragione, in periodi di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo.

A parità di richieste di stagisti e tirocinanti, quest’anno ad essere riconfermati sono stati 32 mila e cinquecento giovani, contro i 38 mila dello scorso anno. Il comparto in cui è più facile trovare uno stage e essere riconfermati dopo è quello dei servizi (trasporto, logistica e magazzinaggio), male invece l’industria, la sanità e l’istruzione, comparti in cui la possibilità di rimanere a lavorare nell’azienda che ha ospitato lo stage oscillano tra il 28 e il 6%.

 

Dal 2013 la produzione Apple torna in America

Apple è pronta a lasciare la Cina e spostare nuovamente la produzione di personal computer Mac negli Usa. Lo ha reso noto Tim Cook, amministratore delegato del colosso di Cupertino, durante un’intervista rilasciata a Bloomberg:

 «Ciò non significa che la Apple farà da sola ma lavoreremo con qualcuno e investiremo il nostro denaro»

Cook ha dunque confermato che una delle brand-line di Apple saranno fabbricate solo ed esclusivamente negli States. Si tratta di una nuova politica, finalizzata ad allontanare alcune critiche piovute di recente circa lo scarso aiuto da parte di Apple all’alimentazione dell’occupazione americana. L’azienda di Cupertino è tacciata di non aiutare gli States a riprendersi dalla crisi finanziaria. Cook, però, su Nbc ha detto:

«Stiamo lavorando da anni per sostenere di più gli Stati Uniti»

Alcune ore dopo l’annuncio dell’azienda californiana, il gruppo Foxconn Technology, considerabile come il principale fornitore di Apple con base a Taiwan, ha dichiarato ieri di volersi espandere in Nord America. Foxconn Technology è un gruppo che conta 1,6 milioni di impiegati, vanta già fabbriche di componenti in California e Texas.

Bloomberg lo descrive così:

“Al momento è il principale produttore di iPod, iPad e iPhone. Sebbene la convergenza delle dichiarazioni di Apple e Foxconn non sembri casuale, non è stata espressa alcuna intenzione, da parte di Apple, di incaricare l’azienda taiwanese per la sua produzione in Usa”.

I dipendenti pubblici sono in esubero

Giungono notizie poco confortanti per quanto riguarda i tagli all’occupazione. Nel prossimo anno 7000 dipendenti pubblici saranno fatti fuori.

Un dato che fa salire la tensione e fa crescere le paure. Non sono bastate le rassicurazioni del ministro della Pubblica Amministrazione, Filippo Patron Griffi:

“Per gli eventuali esuberi nel pubblico impiego useremo anche la mobilità ma é l’ultimo degli strumenti. Gli strumenti che verranno utilizzati saranno innanzitutto la mobilità volontaria, poi i contratti di solidarietà e per le eccedenze residue la mobilità per due anni”.

I dati parlano chiaro:

“Il numero degli eventuali tagli comprenderebbe 3.100 nei ministeri, 58 dirigenti di prima e seconda fascia, 140 impiegati negli enti di ricerca, senza contare coloro che saranno ‘tagliati’ dei due grandi enti previdenziali, Inail e Inps. Dunque, gli esuberi nelle pubbliche amministrazioni dovrebbero arrivare a circa 7.300 in totale in base ai tagli previsti dalla spending review”.

Intanto il Ministro della Funzione Pubblica, Patroni Griffi ha annunciato

“Un ulteriore taglio delle piante organiche di 3.300 impiegati, oltre alle 4.028 eccedenze emerse dal primo decreto. E sarà impossibile pensare ad una stabilizzazione di massa per i 260mila precari della Pubblica amministrazione. Perché sarebbe contro il dettato costituzionale e annullerebbe la possibilità di entrata nelle amministrazioni pubbliche dei giovani”.

Nuovo crollo degli investimenti nel 2013

L’Ance, Associazione nazionale costruttori edili, lancia l’allarme. Nel 2013 non vi sarà una ripresa economica, bensì un crollo degli investimenti che continuerà a mietere vittime dal punto di vista dell’occupazione.

La crisi brucia gli impieghi, ne ha già bruciato 360.000, afferma l’Ance:

 “Si tratta un dramma che si consuma nel silenzio e che è paragonabile a 72 Ilva di Taranto, 450 Alcoa, o 277 Termini Imerese. Considerando anche i settori collegati emerge con tutta evidenza il rischio sociale a cui stiamo andando incontro, infatti, la perdita occupazionale complessiva raggiunge circa 550mila unità. La situazione è drammatica”,

Parole dure quelle del presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti:

“In media le imprese che realizzano lavori pubblici sono pagate dopo 8 mesi e le punte di ritardo superano ampiamente i due anni. Il patto di stabilità interno, continua a rappresentare la principale causa di ritardo nei pagamenti della Pubblica amministrazione. Nei prossimi dodici mesi proseguirà la fase di caduta con una riduzione degli investimenti in costruzioni del 3,8% in termini reali rispetto al 2012, Si aggrava lo scenario economico, anche per via dell’allungamento dei tempi necessari per l’avvio di alcuni provvedimenti contenuti nel dl Sviluppo e dei programmi infrastrutturali approvati a livello nazionale e locale”.

Multinazionali in fuga dall’Europa

Le multinazionali sono pronte a lasciare il meridione d’Europa e a volare verso altri lidi. Un esodo che sa di minaccia, che porterà a una mancanza di capitali e a un calo dell’innovazione.

I Paesi del Vecchio Continente provano a ribellarsi, manifestando il bisogno disperato di avere nelle proprie zone le grandi aziende mondiali per uscire dalla crisi e risolvere problemi annosi quali debito e recessione.

Il Wall Street Journal, intanto, lancia l’allarme e cita alcuni esempi di multinazionali in fuga. Tra queste figura Kimberly Clark, azienda leader nel settore dei pannolini per bambini.

Il calo delle nascite sta costringendo Kimberly Clark a chiudere le proprie sedi europee. Merck, Alcoa e Ppr la seguiranno presto. Ppr, peraltro, di recente ha annunciato che taglierà i posti di lavoro in Spagna, diminuendo il proprio quadro del 20%.

Sulle pagine del Wall Street Journal si legge:

“Dall’inizio dell’anno ci sono stati segnali di debolezza degli investimenti esteri diretti in Europa del Sud. Nei primi sei mesi dell’anno, il ritiro di investimenti in Italia è arrivato a 1,6 miliardi di dollari, al netto dei nuovi fondi affluiti. Dal 2007, gli investimenti esteri diretti sono calati del 38% in Portogallo, Spagna, Grecia e Italia, con gli investitori che spostano le proprie risorse verso i paesi emergenti”.

La burocrazia, soprattutto in Italia, scoraggia gli imprenditori. Uno dei casi lampanti e Decathlon, azienda francese ben radicata nel territorio, la quale ha rinunciato ad aprire una sede immensa nei pressi di Milano. Era un investimento da 25 milioni di dollari, che non si farà.

Nessuna stabilizzazione di massa per i precari delle P.A.

 Dalle ultime analisi i precari della Pubblica Amministrazione sono 260.000 (130.000 precari nella scuola, 115.000 nella sanità e enti locali e 15.000 nelle amministrazioni centrali) tutti con contratti ascrivibili alla categorie flessibili, per i quali non è possibile pensare ad una stabilizzazione di massa.

Non c’è alcuna possibilità di una risoluzione immediata della situazione, che dovrà essere affrontata con gradualità, onde evitare di andare contro il dettato costituzionale e, soprattutto, evitare di chiudere l’accesso ai giovani alle pubbliche amministrazioni.

In prospettiva dobbiamo pensare a una migliore allocazione del personale e a migliore produttività dell’amministrazione pubblica.

Tra le varie soluzione che sono allo studio del ministero è la possibilità, per il personale in eccedenza sulla base della spending review, di andare in pensione con le vecchie regole, solo nel caso, però, in cui abbiano i requisiti minimi richiesti entro il 2014.

E’ uno strumento di gestione delle eccedenze. Abbiamo avuto per decenni riorganizzazioni nel privato a carico del pubblico. Ci sono state masse di dipendenti che sono passate a carico della spesa pubblica con le riorganizzazioni industriali. Che lo Stato per riorganizzare sé stesso possa procedere alla gestione delle eccedenze anche mandando in pensione persone con requisiti diversi non lo trovo scandaloso.

Firmato il nuovo contratto nazionale per i metalmeccanici

 Il nuovo accordo per i lavoratori metalmeccanici è stato sottoscritto, avrà una durata di tre anni (dal 2013 al 2015) e prevede un aumento salariale di 130 euro. La firma è avvenuta tra Federmeccanica-Fim Cisl e Uilm. Seconda assenza per la Fiom-Cgil, che già  nel 2009 si era rifiutata di siglare l’accordo contrattuale.

I sindacati si ritengono soddisfatti per ciò che sono riusciti ad ottenere (incremento salariale di 130 euro al quinto livello):

Gli aumenti – spiega il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella – verranno corrisposti ai lavoratori nell’arco dei prossimi tre anni, cioè 35 euro il 1 gennaio 2013, 45 euro il 1 gennaio 2014 e 50 euro il 1 gennaio 2015. Si tratta di un risultato importante per il settore metalmeccanico, dato che il comparto industriale è stato gravemente colpito dalla recessione economica in essere nel Paese.

Ma non solo l’aumento di stipendio, i due milioni di lavoratori metalmeccanici saranno interessati anche da:

importanti innovazioni normative per quanto concerne l’inquadramento, il salario, la flessibilità e l’orario di lavoro, la tutela delle malattie e la previdenza integrativa sanitaria.

Ma la Fiom la pensa in modo opposto, dal palco della manifestazione dei metalmeccanici a Milano Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, dichiara che i sindacati non sono stati in grado di difendere i lavoratori e che la firma di questo contratto nazionale a queste condizioni sancisce la morte della categoria dei metalmeccanici.

 

Le prospettive di Jim Rogers sul 2013

 Jim Rogers è uno degli analisti più interessanti e lungimiranti del mondo, per questo le sue considerazioni sugli sviluppi del sistema finanziario globale, sono da tenere in grande considerazione, soprattutto nel momento in cui ci si vota al trading binary.

Jim Rogers è annoverato tra i “catastrofisti”, infatti prima di leggere la sua intervista su Index Universe ci si aspetta qualsiasi cosa, invece anche Rogers è rialzista per il 2013. Le sue previsioni sono molto semplici ed accurate e danno indicazioni sulle traiettorie d’investimento più remunerative del prossimo anno.

In linea con tutti gli altri. Jim Rogers non si discosta molto dalle considerazioni degli altri economisti in merito alle quotazioni dell’oro e dei bond: il prezzo del metallo giallo è in ascesa mentre i bond sono dati in ribasso. Lo stesso Rogers, dobbiamo dirlo, ha coniato degli ETF con il suo nome basati sulle materie prime.

Le materie prime. Sono sempre state il pallino di questo investitore eclettico che considera anche per il 2013, un aumento dei prezzi e una rinnovata carenza di cibo che dipende sia dall’aumento dei consumi delle scorte alimentari, sia dalla carenza di agricoltori nel mondo.

Il nuovo terreno d’investimento. Per massimizzare i profitti occorre volgere lo sguardo alla Russia che ha deciso di sfruttare al massimo le infrastrutture e aprirsi agli investimenti esteri.

Il secondo volto della disoccupazione

 Parlare di occupazione e disoccupazione è molto importante per chi investe in opzioni binarie perché aiuta a percepire i possibili trend economici a partire dal mercato del lavoro. Per questo non è sufficiente far riferimento all’incremento della disoccupazione per avere un quadro generale più chiaro.

Diversi articoli cercano di spiegare che molte aziende, nonostante la disoccupazione in crescita, non riescono a trovare personale adatto a ricoprire alcuni ruoli specifici. Manca la formazione dei lavoratori o manca una formazione specifica. Molto cambia da regione a regione.

In generale il 16 per cento dei 65500 posti di lavoro messi a disposizione dalle aziende, è rimasto vacante. Si fa riferimento a posti di lavoro non stagionali.

Per esempio, a nord, mancano informatici e tecnici, oppure anche addetti ai servizi. I tecnici, poi, sono praticamente indisponibili anche al centro e al sud. Per quanto riguarda gli addetti ai servizi è sufficiente ricordare il dato del Trentino Alto Adige dove mancano il 62% dei camerieri non stagionali.

Nel Lazio, invece, il mercato cerca inutilmente tecnici ed idraulici, oppure gli artigiani che, se hanno una certa professionalità, sono ricercati anche nel resto d’Italia.

In tutto lo Stivale, i laureati più cercati sono i progettisti di sistemi informatici, i progettisti meccanici e gli ingegneri chimici. Per i profili non laureati, invece, le richieste sono numerose nei settori dell’artigianato, delle telecomunicazioni e nell’amministrazione e contabilità.