Ue, aggiornati i sistemi di conteggio dei bilanci statali

 Aggiornato il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali, Esa 2010. Dal prossimo autunno il Pil potrebbe aumentare di quasi due punti percentuali liberando risorse per l’Italia di quasi un miliardo di euro. Nei bilanci le spese per ricerca e sviluppo passano tra gli investimenti.

Quando lo Stato investe in formazione e poi non riconosce il merito (Tfa)

 In Italia sentiamo parlare molto spesso di “sprechi”. Spreco di soldi pubblici e di risorse, non solo economiche ma anche intellettuali. Si parla di “fuga dei cervelli” e, altrettanto spesso e molte volte a sproposito, di ” merito”. Sarebbe forse il caso di dare il giusto peso alle parole.
Nel nostro Paese, la meritocrazia è più volte offesa e a tal punto che, ormai, sembra normale non aspettarsela quando si aspira a un lavoro. Quando, poi, il datore di lavoro è lo Stato, alcune situazioni sono ancora più assurde. Il paradosso di uno Stato che seleziona duramente e forma i suoi insegnanti e poi li tiene fuori dall’insegnamento è veramente tipico di uno Stato confuso.
Questo paradosso si chiama Tfa (Tirocini Formativi Attivi). Questi corsi, previo concorso, hanno portato alla formazione annuale degli insegnanti. Sono stati introdotti dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini con il D.M. 249/2010 per soddisfare la reale domanda lavorativa e per avere insegnanti più preparati. Una prova preselettiva nazionale, due prove concorsuali con scritto e orale ed ecco i selezionati. Poi il corso all’Università, con lezioni obbligatorie, corsi disciplinari e pedagogico-didattici, esami, il tirocinio a scuola di 475 ore, i laboratori e l’esame finale. Dopo un anno, i nuovi e preparati insegnanti sono sfornati e pronti a portare il loro aggiornato sapere nelle aule. Lo Stato ha investito sulla formazione di queste risorse e ora ci si aspetta che la scuola possa accoglierli e migliorarsi grazie alla loro competenza.
In Italia, però, la storia non segue sempre un percorso logico. Anzi, molto più spesso ne segue uno tortuoso. Quindi, gli insegnanti abilitati con il Tfa non hanno accesso alle Gae, le Graduatorie a Esaurimento, e non possono aspirare al ruolo. Hanno superato le prove del concorso, seguito i corsi, fatto il tirocinio nelle scuole e speso circa 2 mila 600 euro, ma non diventeranno insegnanti di ruolo.
Diventeranno insegnanti precari? Nemmeno, per il momento, perché le graduatorie di Istituto, quelle gestite dalle scuole per le supplenze “brevi”, sono chiuse e si riapriranno con il prossimo anno scolastico.
Questi insegnanti selezionati e formati dovranno aspettare allora il prossimo anno per vedere riconosciuti i loro meriti? Sono 11 mila e sono stati selezionati su una platea di 120 mila. Sarebbero un’eccellenza, ma anche per il prossimo anno scolastico questi meriti non vedranno riconoscimento. In effetti, il ministero dell’Istruzione ha più volte chiuso la porta a un possibile inserimento nelle Gae e poi ci sono i Pas, l’ennesima sanatoria in puro stile italiano.
Il ministro Profumo ha dato l’ok ai Pas prima che il governo Monti cadesse. I Pas riguardano corsi per l’abilitazione all’insegnamento che non prevedono selezione in ingresso. L’attuale ministro dell’Istruzione Carrozza ha stabilito i criteri per accedere ai Pas, probabilmente influenzata dal volere dei sindacati. Basta avere insegnato per almeno tre anni dal 1999 ad oggi, anche in scuole paritarie, per partecipare ai Pas e ottenere l’abilitazione. Niente merito, solo esperienza.
Nell’Italia dell’anti-merito e del riconoscimento dell’anzianità, quindi, chi ha insegnato per tre anni scolastici è favorito rispetto a chi ha superato tre prove concorsuali. Il prossimo anno, gli abilitati con il Tfa soccomberanno a confronto degli abilitati Pas, che hanno dalla loro il punteggio degli anni di insegnamento. Lo studio, il tempo e i soldi spesi dagli abilitati con il Tfa sembrano persi ma, soprattutto, ci si chiede perché il ministero imposti una linea di formazione e reclutamento investendo risorse e formando personale che poi non verrà utilizzato.
Ci vorrebbe un intervento della politica che sia indipendente dai calcoli e dagli interessi dei sindacati. La politica, però, non sembra interessata e, a questo punto, per gli abilitati Tfa depredati non resta che la giustizia amministrativa.

È la classe media a versare più tasse in proporzione

 “I tartassati” è un film di Totò molto famoso e abbastanza datato, ma molto attuale se si pensa alla situazione di oggi. Il riferimento è alla classe media alle prese, come Totò in quel film, con le tasse e la possibilità di resistere. Che sia la classe media ad essere particolarmente presa di mira dalle tasse si intuiva, e ora arriva anche la conferma dalle analisi statistiche sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2012.

L’imposta italiana principale, l’Irpef, incide sugli italiani per 166,6 miliardi considerando anche le addizionali regionali e comunali. Nel nostro Paese si parla di togliere l’Imu per alleggerire il peso delle tasse sui cittadini, ma la tassa sulla casa che costa agli italiani 4 miliardi e mezzo, quindi molto meno.

Legge di Stabilità 2014 e reddito minimo, come funziona?

I contribuenti che pagano l’Irpef sono 41,3 milioni mentre quelli esentati sono 9,8 milioni. Tra quelli che non sono soggetti all’Irpef ci sono quelli della no tax area e quelli che azzerano il calcolo con le detrazioni. L’Irpef a livello nazionale equivale a versamenti per 152,2 miliardi e i contribuenti sono 31 milioni e mezzo. La categoria di lavoratori che maggiormente paga l’Irpef sono i dipendenti e i pensionati con l’81,5%. Un dato conosciuto. I dati mostrano anche qualche aspetto interessante. Il fatto che il 5% di contribuenti più ricchi paga solo il 38,4% dell’Irpef è un dato che fa riflettere sull’organizzazione. Gli italiani che guadagnano più di 2 mila 600 euro l’anno sono solo 2 milioni.

Scadenze fiscali dicembre 2013

I più tartassati sono quelli che guadagnano un netto mensile di 2 mila euro che sono la categoria che guadagna al loro più di 35 mila 601 euro. Questi sono 4,1 milioni che equivalgono al 10%. Questa categoria ha versato il 51,7% dell’Irpef che sono 78,7 miliardi. Questi 4 milioni di lavoratori hanno pagato quindi più della metà dell’Irpef.

La classe media è quindi quella che paga più tasse in proporzione e l’Irpef così offre una immagine abbastanza falsata dei redditi.

Le entrate dello Stato italiano ad agosto 2013

 La Banca d’Italia ha diffuso proprio in questi giorni i dati relativi alla situazione del debito pubblico italiano per il mese di agosto 2013. I dati si trovano infatti all’interno del supplemento di finanza pubblica al tradizionale Bollettino che Bankitalia diffonde ogni mese.

Aumenta il fabbisogno dello Stato italiano ad agosto 2013

Anche per lo Stato italiano è tempo di bilanci. Bilanci che in un periodo di grandi spese erariali, come quello che stiamo vivendo, sempre sotto l’ occhio vigile della Commissione Europea, risultano essere di grande importanza sia a livello nazionale che a livello internazionale.

Per il Momento il Ministero dell’ Economia ha fornito dati in merito alle spese.

Secondo questi dati nel mese di agosto 2013 i conti pubblici italiani hanno mostrato un volto ancora sofferente. E’ infatti aumentato in questo ultimo mese il fabbisogno dello  Stato italiano, che è arrivato a toccare i 9.200 milioni di euro, secondo gli ultimi dati provvisori. 

Ecco dove lo Stato ha tagliato le spese dello Stato

 L’ amministratore delegato della Consip, la Concessionaria Servizi Informativi Pubblici, società che fa capo al ministero dell’Economia e che si occupa degli acquisti per la Pubblica Amministrazione, ha potuto in questi giorni dichiarare, non senza un punta d’ orgoglio, che l’ azienda ha raggiunto tutti gli obiettivi fissati per il 2012.

La Camera taglia spese per 8,5 milioni di euro

La Consip, tra le altre cose, è stata infatti artefice, durante lo scorso anno, di un risparmio complessivo per lo Stato pari a 6,15 miliardi di euro, su un totale di 30 miliardi di spese effettuate. Sedie, scrivanie e fogli di carta sono solo alcuni dei beni sui quali è stato possibile tagliare le spese dello Stato.

In realtà, infatti, le categorie merceologiche sui cui prezzi unitari si è risparmiato sono state in totale 66, utenze e servizi compresi. Una importante voce è stata inoltre costituita dal capitolo della sicurezza sui luoghi, per la quale sono stati stipulati contratti più vantaggiosi con i diretti fornitori delle apparecchiature elettromedicali.

Nessun taglio a scuola, istruzione e ricerca

Ma c’è di più. Le scelte delle Consip si sono orientate anche verso le soluzioni maggiormente ecosostenibili, all’ interno delle quali sono comprese anche le ottimizzazioni dei processi e la dematerializzazione documentale: cosa che ha permesso un risparmio ulteriore di 1,59 miliardi di euro.