Gli stipendi dei precari sono più bassi del 25%

 L’ Istituto nazionale di Statistica – Istat – fa i conti in tasca al lavoro precario. E scopre quello che, vivendolo tutti i giorni sulla propria pelle, molti lavoratori atipici sanno ormai molto bene: le retribuzioni medie dei lavoratori precari sono in genere più basse di un buon 25% rispetto a quelle dei dipendenti regolari.

> Ad aprile le retribuzioni sono cresciute più dell’inflazione

Il mercato del lavoro italiano, dunque, a conti fatti, gioca a ribasso. Gli analisti dell’ Istat hanno infatti calcolato, nel loro Rapporto annuale 2012, che in Italia lo stipendio medio di un dipendente a tempo determinato si ferma in genere sui 1070 euro, ovvero 355 euro più giù rispetto a quello di un dipendente “standard”, a tempo indeterminato.

Per gli statali 3000 euro in meno in tre anni

Parlando di lavoratori atipici, dunque, il rapporto dell’ Istat stigmatizza la situazione dei numerosi lavoratori con contratto a termine e contratti di collaborazione che vi sono oggi in Italia. Ma anche guardando ai soli lavoratori full time le differenze rimangono le stesse.

L’ Istituto ha quindi spiegato che il divario tra le retribuzioni è in genere dovuto ad una serie di fattori, come l’ età, il settore di attività, la professione, etc. Ma tra questi quelli che incidono maggiormente sono gli scatti di anzianità, che nei contratti a tempo determinato non vengono applicati. La differenza tende così a crescere con l’ anzianità.

Ad aprile le retribuzioni sono cresciute più dell’inflazione

 Secondo gli ultimi dati diffusi dall’ Istat, il mese di aprile ha fatto registrare almeno un dato positivo per l’ economia del nostro Paese. Per la prima volta dal mese di agosto 2010, nel mese di aprile le retribuzioni dei lavoratori italiani sono aumentate più dell’ inflazione.

> Per gli statali 3000 euro in meno in tre anni

Per gli stipendi si è infatti avuto un rialzo dell’ 1,4% su base annuale, mentre il rincaro dei prezzi ha subito, nello stesso periodo, una battuta d’ arresto che ha fatto  stazionare il valore dell’ inflazione sull’ 1,1%.

Le retribuzioni a marzo 2013

Per quanto riguarda, invece, la variazione congiunturale delle retribuzioni, rispetto al mese di marzo 2013, si è potuto registrare un rialzo dello 0,3%, che ha contribuito a realizzare quel rialzo dell’ 1,4% dei primi quattro mesi dell’ anno.

Andando ad analizzare la situazione più da vicino, gli incrementi tendenziali maggiori si sono avuti nel mercato privato, ed in particolare nel settore degli alimentari, delle bevande e del tabacco, con un +5,8%, seguiti poi da esercizi ed alberghi con un rialzo del 2,6%, e dagli stipendi del settore dei rifiuti (+2,9).

Sono rimasti ancora per il momento congelati gli stipendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione che non hanno subito alcuna rivalutazione in attesa dei rinnovi di contratto.

Abrogati gli stipendi da ministro

 E’ stato approvato oggi dal Consiglio dei Ministri il decreto che ha dato l’ ok per la sospensione ufficiale della rata IMU sulla prima casa prevista per giugno e per il rifinanziamento della Cig, la cassa integrazione in deroga, per la quale è stato stanziato un miliardo di euro.

>Ecco il decreto per la sospensione dell’IMU

>Stanziato per decreto 1 miliardo per la Cassa Integrazione

Ma questi, sebbene siano stati i più attesi, non sono gli unici provvedimenti contenuti all’ interno del decreto. Un terzo provvedimento, infatti, riguarda la riduzione dei costi della politica. E’ stato dunque ufficialmente abrogato il doppio stipendio per ministri e sottosegretari che già percepiscano l’ indennità parlamentare o il normale stipendio da dipendenti pubblici.

>Le risorse per il rifinanziamento della Cig

Tale misura, che era già stata annunciata dal Governo e dallo stesso Presidente del Consiglio, fornirà allo stato italiano un totale di 60o mila euro, che verranno subito impiegati per finanziare le spese per interessi derivanti dalle anticipazioni ai Comuni, che, sempre sulla base dello stesso decreto, perderanno per il momento il gettito previsto dal pagamento dell’ IMU.

Il premier aveva inizialmente ipotizzato che il taglio alle spese della politica potesse servire a finanziare la Cig, per la quale sono state tuttavia annunciate altre coperture.

Per gli statali 3000 euro in meno in tre anni

 Tra il 2010  e il 2013 le retribuzioni dei dipendenti statali hanno subito un calo complessivo di circa 3000 euro lordi. Lo rileva, con apprensione, la Cgil, che ricorda come a partire dal 2010 sia stata approvata l’ interruzione degli aumenti salariali per l’ intera categoria e come, entro la fine di quest’ anno, gli stipendi per questi ultimi saranno ridotti di altre 600 euro circa.

Stipendi statali bloccati fino al 2014

La Cgil chiede dunque che vengano al più presto rinnovati i contratti per i lavoratori precari della Pubblica Amministrazione – circa 200 mila contratti tra quelli a termine, gli lsu, gli interinali e le collaborazioni, in scadenza a luglio, in mancanza dei quali molti servizi oggi offerti potrebbero non venire più coperti. Le cifre relative al numero degli addetti del settore, tra l’ altro, non è entusiasmante. In soli 4 anni si sono potuti registrare più di 150 mila dipendenti in meno, che rischiano di diventare 400 mila entro il 2014.

La nuova normativa sulle professioni non organizzate

Stando così le cose, sottolineano dal sindacato, sono almeno due i grandi problemi affrontati dai lavoratori del settore pubblico nel giro di pochi anni: il calo generale del costo del lavoro, che tra il 2010 e il 2014 è stato ridotto di circa 7 miliardi di euro e il gravoso blocco del turn over, che impone un pesante taglio del personale, permettendo di reintegrare solo il 20% dei lavoratori fuoriusciti.

Le retribuzioni a marzo 2013

 L’ Istat ha recentemente pubblicato i dati relativi alla situazione delle retribuzioni italiane per il mese di Marzo 2013. Il quadro che se ne può dedurre è in linea con il particolare periodo di stagnazione economica che il Paese sta vivendo in questi mesi.

L’ Istat rileva infatti che le retribuzioni contrattuali anche nel mese di marzo sono rimaste ferme, e il loro aumento su base annua, pari circa all’ 1,4% resta comunque al di sotto della percentuale dell’ inflazione che ha raggiunto il valore dell’ 1,6%.

Gli stipendi italiani tra i più bassi d’Europa

Il bollettino Istat conferma dunque il blocco della crescita congiunturale  delle retribuzioni per il secondo mese di fila, dopo quello che si era già verificato a febbraio 2013, descrivendo il primo trimestre dell’anno come un trimestre particolarmente lento da questo punto di vista.

Stipendi italiani al di sotto della media di Eurolandia

Per quanto riguarda invece le retribuzioni orarie contrattuali, queste hanno subito nel mese di marzo un incremento tendenziale dell’ 1,8%, che ha interessato soprattutto il settore privato, mentre, se unito con quello della pubblica amministrazione, il tasso di crescita si attesterebbe solo sull’ 1,2%.

Numerosi sono i contratti in scadenza tra i prossimimesi, tra cui quelli del settore moda, dei pubblici esercizi e del settore turistico-alberghiero. In tutto, in Italia, a marzo vi sono stati 44 accordi in scadenza e 5,3 milioni di persone in attesa di rinnovo.

Gli stipendi più leggeri dei manager internazionali

 Nel pieno della crisi economica alcuni manager italiani hanno visto lievitare il loro stipendio, si parla ad esempio di Marchionne ma non si può dire che il suo sia un esempio seguito da molti. Anzi, molti top manager hanno deciso di rinunciare ai loro compensi applicandosi gli stessi principi della spending review.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

Tra i nomi illustri della polica e dell’economia che hanno rinunciato ai compensi milionari ci sono il presidente americano Barack Obama e il governatore di Bankitalia. Ma entriamo nel dettaglio di una “manovra” che esprime tutta la gravità della crisi.

Piaggio in crisi taglia gli stipendi ai manager

I bilanci dei vari paesi sono in bilico, le persone hanno sempre meno soldi in tasca o meglio, hanno sempre gli stessi soldi in tasca ma il loro potere d’acquisto è stato praticamente falciato. Ecco quindi che è accolta con favore dall’opinione pubblica, la scelta di alcuni leader politici e d’azienda di tagliarsi lo stipendio. L’opinione pubblica che abbiamo chiamato appena adesso in causa, sa infatti che a Wall Street, mentre negli ultimi due anni gli stipendi dei CEO delle aziende quotate sono cresciuti del 16 per cento, gli stipendi dei dipendenti delle stesse aziende sono cresciuti soltanto del 4 per cento.

A piazza Affari, grosso modo, è successa la stessa cosa visto che gli stipendi dei CEO tricolore sono cresciuti del 12 per cento.