La Svizzera apre allo scambio di informazioni con i paesi Ocse

 Si preannunciano tempi sempre più duri per chi ha l’abitudine di portare i propri capitali nei cosiddetti paradisi fiscali. La Svizzera, da sempre uno dei paesi che mette a disposizione di chi detiene grandi capitali condizioni fiscali agevolate e il segreto bancario, sta aprendo le sue porte.

► Problemi sull’accordo fiscale tra Italia e Svizzera

In questi giorni, infatti, il governo svizzero ha annunciato di essere pronto a partecipare attivamente alla creazione di uno standard globale per lo scambio automatico delle informazioni bancarie anche con tutti i paesi che fanno capo all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo in Europa).

Da sempre un tabù per la Svizzera, il segreto bancario è pronto ad essere smantellato. Un gruppo di esperti, come annuncia il comunicato rilasciato ieri da Berna, ha raccomandato al paese elvetico di aderire e partecipare attivamente alla creazione di questo standard internazionale, per non perdere la possibilità di essere una piazza competitiva quando tutti i paesi si saranno adeguati.

Il ministro delle finanze svizzero Evelyne Widmer-Schlumpf ha comunque tranquillizzato tutti coloro che hanno un conto corrente in Svizzera, annunciando che il segreto bancario non sarà totalmente cancellato, ma che si lavorerà per trovare un accordo che permetta comunque la tutela di dei dati e che sia basato sulla reciprocità dello scambio di informazioni.

► Accordo fiscale tra Svizzera e Usa

Il prossimo appuntamento è per settembre, quando il ministro delle finanze elvetico dovrà relazionare ai cittadini e ai correntisti le sue prossime mosse.

La fine del segreto bancario svizzero

 La Svizzera non è più quella di una volta, quell’impenetrabile regione dell’Europa in cui i conti bancari erano al sicuro. Anche se forse, sicuro, non è il termine corretto visto che di sicurezza si può ancora parlare ma la trasparenza imposta alla Confederazione da alcuni accordi, ne mina alla base il segreto bancario.

Questa questione è stata al centro di una diatriba che ha opposto la Svizzera agli Stati Uniti nella lotta all’evasione fiscale. Ma i conti che sono detenuti dagli stranieri in Svizzera, adesso, non saranno più così intoccabili. Negli ultimi anni, infatti, non solo gli Stati Uniti ma anche tanti altri paesi come la Germania e il Regno Unito, hanno accelerato le pratiche per far sì che si recuperassero le tasse evase, legate alle operazioni non dichiarate.

Accordo fiscale tra Svizzera e Usa

Molto è successo in questi ultimi anni. Basta pensare che nel 2009 l’UBS ha dovuto corrispondere una sanzione di 780 milioni di dollari agli Stati Uniti per aver indotto moltissimi contribuenti a nascondere i loro traffici nei conti considerati supersegreti e localizzati in Svizzera.

Il segreto bancario svizzero in pericolo

L’indagine è stata poi estesa anche alla Credit Suisse e ancor più di recente, per la pressione fatta dagli Stati uniti, è stata portata davanti al banco degli imputati anche la Wegelin, una banca privata.

 

Accordo fiscale tra Svizzera e Usa

 Sta per arrivare l’accordo che metterà fine al contenzioso fiscale tra Svizzera e Stati Uniti. I due paesi potrebbero firmare un accordo che prevede che le banche svizzere siano tenute a rivelare i loro rapporti con i clienti americani potendo mantenere, però, il segreto sui nominativi dei clienti.

► Il segreto bancario svizzero in pericolo

Ma questa apertura non è bastata per agli Stati Uniti che, per mettere definitivamente la parola fine al contenzioso, hanno deciso di far pagare una multa piuttosto salata alla Svizzera – 20 miliardi di dollari  secondo il quotidiano di Zurigo, Blick, 10, invece, secondo il New York Times – che è comunque ancora in via di negoziazione.

La proposta è stata fatta dal ministro delle finanze svizzero, Eveline Widmer-Schlumpf, che ha presentato questa mattina un progetto di legge in tre articoli, chiedendo al Parlamento di approvarlo entro giugno.

Il disegno di legge prevede sì lo scambio di maggiori informazioni, ma una sorta di segreto potrebbe essere mantenuto dato che il fisco americano potrebbe accedere ai nomi dei clienti statunitensi solo con l’apertura di una apposita procedura di assistenza giudiziaria.

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Ad essere rivelati, però, sarebbero i nomi dei consulenti bancari svizzeri, che finiranno così di essere più a rischio dei clienti americani.

Svizzera risarcirà Usa per evasione delle tasse

La Svizzera è pronta a pagare una multa salatissima. Il motivo? Per anni lo Stato ha aiutato migliaia di cittadini degli Stati Uniti a evadere il fisco.

Ora, è il momento di pagare i danni. La stampa svizzera parla di una sanzione la cui cifra si aggira al miliardo di dollari.

Nell’operazione sono coinvolte molte banche, alle quali Washington ha richiesto di trasmettere i dati. Non solo quelli dei clienti americani sospettati di aver eluso il Fisco, bensì anche quelli dei funzionari complici in questo affaire losco. Il loro, avendo aiutato i cittadini ad occultare i loro averi, è un concorso in colpa.

I media danno la colpa a Eveline Widmer-Schlumpf, Ministra delle Finanze svizzera soprannominata “Lady di Ferro”.

Gli istituti bancari sospettati di comportamenti illeciti, dal punto di vista fiscale sarebbero tredici.

Dal momento che, per alcuni di essi, eventuali pesanti sanzioni non sarebbero sopportabili, come è accaduto in gennaio alla Wegelin di San Gallo (costretta a chiudere i battenti), pare che la signora Widmer-Schlumpf abbia meditato a lungo al fine di proporre un accordo complessivo, riguardante l’insieme della piazza finanziaria.

Niente più segreto bancario per i conti svizzeri

 Potrebbe presto venire a cadere uno degli ultimi, infrangibili, miti della finanza internazionale. Le banche svizzere starebbero infatti ragionando sulla possibilità di dire addio al segreto bancario e di aprire i loro blindati – fino ad oggi – conti correnti alle indagini delle autorità fiscali straniere.

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Come anticipato dal quotidiano Les Temps, per il momento si tratta solo di una proposta, dovuta forse al costo del sistema degli accordi bilaterali stretti dagli istituti elvetici con le diverse naizoni, ma molti Paesi stranieri, tra cui l’ Italia, potrebbero beneficiare di questa inaspettata apertura.

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In Svizzera, infatti, sono finanziariamente domiciliati circa 120 miliardi di euro provenienti dalla ricchezza italiana, miliardi trasportati illecitamente oltre la frontiera a cui il nostro fisco potrebbe quindi chiedere presto il dovuto.

Ma la svolta svizzera, orientata verso un’ ottica di anti evasione e di anti riciclaggio, potrebbe presto essere adottata anche da altri stati limitrofi, come l’ Austria e il Lussemburgo. Per quest’ ultimo, anzi, esiste già una possibile data ufficiale per la caduta del segreto bancario: 2015.

Per mercoledì prossimo, intanto è fissato il vertice europeo di Bruxelles, a cui parteciperà anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta, in vista di una collaborazione tra i Paesi UE nello scambio di informazioni bancarie.

Il segreto bancario svizzero in pericolo

 In Europa la situazione degli istituti di credito sta cambiando parecchio e fino a che il sistema svizzero è rimasto intatto, non si è approfondito il tema. Invece, oggi, la Svizzera ha deciso di dare una mano alla lotta contro l’evasione fiscale, scalfendo il segreto bancario. Molti temono il passaggio a questo status di maggiore limpidezza.

Niente più segreto bancario per San Marino

La strada intrapresa dalla Svizzera, per ora soltanto a parole, sembra mettere la Confederazione prima e l’Europa poi, davanti ad un cambiamento epocale. La Svizzera, infatti, sembra voler accendere i riflettori sui conti bancari detenuti nel suo paese.

Anche l’Austria abbandonerà il segreto bancario

Sicuramente, in termini teorici, abbandonare il segreto bancario come hanno fatto l’Austria e San Marino, sarebbe più semplice ma non sembra essere nello stile svizzero. La Confederazione pensa piuttosto ad un modo per offrire i nomi degli evasori ma in cambio di altre informazioni importanti per gli istituti di credito del paese.

La soluzione, che secondo un quotidiano svizzero, è già in fase di discussione nel Consiglio Federale, dovrebbe interessare in primo luogo il rapporto tra la Svizzera e gli Stati Uniti e poi essere esteso agli altri paesi che hanno delle relazioni finanziarie con la Confederazione.

 

Il nuovo paradiso fiscale è Singapore

 La geografia dei paradisi fiscali si sposta verso oriente. Dopo la Svizzera, infatti, il testimone del maggiore centro off – shore del pianeta passa a Singapore, che, a differenza della vecchia Europa, colpita da un generale inasprimento dell’ assetto legislativo, e dunque diventata meno appetibile, gode oggi di un sistema di leggi che “favorisce” l’ incremento della ricchezza.

Isole Cayman non più paradiso fiscale

A farsi portavoce di questo fenomeno e  di questi dati è una ricerca condotta a termine dalla WealthInsight, società britannica esperta in ricerche di mercato. Secondo questo studio, dunque, Singapore, con i suoi 550 milioni di dollari in costante aumento, è oggi il quarto centro off – shore del mondo, ovviamente dopo Caraibi, Regno Unito e Svizzera.

Lussemburgo pronto a rinunciare al segreto bancario

Quello di Singapore è dunque un mercato in rapida crescita, perché può contare ancora sull’ indipendenza degli istituti di credito e sulla esistenza del segreto bancario, istituto che invece in America e in Europa vacilla sotto i colpi della trasparenza e delle politiche fiscali. Quello che fa di Singapore un luogo privilegiato per gli investimenti è inoltre il particolare dettaglio della diffusione della lingua inglese.

Gli analisti stimano quindi che, alla luce di questa serie di fattori positivi, il patrimonio di Singapore potrebbe quadruplicare entro il 2016, anche grazie alle oscillazioni del mercato valutario.

UBS distribuisce bonus miliardari nonostante i conti in rosso

 Sergio Ermotti si appresta a diventare uno dei manager bancari più pagati d’Europa.

A poco, quindi, è valso il referendum appena conclusosi in Svizzera che ha deciso che, per UBS, non sarà più solo il cda a decidere l’ammontare dei bonus, ma la decisione dovrà essere presa di concerto con l’assemblea: sui manager dei grandi istituti continuano, infatti, a piovere milioni.

► La legge svizzera contro gli stipendi dei manager

Sergio Ermotti, per il 2012, ha percepito un compenso piuttosto sostanzioso: 8,9 milioni di franchi svizzeri (7,2 milioni di euro), di cui 6,1 milioni in bonus. Ma Ubs ha anche premiato il nuovo capo dell’investment banking Andrea Orcel con un regalo di benvenuto di 26 milioni.

► L’Ue approva il tetto per gli stipendi dei dirigenti di banca

Una notizia che fa discutere non solo perché c’è stato il referendum e non solo perché anche l’Unione Europea sta discutendo un accordo preliminare per introdurre un tetto ai bonus, ma soprattutto perché nel 2012, anno di riferimento di questi pagamenti monster, la banca di Zurigo ha varato un piano di ristrutturazione aziendale che vale ben 10.000 posti di lavoro.

Oltre a questo va preso in considerazione il fatto che UBS è stata salvata dal crollo causato dalla sua cultura di bonus eccessivi che spingeva i dirigenti a perseguire investimenti ad elevato rischio.

► Ignazio Visco chiede alle banche di non distribuire dividendi

A gettare altra benzina sul fuoco di una discussione, quella sugli stipendi dei manager, molto calda in Svizzera i conti in rosso della banca: Ubs ha chiuso il 2012 in perdita, ma il monte-bonus sull’anno è stato ridotto solo del 7%.

 

Wegelin pagherà una multa di 74 milioni di dollari per evasione fiscale

 74 milioni di dollari. Questo è l’ammontare della multa che gli Stati Uniti ha deciso di far pagare alla Wegelin di San gallo, la più antica banca svizzera, per aver aiutato molti facoltosi americani ad evadere il fisco.
► Gli accordi fiscali con la Svizzera

La sentenza è arrivata da Jed Rakoff, giudice distrettuale di Manhattan, ed è la prima volta che gli Stati Uniti prendono una tale decisione, che ha anche rilevanza penale, contro un istituto di credito estero. Secondo il giudice che ha emesso la sentenza la banca svizzera si sarebbe comportata in modo riprovevole.

Un duro colpo per una banca, la Wegelin, che è sempre stata considerata come la punta di diamante degli istituti svizzeri, presa ad esempio anche da tutti gli altri e guidata da un personaggio particolarmente carismatico che ha sempre difeso il modello fiscale svizzero.

Le banche svizzere aspirano i soldi dagli altri Stati. Sono consapevole che non si tratta di un atteggiamento democratico, ma non lo è neppure quello di molti Paesi, nei confronti dei loro contribuenti.

► La legge svizzera contro gli stipendi dei manager

Questo il principio che ha spinto la Wegelin, nel 2009, ad elaborare un sistema fiscale grazie al quale gli americani potevani depositare i loro soldi nella banca elvetica senza essere in alcun modo controllabili dalle istituzioni Usa. Ma alla fine è stato scoperto e ora la banca dovrà pagare 74 milioni di dollari agli Stati Uniti.

La Germania vuole seguire la Svizzera e mettere un tetto agli stipendi dei manager

 Una corrente di rivolta contro gli stipendi a troppi zeri dei manager si sta alzando con forza dal cuore dell’Europa. La Svizzera ha già deciso e dal 2012 sarà in vigore una legge contro gli stipendi iridati dei manager che riporterà le remunerazioni degli business man a livelli più coerenti con la crisi economica che stiamo vivendo.
L’Ue approva il tetto per gli stipendi dei dirigenti di banca

68% di favore alla proposta di legge del deputato indipendente Thomas Minder, che ha avuto grande eco nella vicina Germania, dove il partito socialdemocratico, il principale partito di opposizione ad Angela Merkel, cheide che anche in terra teutonica si segua l’esempio della Svizzera, ponendo, con un’apposita legge, dei limiti agli stipendi ed ai bonus di manager bancari ed industriali. Un appello, questo, che sembra trovare riscontro anche tra la Cdu della Merkel e i suoi partner di governo.

Il referendum svizzero è un passo giusto e importante nella direzione giusta per porre un freno all’avidità e alla smania di guadagni super dei manager e di altri. Il risultato dovrebbe indurci a pensare a una direttiva simile e unica a livello europeo, valida per tutta la Ue.

ha commentato il vice capogruppo parlamentare socialdemocratico Joachim Poss.

► Ancora nulla di fatto sul patto Italia-Svizzera

Ma non c’è solo questa possibilità a mettere in difficoltà i manager. Dopo la ratifica dell’accordo anti-evasione, infatti, le banche svizzere stanno insistentemente chiedendo ai loro clienti tedeschi di autodenunciare i possedimenti depositati nelle banche elvetiche alle autorità del proprio paese.