Il trattato fiscale tra Italia e Svizzera

 Italia e Svizzera potrebbero concordare i termini di un nuovo trattato fiscale da maggio di quest’anno. Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni lo ha confermato giovedì.

L’accordo affronterà la delicata questione dei capitali non dichiarati depositati da italiani nel Paese elvetico. La Svizzera è un paradiso fiscale per la fuga di capitali ed è vicina all’Italia. Con il quadro di un nuovo programma di comunicazione volontaria presentata dal governo si permette agli evasori fiscali di mettersi in regola. Ciò comporta il pagamento di tutte le imposte dovute e la rinuncia dell’anonimato, tra le altre cose.

 

Nuove regole contro l’evasione fiscale

 

Il trattato fiscale tra Italia e Svizzera riguarderà anche la tassazione dei lavoratori transfrontalieri e del comune italiano di Campione d’Italia nel cantone svizzero del Ticino, una revisione degli accordi di doppia imposizione e l’accesso ai mercati finanziari, ha detto Saccomanni. Inoltre, i dipendenti pubblici stabiliranno un accordo sulla scambio di informazioni tra i due Paesi.

Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha dichiarato, rispetto all’accordo che è stato raggiunto, che in futuro “non sarà possibile prevedere forme di anonimato nel nostro regime fiscale o di riduzione delle sanzioni diverse da quelle previste nella nostra legge. Chi ha capitali in Svizzera deve capire che si sta chiudendo il cerchio, erano in una situazione per cui a livello internazionale c’erano Paesi che garantivano l’anonimato, ora i giorni per gli evasori che non mettono in ordine i conti con il proprio Paese sono numerati”.

Il Presidente della Svizzera Didier Burkhalter ha invece detto: “la norma sugli scambi automatici di informazioni debba essere estesa anche ai Paesi membri dell’Ocse, del G20 e alle principali piazze finanziarie globali, in modo da diventare una norma globale reciproca”.

Utili non distribuibili per la Banca nazionale svizzera a causa del calo dell’oro

 Notizie negative per l’economia della Svizzera. Per 2013 non ci sarà la distribuzione di utili da parte della Banca nazionale svizzera ai cantoni. Il motivo? L’oro, o meglio il calo delle riserve auree di 15 miliardi di franchi. La Confederazione svizzera condivide una convenzione distributiva stipulata nel 2011, ma la Banca nazionale svizzera, per il 2013, non potrà rispettare l’accordo visto l’andamento negativo dell’oro. Il metallo prezioso, nel 2013, ha segnato un ribasso decisamente consistente del 28%. Un calo talmente accentuato che, in termini statistici, non si mostrava dal 1981.
Per la banca elvetica, le perdite del 2013 sono quantificabili in 9 miliardi di franchi, che corrispondono a circa 7,3 miliardi di euro. Un livello che è superiore ai guadagni, garantiti dalle posizioni sulle valute estere e dalla vendita del fondo di stabilizzazione StabFund e che corrispondono a 3 miliardi di franchi. Il risultato in termini di distribuzione è quindi negativo di 15 miliardi.
Il meccanismo della Svizzera sulla distribuzione degli utili al settore pubblico e agli azionisti si basa anche sulle riserve per le future distribuzioni, e non solo sui risultati di un anno. Queste corrispondono a 5,3 miliardi di franchi, e quindi a un dato minore dei 9 miliardi di perdita realizzata.
Nello specifico, il cantone di Zurigo è quello più colpito da questo risultato. Il deficit per questo cantone è superiore a 116 milioni di franchi per quest’anno. Il cantone di Ginevra potrà contare su meno fondi per 39 milioni di franchi. Il cantone del Ticino avrà a disposizione meno fondi quantificabili in più di 28 milioni di franchi e quello dei Grigioni avrà 16,3 milioni di franchi in meno.

Fondi pensione italiani attendono rivendicazione in una fondazione svizzera

 La tv svizzera di Zurigo ha diffuso negli ultimi giorni una notizia piuttosto sorprendente. Una inchiesta ha infatti rivelato che in una delle numerose fondazioni elvetiche giacciono da molti anni in attesa di rivendicazione numerosi fondi pensione, che dovrebbero appartenere, almeno per la metà, anche a lavoratori italiani. 

La Svizzera ad un passo dal referendum sul tetto alle retribuzioni d’oro

 La piccola nazione elvetica, paradiso di quanti hanno probabilmente da sempre percepito stipendi da favola, si trova ora ad un passo dal porre un limite alle retribuzioni d’oro. Si svolgerà infatti il 24 novembre l’atteso referendum popolare che vuole imporre un tetto agli stipendi che sono 12 volte più alti di quelli di una paga base. 

In Svizzera è record di occupazione

 Nel secondo trimestre del 2013 in Svizzera il numero di occupati è aumentato dell’1,3%, in netta controtendenza con le dinamiche di tutto il resto dei paesi dell’Unione Europea dove si registra un -0,4% di persone con un’occupazione.

> La classifica dei Paesi più competitivi al mondo per il 2013 – 2014

In totale nella Confederazione Elvetica il numero degli occupati è di 4,8 milioni su una popolazione di poco più di 8 milioni di abitanti, con un tasso di disoccupazione generale al 4,2% e quello giovanile è al 7% grazie al connubio azienda-scuola.

Da evidenziare anche il netto contrasto con il livello dei salari tra la Svizzera e il resto dei paesi UE: i colossi come Lidle offrono salari minimi da 3.300 euro. La Svizzera ha dalla sua parte la domanda interna ed esterna che continuano a tenere, di conseguenza il potere di acquisto dei cittadini è rimasto invariato nel tempo.

Il segreto della Svizzera e dell sua tenuta di fronte alla crisi mondiale risiede anche nella distribuzione dei redditi meno iniqua di quella delle nazioni circostanti, in pratica una equilibrata distribuzione della ricchezza generata dal paese tra tutti i cittadini che rende i lavoratori più propensi a spendere. Le aziende, di conseguenza, creano maggiori volumi di vendita e possono assumere più personale.

Le imprese italiane vogliono delocalizzare in Svizzera

Un circolo virtuoso che non esiste in nessun altro dei paesi europei, anche se non si può parlare di un vero e proprio paradiso dei lavoratori – ad esempio in Svizzera non ci sono alcune delle garanzie per il lavoratori presenti in Italia come l’articolo 18 – ma, a quanto sembra, il sistema economico e sociale del paese non ne risente.

Le imprese italiane vogliono delocalizzare in Svizzera

 Non è vero che il mondo dell’imprenditoria italiana stia vivendo un periodo di stagnazione: ha solo modificato i suoi obiettivi. Come quello di andare a cercare fortuna in zone un po’ più ospitali dell’Italia. In Svizzera, ad esempio, appena fuori dai confini italiani, dove però già si respira tutta un’altra musica.

Usa e Svizzera firmano l’accordo fiscale

 Si chiama Joint Statement il documento firmato dagli Stati Uniti e dalla Svizzera che mette fine alla controversia sul segreto fiscale tra i due paesi. Non si ancora molto dei dettagli dello storico accordo tra i due paesi, se non che, come previsto, gli istituti elvetici che hanno amministrati capitali americani sottraendoli al fisco, dovranno pagare una multa che potrebbe arrivare al 20/50% del totale dei fondi sottratti a partire dal 1 agosto 2008.

► La Svizzera apre allo scambio di informazioni con i paesi Ocse

L’accordo fiscale impone anche alla Svizzera una totale trasparenza e collaborazione verso il Fisco americano, con l’obbligo di comunicazione delle generalità dei cittadini americani colpevoli di evasione fiscale in Svizzera, le informazioni sui conti da loro detenuti e anche i dettagli dei conti dei cittadini americani che passano, o sono passati, in Svizzera prima di approdare in qualche paradiso fiscale.

Possono aderire all’accordo tutte le banche che non sono state già messe sotto inchiesta dagli Usa – per le quali sono già in corso i processi e i relativi patteggiamenti per le multe – facendo richiesta al governo americano entro il 31 dicembre 2013 se hanno motivi per credere di non essere in regola con il fisco Usa.

 Multe salate per le banche inglesi

Le banche che ritengono di non avere violato il diritto fiscale statunitense e quelle che svolgono solo un’attività locale potranno richiedere tra il 1 luglio 2014 e il 31 ottobre 2014 alle autorità statunitensi una Non-Target Letter, una sorta di carta bianca.

La crescita di Svizzera e Giappone

 Due notizie molto importanti per gli investitori riguardano la Svizzera e il Giappone che di recente, in un clima generale di crisi economica, hanno raggiunto dei traguardi importanti, in termini di rating e successi finanziari. Iniziamo dal Giappone, sotto la lente d’ingrandimento economica per la politica monetaria scelta dalla banca nazionale.

La bilancia commerciale del Giappone ha mostrato dei risultati molto interessanti visto che sono aumentate di notevolmente le esportazioni. Il deficit, parallelamente è cresciuto dai 907,9 miliardi di yen del 2012 ai 993,9 miliardi di yen del 2013 e le esportazioni, soltanto nel mese di maggio 2013, sono aumentate del 10,1 per cento.

Nessun accordo tra Svizzera e USA

Gli analisti finanziari avevano previsto un aumento delle esportazioni praticamente del 5 per cento quindi il risultato ottenuto è stato di molto superiore alle attese. A livello speculativo, si è approfittato di questi buoni risultati per rilanciare la bontà del programma finanziario, della cosiddetta Abenomics che aveva barcollato sotto il peso della volatilità della borsa.

Il franco svizzero presto in calo

L’altra buona notizia riguarda la Svizzera che al momento è considerato tra i paesi più affidabili del mondo per gli investitori. A dirlo sono le agenzie di rating che nel 2012 si sono scatenate nell’eliminazione dei paesi più “ricchi” dall’insieme delle triple A mentre hanno confermato un rating “AAA” alla Svizzera annunciato anche un outlook “stabile”.

Nessun accordo tra Svizzera e USA

 E’ sfumato proprio in questi giorni l’ accordo, a lungo cercato, tra la Svizzera e gli Stati Uniti d’ America, in merito alla possibilità che una decina di banche elvetiche, accusate dalle autorità fiscali americane di aver aiutato alcuni cittadini Usa a frodare il Fisco, si sottomettessero al pagamento di una multa da 20 miliardi di euro per risolvere la questione.