La Svizzera ad un passo dal referendum sul tetto alle retribuzioni d’oro

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 La piccola nazione elvetica, paradiso di quanti hanno probabilmente da sempre percepito stipendi da favola, si trova ora ad un passo dal porre un limite alle retribuzioni d’oro. Si svolgerà infatti il 24 novembre l’atteso referendum popolare che vuole imporre un tetto agli stipendi che sono 12 volte più alti di quelli di una paga base. 

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A proporlo, come annunciato anche nei mesi scorsi, un movimento popolare che vuole instaurare una maggiore eguaglianza retributiva all’interno della nazione. L’iniziativa si chiama infatti simbolicamente 1:12, perché vuole stabilire a 12 volte in più il massimo delle retribuzioni percepibili all’interno delle aziende.

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La campagna per il referendum è in pieno svolgimento anche attraverso i social network, sui quali vengono quotidianamente pubblicati volti di manager super pagati con annessi i dati dei loro stipendi. I promotori chiedono quindi che il salario più elevato, anche quello di un manager o di un amministratore delegato sia al massimo 12 volte superiore a quello di un semplice operaio.

Vero è che in Svizzera, la disparità di trattamento economico aveva raggiunto livelli del tutto elevati. Personaggi simbolo della contestazione sono stati, ad esempio, il banchiere italiano Andrea Orcel di Ubs e il manager Merrill Lynch, alla guida del settore Investment Banking di Ubs, con i loro stipendi da oltre 21 milioni di euro.

In caso di vittoria al referendum, la norma sul tetto alle retribuzioni verrebbe inserita all’interno della costituzione elvetica. In Svizzera, tuttavia, c’è chi obietta che i grandi banchieri sono anche grandi contribuenti dello Stato.

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