Svolta epocale in Vaticano, lo Ior pubblicherà il suo bilancio

 Il nuovo Papa, eletto dopo le dimissioni di Benedetto XI, si sta dando da fare come mai prima per rendere la Chiesa e tutte le sue istituzioni trasparenti e vicine ai fedeli: basta segreti, conti in banca ingenti non tracciabili, basta spese inutili e apparati terreni che allontanano i cristiani e i fedeli dal vero cammino religioso.

Il discorso sull’IMU degli immobili della Chiesa

Quello che Papa Bergoglio si appresta a fare domani è un passo epocale. Per la prima volta lo Ior, l’Istituto per le Opere Religiose – in pratica la banca vaticana – voluta nel 1942 da papa Pio XII svelerà i suoi conti. Dopo anni di vicende troppo poco chiare, duranti i quali la banca vaticana ha visto passare molti soldi, parte di questi anche provenienti da dubbia fonte, i conti di uno degli istituti di credito più ricchi del mondo saranno svelati.

Al momento si sa che il documento che sarà pubblicato domani mattina a partire dalle ore 8.00 sul sito ufficiale dello Ior  è composto da circa 100 pagine che riportano tutti i dati riferiti al bilancio dell’anno 2012. Un anno peraltro anche particolarmente proficuo per l’istituto bancario vaticano, che negli ultimi 12 mesi ha fatto registrare un utile netto di 86,6 milioni di euro, quattro volte l’utile del 2011.

Un accordo antiriciclaggio tra Vaticano e Stati Uniti

Il bilancio dello Ior che verrà pubblicato domani è stato certificato da una delle cinque società del network Kpmg, quindi è conforme ai princìpi contabili internazionali (Ifrs) emessi dall’International Accounting Standards Board e omologati alla Commissione europea. 

Sospetto di riciclaggio in Vaticano

 L’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano, ha presentato il primo rapporto questa mattina nella Sala Stampa del Vaticano. L’Istituto, voluto da Benedetto XVI nel 2011, ha lo scopo di vigilare sulle attività bancarie e finanziarie che si svolgono all’interno delle mura vaticane al fine di contrastare possibili azioni di riciclaggio di denaro.

► Un accordo antiriciclaggio tra Vaticano e Stati Uniti

64 pagine di dati, dalle quali emerge un’intensificazione delle segnalazioni da parte degli organismi preposti al controllo rispetto ai periodi precedenti e, quindi, anche una maggiore presenza di casi sospetti. Nello specifico, per il 2012, il rapporto segnala la presenza di almeno 6 transazioni sospette che potrebbero essere frutto di riciclaggio di tangenti. Tutte a carico dello IOR.

Inoltre, nel 2012 sono state fatte 2.400 dichiarazioni di trasporti transfrontalieri di denaro in entrata o in uscita dal Vaticano per importi superiori ai diecimila euro (598 in entrata e 1.782 in uscita).

► Il nuovo presidente dello IOR

Nel complesso, questo primo rapporto dell’Aif mostra un significativo aumento delle attività di controllo, con due richieste di informazioni ad autorità interne, due rapporti al promotore di giustizia, una richiesta di informazioni ad autorità estere e tre richieste di informazioni ricevute da autorità estere.

Un accordo antiriciclaggio tra Vaticano e Stati Uniti

 Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha oggi dato notizia della stipula di un accordo d’ intesa tra l’ Autorità di Informazione Finanziaria (Aif) della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e il Financial CrimesEnforcement Network (FinCen) di Washington, al fine di contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento di operazioni terroristiche.

> Il successo del fisco italiano in Vaticano

Da questo momento in avanti, quindi, tra i due istituti internazionali avverrà, sulla scia di una alta cooperazione, un regolare scambio di informazioni utili per contrastare i fenomeni sopra descritti.

In realtà l’ AIF, istituita nel 2010 da Benedetto XVI, rappresenta un organismo indipendente rispetto agli altri enti della Santa Sede, sui quali appunto esercita funzioni di controllo, e la sua competenza si estende anche alla supervisione dello IOR.

> Il nuovo presidente dello IOR

Proprio per questo motivo l’ accordo che l’ istituto della Santa Sede ha siglato con le istituzioni americane è analogo ad altri protocolli di intesa che sono in questo momento oggetto di trattative, ma che potrebbero venire a breve parimenti ratificati, sempre in vista di una più incisiva lotta al riciclaggio di denaro e al terrorismo internazionale, denaro  di cui quest’ ultimo si serve.

Il successo del fisco italiano in Vaticano

 Il fisco italiano sta mettendo a segno un altro successo molto importante: introdursi nel Vaticano. Quanti, per anni, hanno pensato all’inaccessibilità del soglio pontificio, adesso, devono ricredersi. Molto di questo successo è chiaramente dovuto al nuovo Pontefice, Papa Francesco.

Milano chiude male la settimana segnata dal Papa

Come è stato sottolineato in molti giornali, Papa Francesco, di giorno in giorno, somiglia sempre di più al papa delle “prime volte”. Il fatto che sia il primo gesuita a diventare pontefice non è cosa da poco, ma è anche il primo successore di Pietro sudamericano. Tutto il suo atteggiamento ispira novità e il messaggio sembra di giorno in giorno più chiaro: toglietemi ogni cosa ma non toglietemi i miei fedeli.

La Chiesa al centro del dibattito e del mercato

È nel loro rispetto, quindi, che il fisco potrà entrare in Vaticano. A controllare cosa? Sicuramente il rispetto dei Patti Lateranensi che, per esempio, hanno definito del tutto esentasse i redditi dei dipendenti laici della Città Stato. Chi lavora in Vaticano è considerato un frontaliere speciale e non è tenuto a pagare le Irpef ed altri addizionali. Si tratta di un popolo di circa 3000 persone.

Quello che più insospettisce in tutta la storia, è la volontà di Papa Francesco: che voglia riformare le finanze del Vaticano? Lo Stato già nel 2011 ha chiuso con un rosso di 14,8 milioni di euro e questo vuol dire che le sue finanze vanno risanate. E l’IMU? Forse si giungerà ad una conclusione anche su questo.

Di nuovo attivi i pagamenti Bancomat in Vaticano

 Era il primo gennaio quando Bankitalia decise di bloccare tutti i pagamenti elettronici attraverso Pos nello Stato della Città del Vaticano.

► Visa eterna? Non più

Le motivazioni di una tale decisione erano piuttosto seri. Secondo la Banca d’Italia, infatti, lo Stato Vaticano, essendo uno stato extracomunitario, avrebbe dovuto adeguarsi alle normative europee antiriciclaggio, ma, alla data della decisione, ancora non era stato fatto quanto necessario.

Da qui la decisione di bloccare i pagamenti tramite Pos -gestiti dalla Deutsche Bank Italia. Oggi è arrivata la notizia che pellegrini e turisti potranno di nuovo pagare con Bancomat e carte di credito tutti i servizi offerti dallo Stato Vaticano, compresi anche i Musei.

► Vaticano ha conto sospetto di 40 milioni

A dare l’annuncio questa mattina il portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi. Il servizio sarà ora gestito dalla Aduno SA, azienda che da tempo opera all’interno delle mura pontificie, ha emesso in mattinata questo comunicato:

è un’azienda del gruppo Aduno, presente in Vaticano e da oggi gestisce tutte le operazioni elettroniche con carte tramite terminali a pagamento di ultima generazione, consentendo a turisti provenienti da tutto il mondo di pagare ingressi a musei, souvenir e libri in modo semplice e rapido, senza denaro contante.

Vaticano ha conto sospetto di 40 milioni

Ammonterebbe a 40 milioni di euro l’anno il match tra Santa Sede e Banca d’Italia per l’autorizzazione a usufruire di Bancomat e carte di credito. Si aggira intorno a questa cifra il saldo movimenti che traspare dai documenti contabili acquisiti dalla procura di Roma prima di segnalare i ‘bug’ che hanno implicato il blocco di tutti i Pos degli esercizi commerciali che si trovano all’interno del Vaticano.

Stiamo parlando di ottanta ‘punti vendita’:  Musei, farmacie, numerosi negozi e spacci. 80 negozi che subiscono un brutto colpo, dal momento che da inizio anno i pagamenti possono avvenire soltanto in contanti e questo, considerando i milioni di turisti e visitatori che arrivano costantemente, sta provocando serie difficoltà e anche perdite economiche.

Appare tuttavia alquanto difficile, se non addirittura impossibile, che il servizio possa essere ulteriormente garantito. Anche perché quanto successo riporta auge le numerose carenze nel sistema antiriciclaggio dello Ior, Istituto per le opere religiose, già messe in luce dai pubblici ministeri titolari dell’inchiesta sulla correttezza delle operazioni bancarie realizzate sui conti intestati in zona Vaticano. Quanto è accaduto è successo in virtù degli atti, che hanno permesso di scoprire il conto sospetto. L’iniziativa alla quale si è arrivati non ha alcun precedente.

Il Vaticano stoppa le carte di credito

 Il Vaticano, controcorrente rispetto a quello che accade nel resto d’Italia, ha deciso di stoppare tutti i pagamenti che non siano in contanti nel territorio papalino. Il che vuol dire che tutti i sistemi POS che sono gestiti dalla Deutsche Bank ma non sono stati autorizzati da Bankitalia, saranno sospesi.

E’ stata proprio l’autorità di via XX Settembre a disporre la sospensione spiegando che da Deutsche Bank Italia non è mai arrivata la richiesta d’autorizzazione per l’apertura dei POS. Nel 2012, la domanda inviata dall’istituto di credito è stata respinta.

In pratica, all’interno dello Stato Vaticano, nel quale è compreso anche il famoso polo museale, sarà consentito soltanto l’uso dei bancomat interni che, per la cronaca, sono quelli rilasciati dallo IOR. La sospensione è in vigore dal primo gennaio, momento in cui tutti i cittadini che vogliono approfittare dei prezzi “agevolati” offerti dallo Stato Vaticano, devono munirsi di documenti e contanti.

Non sono più ammessi pagamenti con le carte di credito o con i bancomat emessi da un istituto di credito italiano o estero. Si paga in contanti nella farmacia presentando impegnativa del medico e documento d’identità, si paga in contanti anche nei negozi di abbigliamento e di tecnologia, e si paga in contanti ai Musei Vaticani.

Per capire quanti soldi cash transiteranno nelle mani degli operatori, è sufficiente riportare il volume d’affari dei Musei stessi dove nel 2011 erano stati incassati circa 91,3 milioni di euro, in virtù delle spese effettuate da 5 milioni di turisti.

Il Vaticano potrà quindi dotarsi di altri POS ma non appartenenti alle banche italiane per via delle norme sul riciclaggio di denaro.

Visa eterna? Non più

 No pagamenti elettronici dal 1 gennaio. Ci scusiamo per i possibili disagi.

Questa è la frase che compare a chi visita il sito ufficiale dei Musei Vaticani, perché la Bankitalia ha bloccato tutti i pagamenti elettronici attraverso Pos nello Stato della Città del Vaticano. Per coloro che, a partire dal 1° gennaio di quest’anno, vorranno visitare i Musei o usufruire di uno dei servizi della Città del Vaticano, gli unici pagamenti ammessi sono contanti, assegni e bancomat dello Ior.

Il fatto è semplice: per la Banca Centrale Italiana, lo Stato Vaticano, ai sensi della normativa antiriciclaggio, è un Paese extracomunitario «non equivalente» a fini di vigilanza e di antiriciclaggio.

I Pos dello Stato Vaticano sono forniti dalla Deutsche Bank Italia che, pur essendo un soggetto di diritto italiano e vigilato da Bankitalia, non ha richiesto l’autorizzazione necessaria per farlo e, quando ha tentato di rimediare nel corso dello scorso anno, la Banca d’Italia ha rifiutato l’istanza. I Pos rimarranno bloccati fino a data da destinarsi.

La Banca d’Italia ha messo in atto un’azione impegnativa – il blocco dei pagamenti elettronici viene fatto in caso di sospetto concreto – che mette in evidenza il fatto che la Banca Vaticana non è autorizzata ad operare in Italia, anche se nell’ultimo anno sono stati fatti dei grandi passi per quanto riguarda l’adeguamento giuridico alle norme antiriciclaggio internazionali.