Stipendi italiani e europei a confronto

 L’Italia non brilla certo per l’ammontare degli stipendi che si possono guadagnare in qualunque tipo di professione, che sia specializzata o meno. Anche questo è uno dei motivi per i quali molti dei cervelli italiani migliori migrano verso altri paesi.

Il livello retributivo italiano è uno dei più bassi di tutta Europa e l’Osservatorio Page Personnel ha fatto un confronto tra le remunerazioni alle quali si può aspirare in Italia e nei diversi paesi europei per molte delle professioni più comuni. Riportiamo qui di seguito tre degli esempi più esplicativi.

Ingegneri

Dopo tre anni di lavoro un ingegnere meccanico in Italia arriva a guadagnare circa 35.000 euro annui lordi, mentre in Inghilterra può arrivare fino ai 52.000. Anche per gli altri tipi di specializzazione il discorso non cambia: un ingegnere ambientale in Italia arriva a guadagnare al terzo anno di attività 50.000 euro, 8.000 in meno rispetto alla media europea.

Manager

Le differenze più vistose di remunerazione sono sempre con l’Inghilterra. Un executive assistant junior nel Regno Unito guadagna circa 5.000 euro in più all’anno rispetto al suo corrispondente italiano e la differenza cresce al crescere del livello raggiunto.

Se una manager italiano arriva ad uno stipendio annuo di 33.000 e i 40.000 al terzo anno di attività, chi svolge la stessa professione allo stesso livello in Francia guadagna tra i 37.000 e i 45.000 e nel Regno Unito tra i 40.000 e i 55.000.

Impiegati

Scendendo di livello di specializzazione, però, iniziano a livellarsi anche le differenze di remunerazione tra l’Italia e gli altri paesi europei: un impiegato di medio livello guadagna dai 27.000 ai 32.000 euro all’ano, in Inghilterra la remunerazione media è di 31.000 – 37.000 inglesi. 

Professionisti senza albo, chi guadagna di più?

 Chi sono i professionisti senza albo?

I professionisti senza albo sono tutti quei lavoratori autonomi, circa 3 milioni in Italia, la cui professione non prevede l’iscrizione ad un albo o ad un ordine professionale, quindi questi professionisti non sostengono un esame che certifichi la loro abilità per la professione che svolgono.

Da qui deriva che i professionisti senza albo non hanno neanche un codice professionale o un regolamento da rispettare, ma hanno comunque la possibilità di dare una istituzionalità e una valenza alla loro professione grazie alla legge che prevede la possobilità di ottenere un bollino di qualità, una certificazione professionale che assicura al cliente di essersi rivolto ad un professionista competente.

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Tra le professioni senza albo più diffuse ci sono i fotografi, gli informatici, gli amministratori di palazzi, i massaggiatori, i pubblicitari e gli osteopati e molti altri. 

Quanto guadagnano i professionisti senza albo

Le professioni senza albo danno a chi le svolge la possibilità di ottenere dei guadagni interessanti. Tra le professioni senza albo più pagate spiccano gli amministratori di condominio, circa 142 mila con il bollino professionale, che possono arrivare a guadagni fino a 220 euro mensili a condominio

Al secondo posto delle professioni più pagate ci sono gli auditor, esperti aziendali che si occupano di valutare le performance delle aziende e pianificare strategie di ottimizzazione delle risorse. Il loro guadagno va da un minimo di 40mila euro annui a più di 100mila euro in base al livello di esperienza.

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Seguono i saldatori, che possono arrivare anche a 3.000 euro al mese, e i tributaristi (30/50 mila euro annui).

Siemens taglia 15.000 posti di lavoro per tagliare le spese

 Le aziende fanno fatica a tirare avanti, ma non solo quelle piccole. Anche le grandi realtà internazionali soffrono degli effetti della crisi che ha fatto scendere l’assicella dei guadagni e alzare quella delle spese. A pagare di questa situazione i lavoratori che sono i primi a cadere nella lotta per la sopravvivenza aziendale.

La prossima grande azienda che si vedrà costretta a tagliare sul personale è la Siemens, che ha annunciato che entro la fine del prossimo anno saranno tagliati ben 15.000 posti di lavoro, in una operazione di contenimento dei costi pari a 6 miliardi di euro. Un terzo dei posti di lavoro saranno tagliati in Germania – 2.000 posti di lavoro dell’unità industriale e 1.400 tagli nel business delle infrastrutture e dell’energia – mentre il resto dei tagli sarà distribuito nelle altre sedi dell’azienda sparse per il mondo.

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L’obiettivo della Siemens è quello di arrivare alla fine del 2014 con un massimo di 370 mila dipendenti.

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Tra le cause di questa crisi che ha colpito un colosso come la Siemens oltre alla crisi economica generale va menzionata anche la concorrenza del mercato: aziende come General Electric e ABB propongono lo stesso tipo di prodotti a prezzi più bassi e, visto che il prezzo delle materie prime è in continuo aumento, l’unico modo per contenere i costi e mantenere così i prezzi bassi è tagliare sul personale.

Una luce di speranza arriva dall’affare da 968 mila dollari che la Siemens potrebbe concludere con la Saudi Aramco.

Dai sindacati un nuovo appello per ridurre il cuneo fiscale

 L’Italia ha un bisogno disperato di stabilità politica, una stabilità che le consenta di portare a termine quelle riforme e quelle misure economiche di cui il Paese ha tanta necessità. E una tale necessità è recentemente stata sottolineata anche dal Presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha individuato nella definizione della futura Legge di Stabilità il punto di svolta, entro il quale l’Italia politica dovrà necessariamente ritrovare la sua coesione.

Gli stipendi non aumentano ad agosto ma nel 2013 crescono più dell’inflazione

 L’Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT – ha indagato l’andamento degli stipendi dei lavoratori italiani nel corso del mese di agosto 2013. Nell’ottavo mese dell’anno le retribuzioni degli italiani non sono aumentate, in realtà, ma sono rimaste ferme ai livelli precedenti, conservando, a livello di tariffe contrattuali orarie, gli stessi valori del mese di luglio

L’ABI disdice il contratto nazionale del lavoro dei bancari

 La crisi economica non dà ormai più tregua neanche a quei comparti economici che tradizionalmente erano considerati più protetti e quasi al riparo del normale corso e tracollo degli eventi. Come il mondo delle banche e dei bancari, che oggi sono costretti, al pari della maggior parte dei settori produttivi italiani, a prendere in considerazione estreme soluzioni di fronte a condizioni diventate estreme. 

Aumenta l’occupazione femminile anche se gli stipendi sono ancora bassi

 Sono sempre di più le donne italiane ad avere un posto di lavoro. Negli ultimi cinque anni, infatti, tra il 2008 e il 2012, il numero delle donne italiane occupate  è aumentato di 122 mila unità, così come indica una recente indagine compiuta da Repubblica sulla base dei dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Stando ai dati risultanti dalle dichiarazioni dei redditi relative agli anni 2007 – 2001, dunque, il numero delle contribuenti italiane è cresciuto di uno 0,6%.

Sono sempre meno gli under 35 che hanno un lavoro nel 2013

 L’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, ha recentemente pubblicato i dati relativi al tasso di occupazione dei lavoratori italiani nel secondo bimestre del 2013. Da queste analisi è risultato che la fascia più colpita dai recenti assestamenti a ribasso del mercato del lavoro del nostro Paese è stata quella dei giovani con una età compresa tra i 24 e i 35 anni, che hanno perso, in fatto di occupazione, circa 750 mila posti di lavoro.

Boom di richieste di prepensionamento all’Enel, ora tocca alle centrali

 L’ex detentore del monopoli dell’energia elettrica in Italia, l’Enel, non sta certo vivendo un periodo sereno. La grande azienda ha dovuto rimettere mano a tutto l’impianto aziendale per cercare di ridurre il debito monster che l’attanaglia: un buco di 43 miliardi, che può essere coperto solo con un deciso taglio delle spese.

► Conviene di più il mercato libero o il servizio di maggior tutela per la fornitura di energia?

Come solitamente accade, il primo settore al quale si mette mano è quello dei dipendenti: Enel ha proposto un piano di prepensionamenti, che è poi stato accettato, con i dovuti aggiustamenti, anche dai sindacati del settore Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil. Il risultato sono state oltre 5.328 domande di prepensionamento.

Le domande, che sono state effettuate come previsto dall’accordo dai dipendenti Enel ai quali mancano meno di quattro anni per il raggiungimento dei requisiti pensionistici, sono al momento al vaglio dell’Inps, che al momento pare ne abbia accolte solo 4.300.

Per sopperire alla mancanza di personale dopo questa ondata di prepensionamenti, l’Enel ha già previsto un piano per l’assunzione di 1.500 giovani (che potrebbero diventare 2.000), i quali saranno inseriti in azienda, anche se con tempistiche e modalità ancora in via di definizione, attraverso specifici percorsi formativi.

► I costi nascosti della bolletta della luce

Sulle restanti è ancora in corsa la verifica dei requisiti e delle coperture, ma Enel può iniziare a cantare vittoria: adesso il passo successivo sarà quello della dismissione delle centrali elettriche più obsolete, meno efficienti e più inquinanti, partendo dalle centrali ancora alimentate ad olio combustibile.

 

Cosa fa e quanto guadagna un Proposal Engineer

 Nella disamina delle figura manageriali che saranno più richieste da adesso ai primi mesi del 2014, la Michael Page, società di recruitment specializzata nella ricerca di figure manageriali di alto e medio livello, c’è anche il Proposal Engineer, una professionalità molto richiesta soprattutto dalle aziende che lavorano su commessa, ossia delle aziende che non hanno una produzione in serie, ma lavorano su progetti che sono spesso irripetibili e che durano per molti anni.

► Le figure manageriali più ricercate del 2013/2014

Cosa fa il Proposal Engineer

Il Proposal Engineer è una figura chiave per la scelta dei progetti da realizzare. La sua attività, infatti, consiste nello studio e nell’analisi delle proposte fatte.

Una tale figura manageriale si caratterizza per la velocità dei suoi processi decisionali: il Proposal Engineer deve capire i tempi stretti i costi e i benefici di eventuali progetti proposti o della partecipazione alle gare di appalto.

Per farlo, il Proposal Engineer analizza e studia i dossier delle gare d’appalto e i documenti contrattuali riguardanti le operazioni da valutare; è i grado di fare dei preventivi – su progetto o sul campo – con relativi costi da sostenere per la realizzazione, è in stretto contatto con fornitori e subappaltatori per studiare le soluzioni più efficaci e più convenienti per presentare offerte competitive, sia a livello economico che strutturale.

Il Proposal Engineer è una figura centrale per lo sviluppo di un’azienda che lavora su commessa, in quanto fa da tramite tra il cliente e il responsabile commerciale o il Project Director dell’azienda.

Quanto guadagna il Proposal Engineer

La retribuzione annuale di un Proposal Engineer va dai 40/50 mila euro fino ai 70.000. La differenza, come accade per tutte le figure manageriali, la fanno gli anni di esperienza.