La fusione di Fiat-Chrysler dipenderà dall’operazione di Exor

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È cominciato il conto alla rovescia per Fiat. Già nei prossimi giorni, l’amministratore delegato Sergio Marchionne, potrebbe far filtrare qualche notizia sul risultato del recesso a cui è «appesa» la fusione con Chrysler.

Ma se ciò non accadesse, fonti vicine alla società, dicono che a breve in cui si conoscerà il numero di azionisti che avranno aderito. Sul tavolo, l’opportunità di dire «no» all’operazione e prendere in cambio 7,72 euro per azione. Ma solo a patto che il controvalore dei titoli detenuti da chi avrà optato per il recesso non supererà i 500 milioni. In caso contrario, per Fiat e i suoi azionisti si aprirà una «fase due» con diversi scenari (e un certo margine di incertezza).

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La Fiat ha il diritto di destinare i titoli di chi recede prima ai suoi soci e poi sul mercato. Soltanto se dopo questa offerta la spesa sarà superiore  ai 500 milioni, l’operazione Fiat-Chrysler non si realizzerà. Ed è pertanto proprio in questi 60 giorni, che Marchionne giocherà tutte le sue carte. Anche tirando in ballo la Exor (holding della famiglia Agnelli che ha in mano il 30,04% di Fiat). «Fiat ha un certo margine di azione – dice un analista – e attraverso Exor può rilevare un certo numero di titoli». Tenendo conto dei numeri, la holding del Lingotto non ha sicuramente problemi con 3 miliardi a disposizione per effettuare nuovi investimenti, tra i quali 2,5 miliardi da indirizzare a «grandi società presenti in tutto il mondo ma con base negli Stati Uniti o in Europa» ha spiegato il presidente John Elkann all’assemblea degli azionisti del 22 maggio.

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