Borsa, un 2015 migliore dello scorso anno

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Malgrado l’attuale condizione dei mercati, ci sono una serie di Ipo in vista per l’anno in corso e molte società che avevano cambiato idea sono tornate a “sondare” il terreno.

D’altronde Borsa offre numerosi vantaggi allo standing aziendale. Vantaggi che vanno sfruttati per ‘patrimonializzare’ una società e configurare una reale alternativa al canale bancario.

Ma sono indubbi anche gli svantaggi, o meglio, gli ostacoli. Le Pmi sanno che i costi e gli adempimenti per arrivare sul listino sono tanti. Tra una piccola media impresa che punta all’Aim e una azienda medio-grande che punta all’Mta, variano di gran lunga alcuni criteri: impegno, tempo, denaro.

In particolare, il Mercato telematico azionario richiede specifici requisiti. Tra questi menzioniamo l’avere adottato principi contabili internazionali. In più occorre presentare i bilanci consolidati durante gli ultimi tre esercizi, eccetto il caso in cui gli emittenti non hanno ancora pubblicato un bilancio annuale. È necessario, inoltre, seguire il codice di autodisciplina presentato da Borsa Italiana. Esso prevede norme per la corporate governance, come per esempio avere consiglieri indipendenti e un comitato interno di controllo.

Bisogna poi adeguarsi agli adempimenti in tema di pubblicazione dei conti, con l’obbligo di annunciare le trimestrali entro 45 giorni dalla chiusura del trimestre e la semestrale entro sessanta giorni. Il bilancio annuale, invece, va presentato entro centoventi giorni. In conclusione, l’azienda deve avere una capitalizzazione prevedibile di quaranta milioni di euro e almeno il 25% di flottante. In altri termini, l’azienda deve mettere sul mercato almeno un quarto del suo capitale sociale.

Questi sono i motivi per i quali sono numerose le aziende, soprattutto piccole, che desistono e scelgono di rinunciare alla quotazione in borsa.

Per diverse aziende, l’opacità è meglio della trasparenza e l’assetto casalingo è preferito alla corporate governance. La carenza di capitali non è legata esclusivamente alla carenza dell’offerta ma anche alla carenza della domanda. Le imprese sono sottocapitalizzate dal momento che preferiscono tale aspetto in confronto alla perdita del controllo e dal momento che hanno una naturale diffidenza verso gli investimenti esterni.

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