Cambia la governance, Intesa Sanpaolo dal duale al monistico

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Intesa Sanpaolo è chiamata a Torino all’assemblea che segnerà una svolta, sia per quanto concerne la governance societaria che per il suo storico timoniere.

Dopo 34 anni dalla nomina alla presidenza del Nuovo Banco Ambrosiano, che per via delle aggregazioni sarebbe confluito nell’istituto dell’asse Milano-Torino, Giovanni Bazoli lascia infatti il vertice (è attualmente presidente del consiglio di sorveglianza). Passa così la mano a Gian Maria Gros-Pietro, mentre a lui, come stabilito dal nuovo statuto, andrà la carica non retribuita di presidente emerito: a celebrare il rito è presente il 58,47% del capitale.

Così passa l’eredità della prima banca in Italia per capitalizzazione (intorno a 40 miliardi di euro) e per erogazione del credito. Un passaggio che verrà decretato nell’assemblea odierna, nella quale si ratificherà anche il passaggio dal sistema dualistico a quello monistico, cioè con un solo consiglio di amministrazione in cui sono comprese anche le attività di vigilanza che prima erano affidate al collegio sindacale.

Dopo aver aperto i lavori con gli “azionisti che detengono più del 3% del capitale sono la Compagnia di San Paolo (9,34%), Blackrock (4,89%), la Fondazione Cariplo (4,83%) e la Fondazione Cassa di Risparmio Padova e Rovigo (3,30%)”, Giovanni Bazoli si è congedato dai soci: “Il mio augurio guarda al futuro, ma soprattutto a un futuro in cui possa essere rafforzata la presenza della banca in Europa”. Il banchiere ha quindi ripercorso “come un film iniziato il 3 agosto 1982”, il trentennio alla guida dalle banca: “Guardare con attenzione al mercato europeo deve essere però la prospettiva, che risulta preparata dall’evoluzione del lavoro svolto sino ad oggi”.

Bazoli si lascia quindi andare a un po’ di amarcord: “Se ripenso alla banca che mi fu affidata nel 1982 e guardo alla posizione che ha acquisito oggi il percorso compiuto e i traguardi raggiunti non mi sembrano veri. Abbiamo salvaguardato l’indipendenza e l’autonomia della banca. Lascio con una grande serenità a cui non è estranea la convinzione di avere compiuto l’incarico affidatomi e avendo anche così prestato un servizio al Paese”.

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