Chi ha finanziato la campagna di Obama

 Le elezioni presidenziali americane sono state emblematiche per numerosi motivi. Sicuramente è stato cruciale comprendere le prospettive economiche e finanziarie dei due candidati alla Casa Bianca. Obama o Romney? Il destino economico a Stelle e Strisce dipende anche dal potere affidato ai repubblicani o ai democratici.

Adesso, sotto il profilo azionario è molto importante capire quali compagnie hanno sostenuto la candidatura di Obama per prevedere quali titoli a Wall Street e nello scacchiere internazionale potranno vivere una seconda giovinezza.

Secondo il sito Opensecrets, i big della tecnologia hanno sostenuto Obama che si è sempre dimostrato favorevole nell’offrire incentivi alle imprese che usano le tecnologie informatiche statunitensi. Ecco perché, tra l’altro, nel mirino del fisco americano, di recente ci è finito il colosso di Cupertino, la Apple che ha eluso il fisco delocalizzando all’estero la produzione dei suoi dispositivi.

Stando ad Opensecrets, quindi, tra i maggiori sostenitori di Obama ci sono Microsoft e Google che figurano al secondo e al terzo posto tra i maggiori finanziatori di Obama avendo investito nella campagna elettorale capitali pari a 761 (Microsoft) e 737 milioni di dollari (Google).

Hanno investito in Obama anche diverse agenzie di comunicazione. Tra i top donors, comunque, ci sono Goldman Sachs (994 milioni di dollari), Bank of America (921), Morgan Stanley (827) e Credit Suisse (618). 

La teoria del prospetto

 La teoria del prospetto è sempre stata considerata antitetica alla teoria dell’utilità ma in fondo il suo obiettivo è soltanto quello di descrivere i comportamenti che si discostano dalle aspettative degli analisti. Un modo per dare un senso alle “eccezioni che confermano la regola”.

La teoria dell’utilità attesa e del comportamento razionale dicono che un investitore, in genere, agisce valutando in maniera sistematica una serie di variabili economico-finanziarie. Se fosse sempre vera la teoria dell’utilità, perché tanti analisti si ritrovano con frequenza davanti a comportamenti inaspettati?

Per spiegare tutto è stata portata in campo la teoria del prospetto formulata nel 1979 da Kahneman e Tversky. I due psicologi israeliani sostengono che gli individui, per scegliere un investimento, si basano soprattutto sul loro status quo.

In poche parole, al momento di scegliere un investimento, hanno una rilevanza particolare sia l’effetto contesto, sia l’avversione alle perdite.

Per contesto s’intende il panorama entro cui l’individuo deve scegliere considerato il suo punto di partenza e i possibili esiti delle azioni finanziarie.

Per quanto riguarda l’avversione alle perdite c’è da considerare che in generale gli investitori vogliono evitare la perdita più di quanto sono motivati ad ottenere un guadagno. Il tutto, probabilmente, è legato allo spirito di sopravvivenza.

La scelta del broker

 Chi investe in borsa e lo fa sfruttando la tecnologia di trasmissione online, sa che è importante scegliere un broker di fiducia che sia in grado di rispettare le scelte d’investimento dei suoi clienti. Ma quali sono le regole per la scelta dell’intermediario online?

Per scegliere un broker ci sono alcuni elementi discriminanti: in primo luogo i costi dell’intermediazione, ma anche la rapidità di esecuzione delle scelte d’investimento, la comodità d’uso degli strumenti proposti, i servizi e il controllo. Entriamo nel dettaglio di questi aspetti.

I broker online costano meno degli intermediari classici nel nostro paese, in genere si fanno pagare una quota fissa per ogni ordine e i prezzi oscillano tra i 2 e i 10 euro.

Il trade, che poi è il cuore dell’attività d’investimento, deve essere confermato elettronicamente al cliente tramite un messaggio email. Quanto più è rapida la risposta, maggiore è l’affidabilità del broker. Un buon intermediario è praticamente reperibile sempre.

C’è da considerare dunque la “comodità” di aver sempre a disposizione un broker per gli investimenti durante la giornata.  Per i clienti è molto importante anche avere sempre un controllo sul capitale investito ed essere coccolati tramite una serie di servizi aggiuntivi: email, newsgroups e via dicendo.

A voi la scelta!

L’elusione fiscale non premia

 L’elusione fiscale non premia le aziende quotate in borsa. Gli investitori, nell’ultimo periodo, tendono a fidarsi molto poco delle aziende che delocalizzano la produzione all’estero per avere benefit dal punto di vista fiscale. Un caso di questo tipo è rappresentato dalla Apple.

L’azienda di Cupertino è finita di nuovo nel mirino dell’Ente che in America si occupa delle riscossione delle tasse. Il problema sembra legato ad una sorta di elusione fiscale che non è illegale, fa bene ai conti delle aziende che la usano, ma non convince gli investitori.

In pratica la Apple avrebbe dovuto pagare un’imposta del 35 per cento sui profitti ottenuti negli Stati Uniti e così ha pensato di delocalizzare la produzione dell’azienda all’estero e in questo modo ha avuto la possibilità di pagare soltanto le imposte estere che sono ferme al 2 per cento circa.

E’ chiaro che in questo  modo gli introiti della Apple sono cresciuti e si può spiegare facilmente l’impennata del titolo negli anni passati. La strategia della Mela Morsicata è stata adottata in passato anche da Microsoft e da Hewlett-Packard.

Per quanto riguarda la Apple, dalla morte di Jobs in poi, l’elusione fiscale è stata accentuata passando da 74 a 82,6 miliardi di contanti. L’America adesso studia un modo per riportare a casa quel denaro e per ridimensionare la portata del titolo Apple.

Il cambio di governo in Cina

 La Cina, in questo momento, sta per attraversare un periodo molto complesso, si avvia infatti verso un cambio di governo che avviene in un momento altrettanto topico per l’economia internazionale. Gli elettori americani stanno scegliendo in queste ore il loro nuovo presidente.

Il mercato valutario, quindi, dovrà fare i conti con due nuovi leader che guideranno l’economia nazionale e definiranno alcuni assetti macroeconomici, validi almeno per i prossimi dieci anni. E’ chiaro che sulla base della scelta del leader sarà plasmata anche la politica monetaria di Cina e Stati Uniti.

In Cina, il partito comunista cinese avvia il Diciottesimo Congresso Nazionale alla fine del quale dovrà essere definito il nuovo leader destinato a guidare il paese. La Cina, in questo periodo, sta assistendo ad una battuta d’arresto dell’economia, nonostante la crescita continui.

In Cina i candidati alla guida del paese sono il Vice presdente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping e il Primo ministro del consiglio di stato, Li Kequinag.

Gli investitori si aspettano nuove misure di stimolo all’economia al fine di supportare la crescita del paese e condizionare positivamente l’andamento dei titoli asiatici. Sicuramente ha influito molto il taglio dei tassi d’interesse che c’è stato due volte in questo ultimo anno, ma servono interventi extra.

I market mover di oggi

 Cosa succede oggi di così importante per il mercato valutario? Ci sono le elezioni americane che porteranno alla definizione del nuovo presidenti degli States. Il mercato è in fibrillazione e gli investitori non sanno ancora scegliere se per l’economia americana sia meglio Obama oppure Romney.

Il calendario economico di oggi è denso d’appuntamenti che possono influire sulle oscillazioni delle quotazioni del dollaro australiano, dell’euro, della sterlina e della moneta usata in Nuova Zelanda.

Per quanto riguarda il dollaro americano è fondamentale la decisione sui tassi d’interesse che dovrà prendere la banca centrale australiana. Gli analisti scommettono su un taglio dei tassi di almeno 0,25 punti che porterebbero il board da 3,25 al 3 per cento.

La sterlina, invece, sarà condizionata dalla diffusione dei dati sulla produzione del settore manifatturiero. L’equivalente inglese dell’Istat pubblicherà il solito rapporto mensile sulla produzione manifatturiera che nel paese rappresenta l’80 per cento della produzione industriale. Gli analisti si aspettano un miglioramento, lieve ma positivo, dell’indice.

Per quanto riguarda invece la Nuova Zelanda, si prende atto del fatto che entro questa sera la Reserve Bank of New Zealand rilascierà un rapporto sulla stabilità finanziaria. Un documento rilasciato semestralmente che approfondisce alcuni aspetti dell’economia del paese, per esempio crescita, inflazione e condizioni economiche.

Il mercato immobiliare capitolino

 Il mercato immobiliare, anche in una delle città più ambite d’Italia, Roma, ha subito una battuta d’arresto. Nel secondo trimestre dell’anno, spiega l’Agenzia del territorio, c’è stata una contrazione delle domande di mutuo.

Nella Città Eterna, per quanto bella e affascinante, non ci si può più vivere. Sembra che dicano questo i numeri tirati fuori dall’Agenzia del Territorio che ha notato una decrescita delle compravendite immobiliari a Roma nel secondo trimestre dell’anno.

Il calo è stato considerevole, pari al 19,6 per cento, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma rispetto alla media nazionale, dove il calo è stato del 26,2% siamo ancora a buon punto. Questa situazione fa ben sperare chi è alla ricerca di un’occasione.

Gli analisti di CorrierEconomia, infatti, spiegano che rispetto al 2007 c’è stata una riduzione del 5,6 per cento dei prezzi delle case, a fronte di un aumento del 4,6 per cento del potere d’acquisto degli aspiranti proprietario. Non è considerata in questa valuzione, l’incedenza dell’inflazione.

L’Osservatorio di Mutuionline si è concentrato molto sulla situazione romana illustrando le zone più costose della Capitale. Si va dal quartiere prossimo a Piazza di Spagna dove le case costano circa 9900 euro al metro quadro. Le case, costano meno nei quartieri come l‘Eur o Prati e scendono ulteriormente se si arriva fino a Montesacro.

Comprare casa a Roma: si può?

 Mutuionline ha pubblicato i dati dell’Agenzia del territorio e le analisi di CorrierEconomia relativi al mercato immobiliare capitolino. Le considerazioni iniziali sono due: le compravendite sono diminuite; sono calati anche i prezzi delle case.

Il che vuol dire che chi è in cerca di un’occasione d’acquisto può beneficiare di questo periodo. Sempre considerando che da un quartiere all’altro di Roma ci possono essere moltissime differenze.

La simulazione proposta è relativa ad un impiegato di 35 anni che risieda a Roma e voglia acquistare casa (un bilocale di 50 metri quadri) accendendo un mutuo pari al 70 per cento del valore dell’immobile.

Per una casa come quella descritta, si può pagare fino a 495 mila euro se la collocazione è prossima a Piazza di Spagna dove i prezzi al metro quadro sono vicini ai 10 mila euro.

Se invece ci si sposta all’Eur, i prezzi delle case al metro quadro scendono considerevolmente e si avvicinano a 5800 euro, per cui un bilocale può costare circa 290 mila euro. Ancora più bassi i prezzi al metro quadro in zona Prati-Mazzini, circa 5500 euro.

Nella ricognizione di Mutuionline le zone di Roma meno costose sono Piramide, dove si possono comprare bilocali pagandoli circa 4600 euro al metro quadro, o ancora meglio Montesacro dove le case costano circa 1800 euro al metro quadro.

Tutti gli appuntamenti del 5 novembre

Il mercato valutario è uno dei più vivi nel settore finanziario perchè l’andamento del prezzo delle valute può essere influenzato da una serie di appuntamenti. Abbiamo già fatto l’esempio dei dati che possono influire sul dollaro australiano.

Forex: esempio di appuntamenti

Il mercato valutario, oggi, potrebbe essere influenzato dalla pubblicazione di alcuni dati. Gli analisti offrono una panoramica delle informazioni presto disponibili al fine di prevedere il trend delle valute.