Information Technology, la nuova frontiera dell’occupazione?

 L’innovazione tecnologica è tutto ciò che ruota attorno ad essa è la nuova frontiera dell’occupazione, ma i giovai europei non sono ancora pronti ad accettare la sfida. O meglio, non sono abbastanza preparati per accedere ai circa 400 mila posti di lavoro vacanti nel settore dell’information technology.

► Previsioni occupazionali per il prossimo trimestre secondo Manpower

Questo è quanto emerge dal rapporto “Crescita, competitività e lavoro” presentato ieri sera dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso al summit dei capi di Stato e di Governo dell’UE.

Secondo i dati presentati da Barroso c’è un enorme divario tra i posti di lavoro messi a disposizione dal settore dell’information technology e il numero di laureati che potrebbero occuparli: solo 100mila ogni anno, contro un’offerta di 400 mila posti per il 2014 che diventeranno 800mila nel 2015.

Le cause del divario sono da ricercarsi nella scarsità degli investimenti in ricerca e sviluppo fatti dai paesi dell’UE: sono infatti solo due i paesi europei (Finlandia e Svezia) che rispettano obiettivo di un rapporto del 3% tra investimenti in R&S e Pil, tutti gli altri prevedono delle percentuali molto minori che tendono ad abbassarsi ulteriormente nei paesi che maggiormente in crisi.

► Indagine Almalaurea sulle condizioni lavorative dei neolaureati

Ovviamente l’Italia si prende un altro record negativo: solo il 21% dei giovani nella fascia di età 30-34 anni possiede una laurea. Ciò vuol dire che sarà molto difficile raggiungere l’obiettivo minimo del 40% previsto per il 2020.

Previsioni occupazionali per il prossimo trimestre secondo Manpower

 Solo il 6% dei direttori del personale intervistati da Manpower ha dichiarato di avere in previsione delle nuove assunzioni per la prossima primavera. Un numero molto esiguo che evidenzia le perduranti difficoltà del mercato del lavoro in Italia. Il restante 94% delle aziende italiane o manterrà il numero dei dipendenti stabile o ha intenzione di tagliare ulteriori posti di lavoro.

► Indagine Almalaurea sulle condizioni lavorative dei neolaureati

Questo è quanto emerge dal sondaggio effettuato da Manpower sulle intenzioni delle aziende italiane per  aprile, maggio e giugno 2013. La propensione all’occupazione dei datori di lavoro italiani -saldo aritmetico tra la percentuale coloro che prevedono un incremento della propria forza lavorativa e quella di chi annuncia una diminuzione- quindi, fa registrare un -10%.

A far registrare il dato peggiore sono le aziende del Nord-Est, da sempre considerate le più in salute, con un -13% del valore della propensione all’occupazione. Ma il dato è negativo, anche se in misura leggermente minore, anche per tutte le altre zone d’Italia.

► Secondo l’Ocse è stato raggiunto un nuovo record del tasso di disoccupazione

A livello di settore sono le costruzioni e il commercio, sia al dettaglio che all’ingrosso, a registrare i dati peggiori.

Secondo Stefano Scabbio, presidente e amministratore delegato di Manpower Italia:

gli indicatori prospettano una graduale ripresa dell’economia a partire dal2014, rimane noto che i positivi effetti sull’occupazione si manifestano in tempi più lunghi e le aziende, prima di tornare ad assumere, attendono una prolungata stabilità del mercato.

Indagine Almalaurea sulle condizioni lavorative dei neolaureati

 Non ha ragione il Ministro Fornero quando dice che i giovani italiani sono schizzinosi. I neolaureati italiani lavorano, il problema è che, in una buona percentuale dei casi, lavorano in nero e, quindi, non figurano tra coloro che hanno un impiego.

► Secondo l’Ocse è stato raggiunto un nuovo record del tasso di disoccupazione

Questo, almeno, è quanto emerge dall’indagine di Almalaurea su 400 mila ragazzi: tra tutti quelli che hanno iniziato a lavorare nel 2012, il 12,5% lo fa senza un regolare contratto e si tratta di giovani che escono da facoltà prestigiose quali medicina, giurisprudenza, architettura, farmacia, chimica o veterinaria.

Se questo non fosse ancora sufficiente a delineare la condizione disastrosa nella quale si trovano i giovani laureati del nostro bel paese, Almalaurea ne aggiunge un altro 7/8% che provengono da altre facoltà.

I disoccupati si attestano al 22,9% dei laureati, senza distinzione tra lauree brevi (tre anni) e lauree magistrali (cinque anni), per un tasso di crescita della disoccupazione pari al 3,5 per cento rispetto allo scorso anno.

► A febbraio diminuiscono le richieste di cassa integrazione

Il rapporto e i dati completi del XV Rapporto AlmaLaurea saranno presentati domani all’università Cà Foscari di Venezia alla presenza di studiosi del mondo del lavoro e rappresentanti di istituzioni come Banca Mondiale e Unione per il Mediterraneo. Una presenza, questa, che evidenzia come il problema della disoccupazione giovanile non è solo italiano, ma affligge il mercato internazionale del lavoro, non più capace, a causa della crisi, di assorbire tale forza lavoro.

Secondo l’Ocse è stato raggiunto un nuovo record del tasso di disoccupazione

 Nella zona dell’Euro è di nuovo allarme per il numero dei disoccupati. Secondo i dati dell’Ocse, infatti, il tasso di disoccupazione ha raggiunto un nuovo record, attestandosi all’11,9%.

► Disoccupazione italiana record a gennaio 2013

Il miglioramento del tasso di disoccupazione verificatosi alla fine del 2012, quindi, è stato solo momentaneo, tanto che nei primi mesi del 2013 si è registrato un ulteriore aumento di 500mila tra i senza lavoro. Un aumento che porta il tasso di disoccupazione nei paesi della zona dell’Ocse dall’8% registrato a dicembre del 2012 all’8,1% del mese di gennaio dell’anno in corso.

Lo scorso mese i disoccupati nei 34 Paesi aderenti all’Organizzazione erano 48,8 milioni, il che vuol dire un aumento di 14 milioni di unità rispetto al luglio 2008. Secondo l’analisi dei dati armonizzati dell’Ocse, nei paesi della zona dell’Euro la disoccupazione ha toccato una serie continua di nuovi record, che hanno fatto salire il tasso all’11,9% (+0,1 punti) a livello complessivo e al 24,2% (+0,2) tra i giovani.

Tra i paesi che più soffrono di questa condizione l’Italia, dove il tasso di disoccupazione è balzato all’11,7% dall’11,3% di dicembre, peggiorando al 38,7% dal 37,1% di dicembre nella fascia di età 15-24 anni. L’Italia è terza nella classifica dei paesi per numero di disoccupati, dopo la Grecia (59,4% a novembre) e la Spagna (55,5%, +0,1).

► Mario Draghi su occupazione e euro

Bene la Germania, dove il tasso complessivo è rimasto stabile al 5,3% (7,9% per i giovani). Buona anche la tenuta della Francia con il tasso che è  salito al 10,6% dal 10,5%, (26,9%, +0,1 per i giovani)

 

Raggiunto l’accordo per l’aumento di stipendio dei dipendenti Fiat

 Finalmente è stato raggiunto l’accordo per il rinnovo del contratto dei lavoratori italiani del gruppo Fiat. Un aumento che coinvolge oltre 80 mila lavoratori e che, come fanno sapere da fonti sindacali- sembra aver messo tutti d’accordo, tranne i rappresentanti della Fiom.

► Sindacati firmano l’accordo per lo stabilimento di Pomigliano

Il nuovo contratto e gli aumenti previsti entrano in vigore in questi giorni -con effetto retroattivo che porta gli aumenti anche nella busta paga relativa al mese di febbraio- e prevedono un aumento di stipendio di 40 euro lordi al mese. Questo aumento sarà valido per tutto il 2013, e ad ottobre inizieranno le nuove trattative per il rinnovo del contratto per il biennio successivo.

Un buon risultato, dunque, dato che l’aumento salariale previsto per i dipendenti Fiat è più alto di quello che è stato concesso ai metalmeccanici italiani dal contratto di Federmeccanica -che si applica a tutti i metalmeccanici tranne che ai dipendenti Fiat.

Oltre all’aumento i dipendenti Fiat avranno anche un premio di produttività di 120 euro lordi mensili uguale per tutti, ma sarà erogato solo a quei dipendenti che totalizzano le maggiori presenze in fabbrica, computo nel quale non si contano assenze ricoveri ospedalieri, assenze per infortunio, maternità e allattamento.

► Fitch abbassa il rating di Fiat

Ed è proprio per il premio produzione che sono scattate le prime polemiche: le assenza per cassa integrazione sono comprese nel computo finale delle presenze in azienda e quindi sono già esclusi da questo premio tutti i dipendenti per i quali non è stato previsto il ritorno alla piena attività produttiva.

Susanna Camusso chiede di detassare gli stipendi prima dell’estate

 Sono 600 ogni anno gli euro che vengono sottratti agli stipendi degli italiani per far fronte alle richieste sempre più esose del fisco e al continuo crescere dell’inflazione. È quanto emerge dai dati del rapporto La dinamica salariale tra inflazione, federalismo e fiscal drag curato da Cer (Centro Europa ricerche), dalla Fondazione Di Vittorio e dall’Ires Cgil.

► 9 milioni di disoccupati nel 2012, per la CGIL si tratta di un anno nero

Alla presentazione era presente anche Susanna Camusso, segretario della CGIL, la quale, data questa situazione così complicata, propone di trovare delle soluzioni immediate per aiutare le fasce della popolazione che si trovano in difficoltà.

Susanna Camusso propone una soluzione temporanea, che può arginare il problema nell’immediato, prima che le condizioni siano favorevoli a mettere in atto un piano organico e strutturato: la detassazione di una mensilità per i lavoratori dipendenti prima dell’estate:

Prima dell’estate venga data una restituzione del tanto prelievo fiscale che c’è stato: non tassare o tassare meno una mensilità, prima dell’estate, per dare due soldi alle famiglie per andare in ferie.

Più facile a dirsi che a farsi. Come anche la seconda soluzione proposta dal segretario, ovvero quella di ripristinare la norma sul fiscal drag così com’era prima del 1985, in modo che le variazioni dell’inflazione non incidano sullo stipendio.

 

► Camusso giudica negativamente il primo anno di Governo Monti

Poi la Camusso si rivolge direttamente al prossimo governo chiedendo una seria riforma fiscale:

Serve più equità e redistribuzione. Oggi la tassazione avviene solo sui redditi certi e visibili, non sui grandi patrimoni. Le tasse non possono essere sempre il combinato tra Irpef e Iva, bisogna spostare la tassazione su ciò che è meno tassato. Va evitata la perdita di ulteriore potere d’acquisto.

A febbraio diminuiscono le richieste di cassa integrazione

 Sono stato presentati poco fa i dati relativi alla Cassa Integrazione da parte dell’Inps per il mese di febbraio. Quello che emerge subito è il calo delle ore autorizzate per la cassa integrazione per un totale di 79,2 milioni, con una diminuzione pari al 10,9% rispetto a gennaio 2013 e del 3,4% rispetto a febbraio 2012.
► Dati casa integrazione gennaio 2013

Un dato che, come fanno sapere dall’Inps, è da attribuire da un lato al minor numero di giorni lavorativi del mese di febbraio, dall’altra parte ad un consistente calo delle ora richieste di cassa integrazione in deroga.

Per la cassa in deroga a febbraio si sono registrate autorizzazioni per 8 milioni di ore, pari ad un decremento del 49,1% rispetto ai 15,8 milioni di ore di gennaio 2013 e del 74,1% sui 31,1 milioni di ore autorizzate a febbraio 2012.

Aumentano, invece, le ore richieste di cassa ordinaria e straordinaria: aumentate 4,7% le ore autorizzate per la cassa integrazione ordinaria (Cigo) su base mensile (da 30,9 milioni di gennaio ai 32,3 milioni di febbraio) e del 28,6% su base annua. Diminuiscono dell’8,0% le ore di cassa integrazione straordinaria (Cigs) autorizzate nel mese di febbraio 2013 su base mensile ma aumentano su base annua del 50,6%.

► 9 milioni di disoccupati nel 2012, per la CGIL si tratta di un anno nero

Buono anche il dato sulla disoccupazione: nel complesso per il mese di gennaio, tra domande ordinarie, Aspi e Mini Aspi, si è registrato una flessione dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2012.

I motivi del boom delle partite Iva under35

 Il 2012 ha segnato il record delle partite Iva under 35. In un anno si sono registrate ben 549.000 aperture di partite Iva, in aumento del 2,2% rispetto al 2011, e, tra queste, il 38,5% è composto da partite Iva under 35, l’8,1% rispetto all’anno precedente che segna ben 211.500 giovani professionisti in più.

Il sospetto che il fenomeno non sia motivato da una forte spinta imprenditoriale dei giovani italiani è forte. Sentimento comune, confermato anche da Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre:

Riteniamo che molte delle nuove partite Iva stiano operando per un solo committente.

► Dichiarazioni annuali IVA 2013

Operare per un solo committente, però, non significa essere un libero professionista, ma svolgere un lavoro dipendente, che dovrebbe essere tutelato da un apposito contratto. Non sono certamente i giovani a voler stringere un tale tipo di accordo, ma si tratta, nella maggior parte dei casi, dell’unico modo per poter lavorare: essere un dipendente mascherato da libero professionista.

Nonostante le nuove regole che sono entrate in vigore con la riforma Formero che hanno posto nuovi limiti e maggiori controlli. Una stretta che aveva proprio l’obiettivo di evitare un tale tipo di atteggiamento da parte delle imprese, dopo l’entrata in vigore, nel gennaio del 2012, del regime fiscale dei superminimi: partite Iva di professionisti sotto ai 35 con un fatturato netto inferiore ai 30.000 euro annuo che pagano solo il 5% di Irpef.

Un incentivo all’imprenditoria giovanile che si è trasformata in un’arma a doppio taglio, perché anche alle aziende conviene. Un collaboratore esterno comporta molti meno oneri di contribuzione rispetto ad un dipendente o un un collaboratore a progetto, soprattutto, ancora una volta, dopo che con la riforma del ministro Fornero sono entrati in vigore maggiori vincoli sui contratti a termine.

► Notizie dell’ultimo minuto per gli ex minimi

Anche il collaboratore guadagna di più rispetto a quanto farebbe con un contratto a progetto ma ha molte meno garanzie: le partite Iva under 35 non prevedono maternità e ferie, il datore di lavoro può interrompere il rapporto a sua discrezione senza alcun obbligo e, nel caso in cui l’azienda dichiari fallimento, si verrà pagati solo dopo la liquidazione dei veri dipendenti.

Una situazione che vale per tutte le professioni: ingegneri, architetti, fisioterapisti ma soprattutto commercio ed edilizia. Quante di queste partite Iva indicano una monocommittenza? Difficile dirlo, i controlli per ora ci sono ma non sono stati sufficientemente efficienti.

Dal Ministero del Lavoro fanno sapere che verranno intensificati e verranno utilizzati altri strumenti, ma le prime verifiche con le nuove metodologie non saranno attive prima del giugno 2014.

Record di licenziamenti per il 2012

 Sono i dati del Ministero del Lavoro pubblicati in questi giorni a segnalare l’ennesimo record negativo per il mercato del lavoro italiano. Un nuovo dato negativo che getta ulteriori ombre su una situazione che già è prossima al collasso.
► 9 milioni di disoccupati nel 2012, per la CGIL si tratta di un anno nero

Nel 2012 il Ministero del lavoro ha registrato l’attivazione di 7,9 milioni di contratti di lavoro a fronte di 7 milioni di cessazione degli stessi (numero che comprende le cassazioni richieste dai lavoratori, quelle promosse dal datore di lavoro per cessazione di attività o altro e le cessazioni dovute allo scadere di contratti a termine): il numero dei licenziati totale ammonta a 640.000 con un aumento dell’11% rispetto al 2011.

Il terzo trimestre del 2012 è il periodo che ha fatto registrare il picco maggiore di cessazioni di rapporti di lavoro: un totale di 225.868 per un aumento dell’8,7% rispetto allo stesso periodo del 2011.

► In Grecia è sempre crisi con 1000 disoccupati in più al giorno

Ed è sempre nel terzo trimestre che è stato evidenziato un aumento dei contratti di lavoro non stabili. I contratti attivati sono stati  2.462.314, dei quali solo il 17,5% è stato a tempo indeterminato, con una diminuzione del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2011, per il resto si tratta di contratti a termine (67,1%, per un totale di 1.652.765), di contratti di apprendistato (61.868) e di contratti di collaborazione (156.845).

 

 

Record partite Iva under 35

 Il 2012 è stato l’anno dei liberi professionisti. Aperte 549mila Partite Iva -con un aumento del 2,2% rispetto al 2011- delle quali il 38,5% è stato aperto da giovani sotto i 35 anni: si tratta di un aumento dell’8,1% rispetto all’anno precedente per un totale di 211.500 giovani professionisti in più.

► Il Cassetto fiscale apre agli studi di settore con una nuova applicazione dedicata alle partite Iva

La maggior parte di queste è stata aperta al Sud, ad aprirle sono soprattutto donne (+10,1%) per un totale di 79.100 unità (pari al 37,4% del totale under 35). Questo è il quadro che emerge dai dati del ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento delle Finanze. Dati che sono stati commentati dalla Cgia di Mestre attraverso le parole del suo segretario Giuseppe Bortolussi:

L’aumento del numero delle partite Iva in capo ai giovani lascia presagire, nonostante le misure restrittive introdotte dalla riforma del ministro Fornero, che questi  nuovi autonomi lavorano  prevalentemente per un solo committente.

Quindi le misure restrittive hanno avuto ben poco effetto, forse a causa del fatto che i controlli su queste partite Iva sono stati rimandati a luglio 2014 e che, proprio perché dedicate a giovani professionisti che stanno iniziando la loro carriera, prevedono delle grandi agevolazioni, come quella di non dover presentare gli studi di settore.

Continua Bortolussi:

Visto che questo boom di nuove iscrizioni ha interessato in particolar modo gli agenti di commercio/intermediari presenti nel settore del commercio all’ingrosso, le libere professioni e l’edilizia riteniamo che la nostra chiave di lettura non si discosti moltissimo dalla realtà.